Bce, Goldman Sachs cambia idea sui tassi
Goldman Sachs (ri)cambia idea su tassi Bce
La view di Goldman Sachs sulle prossime mosse della Bce sui tassi torna a essere hawkish.
E’ passato poco più di un mese dalla paura di un nuovo evento Lehman Brothers, piombata sui mercati mondiali a marzo, prima con il crac di SVB (Silicon Valley Bank), poi con il rischio fallimento di Credit Suisse, sventato dalle autorità svizzere, che hanno chiuso la questione dando in sposa la banca alla sua storica rivale UBS)
Da allora, la narrativa che ha puntato sui casi isolati, almeno sui mercati, ha funzionato, o così sembra.
Il tracollo dei mercati finanziari si è fermato, il panico è visibilmente rientrato, anche se, indubbiamente, gli strascichi di quanto successo ci saranno.
Remake crisi 2008 sventato, Goldman alza stime tassi
Il fatto che la crisi finanziaria del 2008 non abbia fatto il bis – la paura era proprio di un remake del disastro globale di 15 anni fa – è stato più che sufficiente per indurre gli analisti di Goldman Sachs a cambiare nuovamente idea.
Nei giorni tremendi dei sell off scatenati che affondavano Wall Street e tutto l’azionario globale, la banca di investimenti Usa aveva di fatto rivisto al ribasso l’outlook sul tasso terminale della Bce, al 3,50%.
Erano i giorni in cui la crisi di fiducia che aveva messo al tappeto i titoli delle banche di tutto il mondo, in particolare quelli delle banche regionali Usa (vedi ) e delle banche europee, aveva fatto scattare il dubbio che le banche centrali, Fed e Bce in primis, nella loro battaglia lanciata contro l’inflazione, si stessero muovendo troppo velocemente nell’alzare i tassi.
Goldman Sachs aveva così deciso di rivedere il proprio outlook, tagliando le stime sul tasso ‘finale’ dell’Eurozona.
Ora, però, le cose sono cambiate, come hanno scritto gli analisti del colosso bancario Usa in una nota pubblicata nelle ultime ore:
“Nelle ultime settimane, le tensioni sulle banche si sono ridotte, con il rischio di una crisi bancaria Usa che è diminuito in modo significativo”, hanno sottolineato gli analisti di Goldman, facendo riferimento anche al miglioramento delle condizioni per le banche europee.
Di conseguenza, la view torna a essere di un tasso terminale in rialzo fino al 3,75%, rispetto al valore attuale, pari al 3%, a cui i tassi dell’area euro sono stati portati con l’ultima stretta monetaria del 16 marzo scorso.
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Numeri inflazione Eurozona ancora ‘molto forti’
Nel motivare il cambiamento all’outlook precedente, Goldman Sachs ha fatto riferimento anche dai dati relativi all’inflazione, che continuano a essere tuttora “molto forti”.
Gli ultimi dati hanno messo in evidenza un tasso di inflazione headline, nel mese di marzo, in calo al 6,9%, rispetto all’8,5% di febbraio.
Ma l’inflazione core è salita, seppure in modo lieve, rispetto al mese precedente, confermando come l’accelerazione dei prezzi rimanga un serio problema per l’economia dell’area euro.
Riguardo a cosa annuncerà la Bce di Christine Lagarde il prossimo 4 maggio, Goldman Sachs ha ammesso che è difficile prevedere se il prossimo rialzo dei tassi sarà di 25 punti base o di 50 punti base, considerati diversi fattori, “come lo smorzarsi dei rischi per le banche, la resilienza della crescita e la continua forza dell’inflazione sottostante”.
Detto questo, per ora, l’outlook di Goldman è di altre tre strette monetarie di 25 punti base nei mesi di maggio, giugno e luglio.
Tra le ragioni che supportano la view di “eventuali rialzi dei tassi più graduali”, il fatto – hanno spiegato gli analisti – che gli “ultimi stress che hanno colpito il sistema bancario avranno probabilmente conseguenze sui prestiti delle banche”.
