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BYD investe $1 miliardo in Turchia e rilancia la sfida a Tesla

Pubblicato 9 Luglio 2024 Aggiornato 8 Agosto 2024 07:31

Nate entrambe nel 2003, la Tesla di Elon Musk e BYD Auto (sostenuta tra gli altri da Warren Buffett) proseguono senza esclusione di colpi la loro battaglia per il dominio dell’automotive a zero emissioni. Un mercato sempre più rilevante, in cui il produttore cinese cerca di prevalere consolidando la propria presenza all’estero. Come si evince dall’imponente investimento di 1 miliardo di dollari pronto a riversarsi nelle casse della Turchia.

La svolta internazionale del colosso cinese BYD

L’accordo firmato tra il governo turco a Instanbul, alla presenza del presidente Recep Tayyip Erdogan, e il più grande produttore cinese di auto elettriche e ibride, rappresenta una svolta decisiva nel percorso di espansione territoriale di BYD. Una cifra sostanziosa (1 miliardo di dollari) verrà impiegata per un enorme stabilimento in Turchia, con almeno 5mila nuovi posti di lavoro e una capacità produttiva annua di 150mila vetture.

Stando al cronoprogramma, entro la fine del 2026 l’impianto sarà già entrato in funzione, insieme a tutti gli altri stabilimenti BYD sparsi per il mondo e inaugurati di recente. Solo nell’ultimo anno infatti, la casa cinese ha ufficialmente avviato la produzione in Uzbekistan e in Tailandia (il suo primo impianto nel sud est asiatico), oltre alle già annunciate fabbriche in Ungheria e ben 3 unità produttive in Brasile, dove l’investimento ammonta a oltre 3 miliardi di reais brasiliani (circa 550 milioni di dollari) e si prevede una capacità di 150mila unità solo nelle prime fasi del progetto.

Una tattica anti-dazi?

L’espansione strategica di BYD ha subito un’accelerazione proprio negli ultimi tempi, in cui l’automotive cinese è stretto fra gli aumenti dei dazi da parte degli Stati Uniti e quelli applicati dalla Commissione europea come conseguenza delle condotte anticoncorrenziali rinvenute in numerosi produttori. Una morsa che non ha risparmiato nemmeno la stessa BYD, costretta a pagare una tariffa extra del 17,4% sui veicoli esportati in Ue, insieme a un dazio di importazione del 10%.

Motivo per cui il produttore cinese ha ritenuto congruo spostare la produzione in Turchia, Paese che – pur non facendo parte dei 27 stati membri – rientra nell’unione doganale dell’Ue. In questo modo si eludono i dazi, creando contemporaneamente un canale privilegiato per inserirsi meglio nel mercato del Vecchio continente.

La corsa con Tesla, BYD punta al primato nelle auto elettriche

La concorrenza con l’azienda di Musk si fa sempre più spietata. Da pochi mesi il colosso cinese ha fatto irruzione nel segmento dei pick up lanciando in Messico il suo BYD Shark, enorme veicolo ibrido plug-in che punta a conquistare il mercato statunitense e rubare la scena al suo rivale principale, il Cybertruck di casa Tesla.

Le intenzioni di BYD, una volta bypassate le incertezze legate ai dazi, sarebbero proprio quelle di spodestare Tesla dalla cima della classifica mondiale dei costruttori di auto elettriche. Eppure, non sarà certo facile far mangiare la polvere alla casa automobilistica texana, attualmente alla guida del settore automotive con oltre 443 mila veicoli consegnati nel secondo trimestre (contro i 426 mila di BYD), dato superiore alle stime degli analisti. Un’efficienza produttiva premiata anche da Wall Street, dove il titolo Tesla ha annullato le perdite da inizio anno (+1,8% YTD), tornando oltre i 250 dollari. Nello stesso periodo, BYD ha realizzato un guadagno del 9,7% a Hong Kong.