Notizie Notizie Italia Governo Meloni La Bce di Schnabel loda l’Italia: ‘spread BTP-Bund molto basso nonostante rialzo tassi’

La Bce di Schnabel loda l’Italia: ‘spread BTP-Bund molto basso nonostante rialzo tassi’

23 Febbraio 2024 16:40

La Bce della tedesca Isabel Schnabel ha lodato oggi l’Italia per il trend dello spread BTP-Bund che, a dispetto della carrellata dei rialzi dei tassi che la Banca centrale europea ha varato in modo quasi incessante nel 2022 e 2023, non solo è rimasto sotto controllo ma ha puntato con decisione verso il basso.

Merito di chi?

Da un lato, l’esponente falco della Bce – già sotto i riflettori con i suoi continui attenti, anche ora, all’inflazione dell’Eurozona – ha riconosciuto i meriti delle politiche varate dal governo Meloni. Dall’altro lato, Schnabel ha rivendicato però il merito della Bce, in particolare di quello scudo salva BTP anti-spread che la numero uno della banca centrale, Christine Lagarde, ha lanciato nel luglio del 2022, battezzandolo TPI ( (strumento di protezione del meccanismo di trasmissione della politica monetaria, ovvero Transmission Protection Instrument).

Occhio intanto al trend dello spread BTP-Bund a 10 anni, che continua a restringersi. Oggi il differenziale è sceso fino a 145 punti base, a fronte di tassi decennali sui BTP in ritirata al 3,86%.

Ulteriori miglioramenti, ha scritto Mauro Valle, Responsabile Fixed Income presso Generali Asset Management in una nota, non possono essere tra l’altro esclusi.

Bce, dalla tedesca Schnabel il complimento allo spread BTP-Bund

In evidenza nella giornata di oggi le dichiarazioni che l’esponente tedesca del Comitato esecutivo della Bce Isabel Schnabel ha rilasciato parlando da Milano, in occasione di un intervento all’Università Bocconi con una lecture dal titolo ‘La lotta all’inflazione è stata vinta?’.

Schnabel ha commentato il forte dietrofront dello spread BTP-Bund, definendo il differenziale “molto, molto basso”:

qualcosa di significativo, ha rimarcato, soprattutto se si considera il fatto che la Banca centrale europea ha lanciato il “ciclo di rialzi dei tassi più ripido” della storia.

Per l’esponente del Comitato esecutivo della Bce, il trend al ribasso dello spread BTP-Bund è stato sostenuto da un lato dalle “politiche nazionali dell’Italia” varate dal governo Meloni ma, dall’altro lato, anche dallo scudo anti-spread salva BTP TPI (che in realtà, fin dal momento della sua nascita, è stato guardato con una certa diffidenza dagli esperti).

Stando a quanto riportato dall’Ansa, Schnabel ha parlato anche del debito pubblico italiano, definendo il rapporto debito-Pil del paese ancora “relativamente alto”.

E’ di conseguenza auspicabile, ha aggiunto, “abbassarlo”.

Allo stesso tempo, l’economista ha sottolineato che “quello che abbiamo imparato è che il consolidamento fiscale da solo non basta se non c’è la crescita”.

Proprio la “crescita a lungo termine” è stata identificata da Schnabel alla stregua di una sfida tra le più grandi non solo per l’Italia ma per “l’intera area euro”.

Spread ormai motivo di vanto per il governo Meloni

Non c’è dubbio sul fatto che il complimento arrivato dalla Germania di Isabel Schnabel rappresenti un altro punto a favore del governo Meloni.

Più volte la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha sbandierato con orgoglio il trend discendente del differenziale tra i tassi dei BTP a 10 anni e quelli dei Bund con la stessa scadenza.

Alla fine di novembre, la premier rispondeva al senatore e leader di Italia Viva Matteo Renzi con le seguenti parole:

“Con tutto il rispetto, guardi che non lo dico io. Penso che sia sotto gli occhi di tutti come in questi mesi sia cresciuta la fiducia, per esempio, degli investitori e dei mercati nell’economia italiana. Con tutto il rispetto, penso che la promozione di quattro agenzie di rating che di solito non sono ‘buone’, per così dire, su queste materie e il fatto che le famiglie comprino molto volentieri i nostri titoli di Stato, che lo spread sia ai minimi da molto tempo e che la Borsa italiana cresca più di quanto crescano tutte le altre borse europee siano dati che dicono qualcosa di più rispetto alle valutazioni – legittime, ovviamente – dell’opposizione”.

Detto questo, la Bce di Isabel Schnabel si è presa parte del merito del calo dello spread, citando per l’appunto quello scudo TPI che in realtà, fino a oggi, non è stato mai utilizzato.

Il riferimento è a quello strumento che ha fatto la sua comparsa nell’arsenale della Banca centrale europea nel luglio del 2022, per ironia della sorte lo stesso giorno in cui in Italia cadeva il governo Draghi.

Diversi esperti di mercato avevano tuttavia bocciato subito il TPI, affermando che, nel caso dell’Italia, non avrebbe potuto essere neanche utilizzato.

