La dura vita degli short seller: dopo Tesla arriva il rally da urlo di UBI (la più shortata di Piazza Affari), in fumo 50 milioni in un sol colpo per gli hedge
Le vendite allo scoperto su Ubi Banca, il titolo più shortato dagli hedge fund in Italia, sono andate letteralmente in briciole con il poderoso balzo di ieri delle azioni della banca. Il titolo è salito fino al 29,2% nella seduta di martedì, andando poi a chiudere a +23,5%. Gli hedge fund, inclusi Marshall Wace e Lansdowne Partners, stavano collettivamente shortando 71,2 milioni di azioni Ubi, secondo i dati raccolti da Bloomberg. Il balzo di ieri ha portato a una perdita stimata di oltre 50 milioni di euro per i venditori allo scoperto. C’è da dire che il saldo da inizio mese del titolo della banca è del +29% senza contare il balzo di martedì.
A scatenare gli acquisti su Ubi è stata l’offerta pubblica di scambio da 4,9 miliardi di euro lanciata da Intesa Sanpaolo sul suo rivale più piccolo. Si tratta di uno dei maggiori accordi bancari europei dopo la crisi finanziaria che ha fatto salire Ubi al di sopra del prezzo di offerta. Solitamente, i fondi con posizioni short vendono azioni prese in prestito e sperano di riacquistarle a prezzi più bassi per ottenere un profitto. Un rally come quello di Ubi ha provocato gravi danni al portafoglio di questi fondi che sono stati quasi costretti a riacquistare le azioni per ridurre al minimo le perdite.
Il brutto colpo di ieri si aggiunge alla lunga serie di batoste prese dagli hedge fund sulle loro scommesse ribassiste (Tesla per esempio) che stanno continuando a fallire nel più lungo mercato bullish della storia. Grandi sofferenze quindi per i più importanti venditori allo scoperto come Crispin Odey e Russell Clark. Basti pensare che lo scorso anno, gli hedge fund che combinano posizioni long e short hanno guadagnato in media l’11,8%, sottoperformando di molto l’indice americano S&P 500 che ha segnato un rialzo del 31,5% nel 2019.
L’andamento degli short sul titolo
Ubi Banca è dallo scorso anno nel mirino delle scommesse allo scoperto degli hedge fund che investono sul mercato italiano. Secondo i dati analizzati da IHS Markit, sono sette i gestori che hanno scommesso contro il rialzo del titolo. Le posizioni ribassiste sono però diminuite da un picco di oltre il 12% a maggio dell’anno scorso al 7,6% del 14 febbraio, secondo IHS Markit.
Secondo quanto si legge nel documento di Consob sulle posizioni nette corte (PNC) sono 7 i fondi che anche dopo il rally di ieri continuano a implementare la loro scommessa ribassista. Dall’ultimo aggiornamento (18 febbraio 2020), le PNC sono pari al 6,02% e così suddivise: Abaco Asset Management detiene al ribasso lo 0,47%, AQR Capital Management lo 0,74%, BlackRock Institutional Trust Company lo 0,51%, Citadel Europe lo 0,73%, Gladstone Capital Management lo 0,69%, Lansdowne Partners (UK) lo 0,86% e Marshall Wace il 2,02%.
Consob definisce le PNC un indicatore sintetico che riassume le posizioni corte (ossia le vendite allo scoperto sulle azioni e le posizioni corte in strumenti finanziari derivati e altri strumenti simili) al netto delle posizioni lunghe (ossia gli acquisti di azioni e le posizioni lunghe in strumenti finanziari derivati e altri strumenti simili). Inoltre, Consob pubblica solo le PNC che sono di entità pari o superiore allo 0,5% del capitale sociale della società quotata considerata.