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Bce, Lagarde preme per unione mercati capitali. Cita Kant e gli eurobond

17 Novembre 2023 11:21

Christine Lagarde, numero uno della Bce, è tornata oggi a lanciare un appello all’Europa perché realizzi una vera unione del mercato dei capitali.

Nel rimarcare la necessità che l’Unione europea raggiunga questo obiettivo, Lagarde ha citato il pensiero del filosofo Immanuel Kant.

La presidente dell’Eurotower ha parlato in occasione dello European Banking Congress, il 33esimo Congresso europeo sulle banche, che si sta svolgendo a Francoforte, in Germania.

Unione mercato dei capitali, Lagarde cita Kant. La frase sugli eurobond

Così la presidente della Bce Christine Lagarde nel suo discorso “A Kantian shift for the capital markets union”:

“Immanuel Kant ha rivoluzionato la filosofia asserendo che, invece di un mondo che crea le nostre percezioni, sono le nostre percezioni, ovvero il prodotto della nostra mente, a definire il modo in cui sperimentiamo il mondo.  Possiamo così dire che possiamo modificare il nostro approccio verso l’Unione del mercato dei capitali, per farlo diventare uno strumento vitale per finanziare le trasformazioni a cui stiamo assistendo”.

Nel suo discorso Lagarde ha citato, tra le altre cose, gli appelli di molti economisti che fanno notare che una condizione sine qua non per realizzare l’unione del mercato dei capitali sia la creazione di bond comuni, di titoli di stato europei, in sostanza, di eurobond.

“Qualcuno affermerà che, a meno che non inizieremo a emettere bond Ue comuni, che alla fine daranno vita a un asset sicuro europeo, al corrispondente dei Treasuries Usa (titoli di stato Usa), questo progetto (dell’Unione del mercato dei capitali) non avrà successo”, ha sottolineato la presidente della Bce – Ma, anche se corretto, questo non dovrebbe fermarci dal lavorare su diverse altree aree che sono necessarie affinché l’unione del mercato dei capitali (CMU) diventi una realtà”.

Di conseguenza, “la lezione dell’integrazione europea è che dobbiamo fare i passi che sono davanti a noi, quando il momento si presenta, e che altri alla fine seguiranno”.

Lagarde presenta le sfide per l’Ue: le Tre D

Con il suo discorso, Christine Lagarde ha ricordato che l’Unione europea si trova a vivere “un momento cruciale”, alle prese con una serie di sfide, che possono essere riassunte nell’espressione “Tre D”: la deglobalizzazione, la crisi demografica e la decarbonizzazione. Tutte e tre sfide destinate a farsi sempre più importanti.

Tutto questo, in un contesto in cui “ci sono segnali sempre più evidenti che dimostrano come l’economia globale si stia frammentando in blocchi in competizione tra di essi”, a fronte “dell’innalzamento di nuove barriere commerciali”.

In questa situazione, ha continuato Lagarde, “avremo bisogno di rivalutare le catene di offerta e di investire in nuove catene che siano più sicure, più efficienti e più vicine a noi”.

Non solo. “L’invecchiamento delle nostre popolazioni comporta che avremo bisogno di dispiegare nuove tecnologie, in modo da poter produrre una quantità maggiore di beni con una disponibilità minore di lavoratori. La digitalizzazione sarà di aiuto e, con il riscaldamento globale, avremo bisogno di fare progressi nella transizione ecologica, senza che si manifestino ulteriori ritardi”.

“Per dare un’idea dei volumi a cui ci riferiamo – ha continuato l’ex direttrice dell’Fmi – la Commissione europea stima che la transizione ecologica, da sola, richiederà investimenti aggiuntivi di 620 miliardi di euro ogni anno, in media, fino al 2023, e che altri 125 miliardi di euro l’anno saranno necessari per la transizione digitale”.

Ne risulta che, “così come negli Stati Uniti nel 19esimo secolo, è chiaro che non possiamo fare affidamento sul nostro attuale quadro per finanziare questi investimenti”.

“Governi europei alle prese con livelli debiti più alti dalla Seconda Guerra Mondiale”

Nel discorso di Christine Lagarde, il paragone tra il mercato dei capitali degli Stati Uniti e quello ancora non unito dell’Unione europea è stato spesso ripreso.