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Evidentemente per Isabel Schnabel la sola presenza di quest’arma spuntata è stata invece capace di tenere sotto controllo i tassi dei BTP e il trend dello spread BTP-Bund. 

Detto questo, fino a che punto lo spread Italia-Germania può scendere ancora? E quali sono le prospettive per la carta italiana?

Da Generali Investments fiducia nello spread e nei titoli di stato periferia

Focus sull’analisi “Bond governativi europei: rendimenti positivi nel 2024, ottimismo sui Paesi periferici” firmata da Mauro Valle, Responsabile Fixed Income presso Generali Asset Management.

Valle ha ribadito la sua fiducia, in generale nei confronti dei titoli di stato della periferia dell’Eurozona, facendo notare il dietrofront dello spread sul BTP-Bund a 10 anni, che oscilla al livello più basso degli ultimi due anni, mentre gli spread spagnoli hanno sfiorato i 90bps.

Non è detto tra l’altro che la situazione non migliori, anzi.

A suo avviso, infatti, “gli spread potrebbero continuare a registrare buoni risultati grazie a vari fattori, tra cui l’atteggiamento positivo delle agenzie di rating , una crescita del PIL superiore alle attese e le aspettative che i futuri debiti fiscali saranno limitati dal Patto di Stabilità e di crescita dell’UE”.

Positivo dunque l’outlook:

“Confermiamo quindi la nostra posizione positiva sulle obbligazioni periferiche, rispetto alle quali siamo sovrappesati rispetto al benchmark”.

Tra l’altro, con una inflazione nell’area euro scesa sotto il 3% a dicembre, apparentemente “destinata a raggiungere entro la fine dell’anno la zona del 2%, un livello molto inferiore rispetto alle ultime previsioni fatte dalla Bce” Valle ha sottolineato che, a dispetto della cautela a tagliare i tassi manifestata dai banchieri centrali “per evitare di generare eccessivi movimenti di mercato e mantenere ancorate le aspettative di inflazione, la tendenza di fondo suggerisce uno spostamento verso un orientamento più accomodante della politica monetaria”.

Inoltre, “le previsioni macro della Bce sono leggermente ottimistiche e prevedono un’inflazione un po’ troppo alta considerando la debolezza dell’Ue”, elemento che “potrebbe fornire ulteriore sostegno ad un orientamento politico accomodante da parte della Bce nei prossimi mesi”.

In che modo?

“Il consenso è che la Bce inizierà a tagliare i tassi all’inizio dell’estate, come menzionato da Lagarde nei giorni scorsi a Davos, ma la vera domanda è quanto sarà profondo questo ciclo di tagli. Al momento il sentiment del mercato propende per un primo taglio dei tassi da parte della Bce a giugno, con quattro tagli previsti entro ottobre“.

In questo contesto, Mauro Valle ha fatto notare che “i tassi core dell’Eurozona, dopo il movimento al ribasso osservato negli ultimi due mesi del 2023, quando hanno raggiunto l’area dell’1,90% da un picco del 3%, sono rimbalzati al 2,35%”, aggiungendo che questo potrebbe essere “un primo entry level per aumentare la durata dei portafogli, anche se si ritiene che possano rimanere all’interno di un range ancora per qualche mese, in attesa di ulteriori conferme dello scenario macroeconomico e del calo dell’inflazione”.

Nel frattempo, “la curva dei rendimenti dell’euro è ancora chiaramente invertita”, con “il BTP-Bund a 2 anni tedesco che offre un rendimento di quasi 40 punti base superiore rispetto al tasso a 10 anni”.

“Ma quando la banca centrale segnalerà l’intenzione concreta di tagliare i tassi, la curva dei rendimenti dovrebbe irripidirsi, con un ampliamento dello spread 2-10 anni nell’Eurozona e una probabile sovra performance dei titoli a medio-breve termine. Allo stesso tempo, iniziare ad aumentare la durata del portafoglio obbligazionario potrebbe rivelarsi un’utile strategia di diversificazione in caso di un contesto di avversione al rischio o di maggiore volatilità“.

Proprio in considerazione di queste prospettive, Valle ha affermato che, a suo avviso, “gli investitori dovrebbero trarre vantaggio dagli attuali livelli di tasso per ottimizzare i rendimenti del portafoglio”.

Nel ribadire la view positiva sulle obbligazioni periferiche, Valle ha indicato anche che “il rischio principale è l’elevata emissione netta prevista nelle prossime settimane” di titoli di stato.

Confermata tuttavia la fiducia nei confronti della “forte domanda” per i titoli di stato della periferia dell’Eurozona, fattore che dovrebbe evitare che la crescita dell’offerta abbia “un impatto significativo sugli spread per ora”, sulla scia dell'”appetito degli investitori per il carry e il rendimento”, che va avanti.

In sintesi – ha concluso il Responsabile Fixed Income presso Generali Asset Management – date le prospettive favorevoli, riteniamo che gli investitori dovrebbero sfruttare gli attuali tassi di interesse elevati per ottimizzare i rendimenti in vista dei tagli dei tassi, aggiungendo al contempo la durata per la diversificazione in caso di un contesto di avversione al rischio o di maggiore volatilità”.