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Bce: Lagarde pronta a taglio tassi, indica anche una data

Pubblicato 10 Novembre 2023 Aggiornato 13 Novembre 2023 10:25

Christine Lagarde, presidente della Bce, cerca di frenare le speranze delle colombe, ma nel farlo dà anche una indicazione su quando l’Eurotower potrebbe iniziare a tagliare i tassi di interesse.

“Ci vorranno più di due trimestri prima che la Bce inizi a tagliare i tassi”, ha detto Lagarde oggi, indicando anche quello che potrebbe essere il livello ottimale dei tassi per garantire che la crescita dell’inflazione torni ai livelli desiderati da Francoforte.

Il livello sarebbe il 4% dei tassi sui depositi (erano negativi al -0,50% prima che la Bce, nel luglio del 2022, iniziasse ad alzare i tassi, dichiarando guerra all’inflazione, scatenatasi dopo l’inizio della guerra in Ucraina, il 24 febbraio dello scorso anno).

Bce, Lagarde frena le colombe. Ma nel farlo indica quando potrebbe tagliare tassi

Christine Lagarde, numero uno della Bce, ha parlato in occasione di un evento organizzato dal Financial Times, affrontando (finalmente, secondo molti) la possibilità che la banca centrale europea inizi a tagliare i tassi, dopo averli alzati ininterrottamente per 10 volte consecutive a partire dal luglio del 2022, prima di annunciare la tanto agognata pausa (dai mercati e da diversi governi dell’area euro, governo Meloni in primis), nell’ultima riunione dello scorso 26 ottobre.

Lagarde ha detto di fatto che, sebbene l’inflazione possa tornare ad alzare la testa, il livello attuale dei tassi dovrebbe essere restrittivo in modo sufficiente da riuscire ad arginare la minaccia di pressioni inflazionistiche fuori controllo e, soprattutto, per riportare la crescita dei prezzi all’obiettivo della Bce, pari al 2%.

Le dichiarazioni di Lagarde portano a individuare anche il mese in cui la Banca centrale europea potrebbe iniziare a tagliare i tassi: aprile del 2024, come fa notare un articolo di Reuters.

Nell’ultimo meeting del Consiglio direttivo di fine ottobre la Bce, come da attese, ha lasciato i tassi sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale rispettivamente al 4,50%, al 4,75% e al 4,00%.

La decisione è stata motivata con l’indebolimento dell’inflazione.

Lagarde ha fatto riferimento infatti in modo specifico al al trend dell’indice dei prezzi al consumo dell’Eurozona, parametro tra i più importanti per monitorare il trend delle pressioni inflazionistiche che, nel mese di settembre, ha rallentato il passo, salendo del 4,3% su base annua, al ritmo di crescita più basso dall’ottobre del 2021, in decisa ritirata rispetto al 5,2% di agosto.

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Sempre in quella occasione, Lagarde era rimasta tuttavia ferma nel ribadire come fosse troppo presto iniziare a pensare alla possibilità di tagliare i tassi, a causa di un’inflazione stimata “troppo alta per un periodo di tempo troppo lungo”.

Con una dichiarazione che dava ragione ai falchi, la numero uno della Bce aveva anzi sottolineato che “il fatto che stiamo lasciando i tassi invariati non significa che non torneremo più ad alzarli”.

Bce rassicurata da dati inflazione, ma non abbasserà la guardia

Oggi invece l’impronta dovish è netta visto che, nel cercare di non dare false speranze ai mercati e a chi chiede da tempo una svolta della politica monetaria dell’area euro, Lagarde ha alla fine parlato della possibilità che i tassi vengano tagliati, dando anche indicazioni sul quando.

“Il livello a cui ci troviamo al momento, sempre se riusciremo a mantenerlo per un periodo di tempo sufficientemente lungo, e su questo possiamo discutere, darà un contributo significativo a riportare l’inflazione al nostro target del 2%”.

Lagarde ha tentato di frenare gli entusiasmi, sottolineando che “non ci saranno tagli ai tassi nei prossimi due trimestri”.

La precisazione, ovviamente, non è mancata:

“Nel caso in cui si dovessero presentare grandi shock, rivedremmo la nostra posizione, a seconda della natura degli shock”.

Rimane dunque la determinazione di Christine Lagarde a vigilare attentamente sulla dinamica dei prezzi nell’Eurozona. Detto questo, quel livello a cui è stato portato il tasso sui depositi con le ripetute strette monetarie dell’ultimo anno sembra rassicurare Francoforte.

C’è poi quel nuovo dato sull’inflazione headline dell’area euro, che ha indicato a ottobre una crescita di appena il 2,9%. Motivo più che sufficiente per iniziare a guardare oltre a una politica incentrata sulle strette monetarie.

Certo, ha detto Lagarde; “Dobbiamo davvero monitorare i prezzi dell’energia andando in avanti e non dobbiamo ritenere che questo numero rispettabile dell’inflazione, pari al 2,9%, sia qualcosa che possiamo dare per scontato, e per tanto tempo”.

Di conseguenza, la Banca centrale europea rimarrà vigile, tenendosi pronta a tornare sui suoi passi in caso di necessità.

Il discorso di Lagarde segue quello dell’ex presidente della Bce ed ex presidente del Consiglio Mario Draghi che, intervenendo allo stesso evento organizzato dal Financial Times, ha detto l’altroieri sera di ritenere che il rischio di una recessione in Eurozona sia presente, precisando comunque che, nel caso in cui si concretizzasse,  la recessione non sarebbe né destabilizzante né profonda.

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