La presidente della Banca centrale europea ha ricordato quella rivoluzione che l’America fu capace di fare nel periodo in cui, per finanziare la costruzione delle sue ferrovie, riuscì a trasformare “in modo radicale” il proprio sistema finanziario, proprio sulla scia della necessità di finanziare “questo progetto di dimensioni senza precedenti, cambiando per sempre il suo destino”.

Nel caso dell’Europa di oggi, il problema dell’accesso ai finanziamenti è acuito dal fatto che “i governi sono alle prese con i livelli di debiti più alti dalla Seconda Guerra Mondiale”.

Per ora c’è l’aiuto del NextGenerationUE, ha ricordato Lagarde, che scadrà tuttavia nel 2026.

Le banche giocheranno un ruolo centrale, ma non possiamo aspettarci che assumano un rischio così grande sui loro bilanci”.

Ed è questa situazione, nel complesso, che porta ad affrontare il nodo rappresentato dall’unione dei mercati dei capitali. Un obiettivo che l’Unione europea si è prefissata di raggiungere, ma che rimane ben lontano dalla sua realizzazione.

Il punto, ha ammonito infatti la numero uno dell’Eurotower, è che “nonostante due piani di azione della Commissione europea, il mercato dei capitali dell’Europa rimane frammentato”.

Ovvero?

“L’integrazione finanziaria è inferiore al periodo precedente la crisi finanziaria. I mercati dei bond sono tre volte più piccoli di quello degli Stati Uniti. E il venture capital dell’Unione europea rimane indietro rispetto a quello degli Stati Uniti in modo significativo, pari ad appena 1/5 di quella dimensione”.

Le lacune sono evidenti.

“Il problema qui non è rappresentato soltanto dal fatto che le piccole e medie imprese non riescano ad accedere ai mercati dei capitali, ma anche dal fatto che l’assenza di uno sviluppo del mercato dei capitali colpisce la capacità stessa delle banche di erogare prestiti considerati più rischiosi”.

Lagarde spiega la rivoluzione kantiana con una Sec europea

Ma come permettere all’unione del mercato dei capitali UE di realizzarsi? Come dare il via a una rivoluzione kantiana?

Christine Lagarde consiglia di muoversi non più dal basso verso l’alto, ma dall’alto verso il basso, creando prima di tutto istituzioni finanziarie di alto livello.

“Anche se il mercato dei capitali Usa si sviluppò in modo organico in risposta alla necessità di raccogliere finanziamenti, cruciale fu la creazione di istituzioni appropriate volte a sostenerlo. Di fatto, fu la creazione della Securities and Exchange Commission (SEC) negli anni ’30 a giocare un ruolo fondamentale nel sopprimere gli sforzi degli stati volti a frammentare i mercati degli strumenti finanziari”.

Nell’Unione europea esiste l’ESMA (European Securities and Markets Authority) che fa qualcosa del genere. Ma non si tratta, ha avvertito Christine Lagarde, di un’autorità “davvero unica”.

La “supervisione” dei mercati, infatti, “è esercitata soprattutto a livello nazionale, fattore che provoca la frammentazione delle regole dell’Unione europea. E infatti, i poteri chiamati ad assicurare l’esecuzione dei quelle regole sono spesso divisi tra autorità diverse nazionali di regolamentazione”.

Lagarde propone così di creare una “Sec europea, per esempio estendendo i poteri dell’ESMA”. Una Sec europea che avrebbe “un ampio mandato” , tra cui quello di esercitare “una supervisione unica”.

Ma la numero uno della Bce crede anche che, “oltre alla creazione di una istituzione forte, la chiave sia anche un singolo quadro normativo”.

Per Christine Lagarde, insomma, l’Europa non deve aspettare il lancio degli eurobond, per andare avanti nella realizzazione di una vera Unione dei mercati dei capitali (Umc). Si possono e devono fare a suo avviso altri passi per avvicinarsi all’obiettivo “e il momento per agire è ora”.

A proposito di eurobond, un appello recente è stato lanciato, quando era ancora esponente del Comitato esecutivo della Bce, dall’attuale numero uno di Bankitalia, Fabio Panetta, con il discorsoL’Europa deve pensare in grande per costruire la sua unione dei mercati dei capitali“.

La verità è che “i mercati dei capitali europei sono meno sviluppati di quelli di altre economie avanzate”,  ha ricordato in quella occasione Fabio Panetta, sottolineando anche che in Eurozona “la capitalizzazione del comparto obbligazionario in rapporto al Pil è pari a un terzo di quella degli Stati Uniti”.

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