Bitcoin, preludio alla fine del contante? Bce, Lagarde vede già euro digitale: CBDC arma nucleare finale contro deflazione?
Bitcoin, preludio alla fine del contante? Difficile dirlo ma, di pari passo con la sua riabilitazione da parte degli investitori istituzionali, si sta manifestando anche un altro fenomeno: il crescente interesse delle banche centrali a dotarsi di una valuta digitale da esse emesse. Sempre più spesso si parla infatti di Central Bank Digital Currency, CBDC.
E da qualche settimana si parla anche della possibilità, prima o poi, che la Bce lanci un euro digitale.
La questione è stata al centro del dibattuto dopo che la stessa banca centrale europea ha pubblicato, nel mese di ottobre, un report dedicato proprio all’euro digitale, che ha esaminato l’impatto che una scelta del genere avrebbe sull’economia e sulla vita dei cittadini.
Dall’analisi, è emerso che una valuta digitale permetterebbe alle aziende e ai cittadini di avere a disposizione una moneta senza rischi, il cui valore non oscillerebbe nel corso del tempo, rispetto ad altre forme di euro (come contanti e depositi presso la banca centrale).
E la scorsa settimana è stata la stessa presidente della Bce, Christine Lagarde, a essere bullish sull’avvento di un euro digitale.
“Non stiamo facendo alcuna corsa per essere i primi. E non crediamo che un euro digitale diventerà un sostituto del contante. Sarà complementare al cash”, ha precisato, smorzando i timori di chi, e in Italia sono molti, teme lo spettro dell’abolizione del contante.
“Se fosse più conveniente e più sicuro per chi lo utilizzasse, allora potremmo esplorare questa opzione – ha detto la numero uno della Bce – Se contribuisse a migliorare la sovranità monetaria e a garantire una migliore autonomia per l’area euro, credo che dovremmo esplorare (questa ipotesi). Stessa cosa se facilitasse i pagamenti transnazionali, che sono molto complicati in alcuni angoli del mondo. Ed è questo il motivo per cui abbiamo lanciato una consultazione alla metà di ottobre, che sarà completata a metà gennaio. A quel punto, prenderemo una decisione se andare avanti o no verso un euro digitale”.
In base a quanto detto da Lagarde, un euro digitale potrebbe essere lanciato entro il 2025.
Fugnoli (Kairos): CBDC arma nucleare definitiva contro deflazione
Dell’argomento CBDC, e anche dell’interesse che sta portando il Bitcoin a inanellare nuovi record, parla Alessandro Fugnoli, strategist di Kairos, nella sua newsletter settimanale Il Rosso e il Nero, dedicato proprio alle “MONETE VIRTUALI: Bitcoin e valute ufficiali digitali ci parlano di inflazione“.
Viene sottolineato, come anche altri economisti hanno fatto notare, come il Bitcoin stia diventando sempre di più il bene rifugio, lo strumento di hedge contro l’inflazione, più di quanto lo sia l’oro, anche se in realtà, in questo contesto, se le cose continueranno ad andare avanti in questo modo, più che di inflazione si parlerà di deflazione.
“Di deflazione parleremo ancora fino a primavera se Thanksgiving, Natale e Capodanno si trasformeranno in nuove opportunità di espansione per Covid e porteranno ad altre restrizioni (dunque misure di lockdown) in gennaio”.
Mentre gli investitori istituzionali fanno incetta di Bitcoin per tutelarsi dall’inflazione, le banche centrali si stanno concentrando sempre di più sulle valute digitali proprio per la deflazione:
“Le valute digitali ufficiali saranno, potenzialmente, l’arma nucleare definitiva contro la deflazione per due motivi – spiega Fugnoli – Il primo è che, rendendo possibile l’abolizione del contante, renderanno possibile anche l’introduzione di tassi profondamente negativi in caso di nuova pesante recessione. Se i tassi sui bond e sul conto corrente fossero ad esempio del tre per cento negativo, molti si metterebbero in fila davanti alle banche per ritirare i loro soldi sotto forma di banconote. Abolite le banconote, non potrebbero più farlo e i tassi negativi, almeno in teoria, potrebbero dispiegare tutti i loro effetti espansivi”.
Insomma, con le valute digitali ufficiali verrebbe evitato il fenomeno che più di tutti spaventa le banche: quello della corsa agli sportelli in caso di panico tra chi detiene un conto corrente.
“Il secondo obiettivo delle CBDC è quello di rendere possibile l’accredito immediato di fondi creati dal nulla sui conti che imprese e cittadini potrebbero aprire direttamente presso le banche centrali. Queste, nei tempi veloci della
politica monetaria, potrebbero creare moneta a effetto istantaneo immessa direttamente come una flebo nelle vene dei consumatori finali. Ricordiamo che oggi la parte più consistente dell’offerta di moneta è creata dalle banche, non
dalla banca centrale. Le banche, nelle fasi di recessione, hanno però paura a prestare soldi (a creare cioè la moneta che accreditano sui conti di chi chiede loro un finanziamento) e se non hanno paura hanno comunque da rispettare
requisiti patrimoniali che ne limitano la libertà d’azione. La banca centrale, nel caso, non avrebbe nè paura né limiti”.
“Bitcoin e CBDC ci dicono dunque la stessa cosa, ma con sfumature diverse. Il bitcoin che sale ci parla di inflazione all’orizzonte. Le CBDC ci parlano della paura della deflazione che le banche centrali hanno oggi più che mai e della
loro volontà di reflazionare a tutti i costi, compreso il rischio di avere davvero un ritorno effettivo dell’inflazione. La difficoltà dei prossimi tre mesi, per chi sta sui mercati, sarà quella di conciliare le notizie promettenti sui vaccini con la realtà preoccupante di una pandemia che si avvia verso la sua stagione più pericolosa e di trovare un equilibrio tra le attese sempre più forti di reflazione e la realtà di prezzi che scendono a velocità accelerata. Alla fine un movimento laterale (con la continuazione lenta della rotazione già avviata nell’azionario) potrebbe essere, per bond e azioni, l’esito più ragionevole”.
Intanto, c’è chi come nei piani alti di Citi, che pronostica un rally del Bitcoin fino a quota $318.000 entro la fine del 2021, mentre l’economista anti-criptovalute (le chiama shitcoins) Nouriel Roubini ammette che la moneta digitale numero uno al mondo può essere considerata, seppure in via parziale, una riserva di valore, e lo stesso Ray Dalio non si fa problemi a dire che forse si sta perdendo qualcosa del fenomeno in atto.
I prezzi della criptovaluta numero al mondo sembrano sempre più orientati a superare quota $20.000. E, per chi punta sul Bitcoin, la speranza è che stavolta le cose vadano diversamente rispetto al dicembre del 2017, quando il Bitcoin fu a un passo dalla soglia psicologica di $20.000, prima di crollare di ben l’80% entro la fine del 2018.