Notizie Notizie Italia Con Ops su Ubi Intesa spiazza tutti: Mps e Banco BPM rischiano di ballare da sole. UniCredit resisterà a sirene M&A?

Con Ops su Ubi Intesa spiazza tutti: Mps e Banco BPM rischiano di ballare da sole. UniCredit resisterà a sirene M&A?

19 Febbraio 2020 13:00

Con la sua offerta pubblica di scambio su Ubi Banca, Intesa SanPaolo stravolge i piani delle altre banche italiane, che si stavano preparando a un nuovo round di merger ed acquisizioni (M&A). Per esempio che fine fanno, a questo punto, le ambizioni di Banco BPM? (si scommetteva, tra le altre cose, su una merger tra Banco BPM-Ubi Banca-Mps).

A street seller stands outside a branch of the Monte dei Paschi di Siena bank in downtown Rome on February 09, 2017.
Banca Monte dei Paschi di Siena S.p.A. (BMPS) is the oldest surviving bank in the world and the third largest Italian commercial and retail bank by total assets. Founded in 1472 by the magistrates of the city state of Siena, as a “mount of piety”, it has been operating ever since. In 1995 the bank, then known as Monte dei Paschi di Siena, was transformed from a statutory corporation to a limited company called Banca Monte dei Paschi di Siena (Banca MPS). Since the end of 2016, the bank is struggling to avoid a collapse. / AFP / FILIPPO MONTEFORTE (Photo credit should read FILIPPO MONTEFORTE/AFP via Getty Images)

Proprio a inizio mese, il numero uno di Banco BPM Giuseppe Castagna era tornato ad affrontare il capitolo M&A, riaccendendo l’ipotesi di un deal con la stessa Ubi Banca o con Mps. O, magari, con entrambe.

Ubi Banca ora è caduta nelle grinfie di Intesa SanPaolo, anche se la sua risposta  all’ops di Carlo Messina & Co deve ancora arrivare. Sceglierà di essere preda o predatore?

Sul mercato rimane sicuramente la preda Mps, dal gusto più che discutibile.

Mps è, tra l’altro, la banca italiana che ha più bisogno di essere inglobata in un’operazione di fusione. E questo lo evidenzia anche la nota odierna di Mediobanca Securities, che cita  indiscrezioni riportate dalla stampa italiania, all’indomani dell’annuncio che ha scosso le fondamenta del sistema bancario italiano:

“Mps rappresenta la situazione più importante per cui è necessaria una soluzione. Indiscrezioni stampa ribadiscono il fatto che i negoziati con l’Unione europea sullo smobilizzo dei bad loans, crediti deteriorati, continuano, mettendo però in evidenza anche i rischi legali legati all’istituto senese”.

A tal proposito, un articolo de Il Corriere della Sera cita come Mps potrebbe essere di fatto una “mossa opportunistica per Banco BPM” ma anche che “resta  la spada di damocle delle cause legali collegate ai processi penali in corso a Milano per le operazioni Alexandria e Santorini. Sono richieste di danni potenzialmente per miliardi”.

“Probabilmente – scrivono gli analisti di Mediobanca – maggior chiarezza sulle prossime mosse di Banco BPM potrebbe arrivare al momento della presentazione del piano industriale” (il prossimo 3 marzo).

Ma sicuramente, oltre ad accendere il risiko bancario, Intesa SanPaolo ha riacceso anche una carrellata di nuovi rumor e di interrogativi.

UniCredit, per esempio, rimarrà con le mani in mano, guardando Intesa SanPaolo crescere al punto da creare – sempre con il sì di Ubi Banca – un colosso con 1.1oo miliardi di euro di masse gestite?

Mps verrà per caso salvata dalle banche francesi (La Nazione indica che la vendita della banca a un istituto straniero potrebbe essere una opzione, facendo i nomi di Credit Agricole e BNP Paribas)?

Da Mediobanca Securities scrivono:

“Crediamo che, dopo ieri, Banco BPM potrebbe avere meno carte sul tavolo in uno scenario di consolidamento (del settore). Crediamo che sia improbabile anche un accordo che veda Banco BPM come target, visto che UniCredit è focalizzata su una strategia di ritorni sul capitale e di diversificazione. A nostro avviso, inoltre, l’appetito delle banche francesi per deal importanti sarebbe limitato”.

Saltano così di colpo le prospettive di deal che avevano scatenato non poca euforia su titoli bancari come Banco BPM e Ubi?

Di certo il titolo Ubi Banca, grazie all’ops di Intesa SanPaolo, ieri è stato più che euforico, con le quotazioni che sono volate per avvicinarsi al prezzo offerto dalla banca gestita da Carlo Messina, scattando in avanti con un rally del 24%.  Vittima illustre dell’annuncio dell’ops è stata invece sicuramente Bper, direttamente coinvolta nell’ops lanciata da Intesa, affondata del 10%.

Dunque?

“In questo contesto, non inseguiremmo BAMI (Banco BPM) mentre Creval e Banca Popolare di Sondrio potrebbero essere visti ancora come target potenziali. La trasformazione di Banca Popolare di Sondrio in Spa potrebbe aprire le porte a una operazione di M&A, visto che il titolo è scambiato a un valore pari a 0,5 volte il rapporto P/TE e considerato che si tratta di una banca ben gestita di piccole dimensioni con una forte rete di franchising nel Nord Italia, potenziali sinergie sul fatturato e un CET1 ratio del 16% circa“.

La situazione particolare in cui si trova Banco BPM viene descritta in modo puntuale dal Corriere che sottolinea che ora, con la mossa a sorpresa di Intesa SanPaolo su Ubi Banca, sul mercato ci sia una preda in meno.

Per essere polo aggregante, servono prede. Ma di dimensione adeguata al momento non ce ne sono. Anche per questo motivo il rialzo in Borsa di ieri, +4,7% (di Banco BPM) dopo essere arrivata a guadagnare anche il 12%, secondo diversi operatori potrebbe segnalare un cambio di scenario inaspettato (…) A meno che Castagna non decida di aprire il dossier più delicato, il Montepaschi, proponendosi come interlocutore del governo, che l’anno prossimo dovrà uscire dal capitale di Rocca Salimbeni”.

Il fatto che Mps rimanga una patata bollente per tutti viene messo in evidenza anche da un articolo di La Repubblica:

“Mps resta una preda difficilissima da digerire per chiunque, a causa dei 5,4 miliardi di contenziosi legali. È per questo che alcuni si erano spinti a ipotizzare una fusione a tre, con Ubi e Banco Bpm insieme, nella speranza di poter spalmare il peso di Siena sui due istituti più solidi e ambiziosi del gruppo delle medie, ben radicati nei territori più ricchi. Il capo di Ubi, Victor Massiah, su Mps non aveva mai chiuso la porta; ancora lunedì aveva sottolineato la necessità di definire bene gli assetti proprietari («sarebbe originale avere lo Stato come socio») e di comando (serve «chiarezza nella governance ») ma non aveva escluso di poter procedere. Paradossalmente, da sempre, era invece Castagna il più restio a muovere su Mps, dicendo di mirare a «banche vicine»”.