Si prevede inoltre un “certo raffreddamento nell’inflazione core nell’arco dei prossimi mesi, in un contesto in un l’incertezza sull’outlook globale è aumentata”.
Cosa stanno dicendo gli esponenti della Bce sui tassi
Nelle ultime ore, sono arrivate nuove dichiarazioni da diversi esponenti dell’Eurotower.
A parlare è stato lo stesso capo economista della Bce, Philip Lane, che ha confermato la necessità di alzare i tassi nel mese di maggio.
Su quello che farà dopo la banca centrale, Lane ha detto che, se le proiezioni contenute nello scenario di base della Bce saranno confermate, “sarà appropriato alzare ulteriormente i tassi”.
“Dalla diffusione delle proiezioni nel mese di marzo, i dati si sono confermati contrastati – ha detto il capo economista della banca centrale europea – che ha aggiunto che, in ogni caso, nel”portare i tassi a un livello sufficientemente restrittivo per promuovere un periodo di crescita inferiore al trend, zavorrando la domanda, contrasteremo le pressioni inflazionistiche di medio termine, superiori al target”.
Una posizione, questa, condivisa da altri esponenti dell’Eurotower.
“L’inflazione rimane tuttora troppo alta, e sono preoccupato soprattutto per l’inflazione core, l’inflazione sottostante”, ha avvertito qualche giorno fa l’esponente del Consiglio direttivo della Bce Olli Rehn, in un’intervista rilasciata alla CNBC.
Rehn ha rimarcato dunque la necessità di continuare ad alzare in modo “costante” i tassi di interesse.
L’altro esponente del Consiglio direttivo dell’Eurotower, Martins Kazaks ha confermato l’esigenza di continuare a lottare contro l’inflazione, parlando di una nuova stretta monetaria di 25 punti base o di 50 punti base nel prossimo meeting di maggio.
Bce, Algebris: la banca centrale più falco
Così sulla Bce il team strategie di credito globale di Algebris Investments, società di gestione del risparmio.
“La Bce è la banca centrale più falco tra quelle dei Paesi industrializzati, con i banchieri centrali che hanno apertamente messo sul tavolo 50 pb per la riunione di maggio e i mercati che di conseguenza quotano il 25% di probabilità di tale mossa”.
“Con il continuo trend dell’inflazione di fondo e le prospettive incerte per i prezzi dell’energia nel corso dell’anno, quando si dovranno rifornire le scorte, ci sono pochi dati a sostegno di un rallentamento – si legge nel commento Global Credit Bullets – Riteniamo pertanto realistica la previsione del mercato di ulteriori rialzi di 75 pb e di un tasso finale del 3,75%“.
Lo scorso 16 marzo, la Bce di Christine Lagarde ha alzato i tassi dell’Eurozona di 50 punti base, a dispetto dell’altolà alle strette lanciato da economisti e analisti, dopo il caso Credit Suisse.
I tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale saranno innalzati rispettivamente al 3,50%, al 3,75% e al 3,00%, con effetto dal 22 marzo 2023″.
Gli strategist di Algebris hanno fatto anche il punto della situazione di altre banche centrali:
“Tra le restanti economie del G10, abbiamo già visto la RBA (Reserve Bank of Australia) e la BOC (Bank of Canada) fare una pausa a causa del rallentamento dell’inflazione e, nel caso della RBA, di una maggiore tolleranza per i superamenti dell’inflazione”.
“L’altro estremo rimane la BoJ (Bank of Japan) – hanno fatto notare da Algebris – che non si è ancora discostata dalla sua politica monetaria ultra-allentata. Il governatore Ueda è entrato in carica da poco, ma non si prevede che modifichi la politica alla fine di aprile. Tuttavia, lo slancio della crescita salariale legato alle trattative salariali di Shunto rimane forte ed è probabile che prima o poi forzerà la mano della BoJ”.