Bankitalia e l’annuncio su riserva capitale anti-shock per le banche italiane. Titoli giù a Piazza Affari
Doccia fredda da Bankitalia per le banche italiane, dopo gli utili e i dividendi da sogno annunciati dagli istituti di credito al mercato con la recente pubblicazione delle ultime trimestrali.
I titoli del settore, in una sessione che si è confermata subito al ribasso per il Ftse Mib di Piazza Affari, sono sotto pressione.
Sul Ftse Mib si segnalano i cali di Mps-Monte dei Paschi di Siena e Intesa SanPaolo, che arretrano di oltre il 2%.
Giù anche le azioni delle altre Big Banks: Banco BPM, UniCredit, Bper.
Bankitalia annuncia avvio consultazione per riserva anti rischio sistemico
Con un comunicato stampa che è stato pubblicato venerdì scorso, 8 marzo 2024, la Banca d’Italia guidata dal governatore Fabio Panetta ha annunciato di aver avviato una “consultazione pubblica” avente per oggetto la sua “intenzione di attivare per tutte le banche e i gruppi bancari autorizzati in Italia una riserva di capitale a fronte del rischio sistemico (systemic risk buffer, SyRB)”.
La riserva, ha reso noto Bankitalia, sarebbe pari all’1% delle esposizioni domestiche ponderate per il rischio di credito e di controparte.
Questo cuscinetto di capitale, ha precisato Palazzo Koch, o anche “buffer”, non dovrebbe essere accantonato tuttavia subito, ma in modo graduale.
Secondo la road map presentata da Bankitalia, le banche italiane dovrebbero accantonare inizialmente una riserva pari allo 0,5% entro il 31 dicembre 2024, per poi procedere all’accantonamento del restante 0,5 per cento entro il 30 giugno 2025.
Banche italiane: cosa è la riserva SyRB che Palazzo Koch vuole attivare
Bankitalia ha ricordato che la riserva da attivare è la SyRB.
Si tratta di “una riserva di capitale prevista nell’ordinamento europeo e prontamente rilasciabile dalle autorità quando necessario”.
Scopo di tale attivazione è “rafforzare ulteriormente la resilienza del sistema bancario italiano a fronte di eventi avversi, originati anche al di fuori del sistema finanziario, e a favorire, così, la capacità degli intermediari di assorbire eventuali perdite continuando a finanziare le imprese e le famiglie italiane”.
La Banca d’Italia ha poi spiegato che, da alcune analisi da essa condotte, è emerso tra l’altro che “i costi dell’attivazione della riserva sarebbero estremamente contenuti nell’attuale contesto macroeconomico”.
I costi sarebbero inoltre “ampiamente compensati dai benefici che deriverebbero dalla possibilità, per l’autorità macroprudenziale, di rilasciare la riserva in presenza di eventi avversi”.
Via Nazionale ha infine comunicato alle banche italiane che le osservazioni e i commenti sul suo obiettivo di attivare questa riserva possono essere trasmessi entro il 29 marzo 2024 mediante posta elettronica certificata (PEC) all’indirizzo stf@pec.bancaditalia.it.
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Nel documento di consultazione, Bankitalia ha elencato i motivi che sono alla base della sua intenzione di attivare la riserva.
In particolare, nella sezione “Una riserva di capitale a fronte del rischio sistemico in Italia”, l’istituzione guidata da Fabio Panetta ha fatto notare che “la continua evoluzione del contesto economico di riferimento rende difficile individuare con precisione e in maniera precoce l’emergere di vulnerabilità e rischi di natura sistemica”.
Il riferimento è al verificarsi di alcuni “eventi avversi imprevedibili come epidemie e guerre, seppur originati all’esterno del sistema finanziario”, che “possono avere gravi ripercussioni su di esso”.
Ciò che Bankitalia teme è in sostanza il presentarsi o il ripresentarsi di alcuni “shock” , che le banche italiane potrebbero ritrovarsi impreparate a fronteggiare.
Di conseguenza, la Banca d’Italia ha rimarcato la necessità che “il sistema bancario rimanga nel complesso ben capitalizzato e mantenga un’adeguata offerta di credito alle famiglie e alle imprese, così da prevenire effetti prociclici ed evitare un ulteriore peggioramento delle condizioni economiche”.
UniCredit, Intesa, Mps & Co: la banca che soffrirebbe il minore impatto
Il possibile nuovo diktat di Bankitalia alle banche italiane è stato commentato dagli analisti di Equita SIM, che hanno fatto anche il nome delle banche italiane che pagherebbero lo scotto della riserva in misura inferiore rispetto alle altre.
Intanto, la SIM milanese ha ricordato che, nello specifico, la riserva in questione, ovvero la SyRB, è stata creata alla stregua di “strumento flessibile, impiegato per prevenire ed attenuare rischi sistemici non già coperti da altre riserve di capitale ed eventualmente rilasciabile per consentire alle banche di avere maggiori risorse a disposizione in caso di necessità”.
Spiegato anche l’iter di attivazione della riserva.
Visto che Bankitalia ha lanciato una consultazione tra le banche italiane, al fine di ricevere commenti e osservazioni dal settore, è possibile che la proposta sia soggetta a modifiche, e dunque a correzioni, prima che si provveda alla stesura del testo finale.
Equita si è poi focalizzata sui numeri, facendo notare che, alla fine del 2023, “il buffer medio sul CET1 delle banche italiane commerciali sotto nostra copertura era in media superiore ai 620 punti base, tra i più elevati a livello europeo”.
Di conseguenza, facendo i calcoli, la SIM ha scritto di prevedere che “la richiesta della Banca d’Italia comporterebbe una riduzione del buffer di capitale rispetto al minimo regolamentare di 77 punti base circa in media (corrispondenti a €5 miliardi circa di riserve addizionali).
Il CET1, per effetto della riserva, finirebbe così per scendere “a 540 punti base, in media, un livello che continuiamo
a ritenere particolarmente solido e che a nostro avviso non rappresenta un rischio sulle politiche di distribuzione comunicate dalle banche”, ovvero sull’erogazione dei dividendi agli azionisti.
Se i titoli delle principali banche italiane sono sotto pressione sul Ftse Mib di Piazza Affari, è infatti proprio per il timore sull’impatto che l’imposizione della riserva potrebbe avere sui dividendi.
Ma Equita per l’appunto non è preoccupata e, in particolare, stima che “UniCredit sarebbe la banca con il minore impatto
dall’introduzione della nuova misura (c.-40bps di capital buffer), considerando l’applicazione del requisito solo sulle esposizioni domestiche (45% del totale RWA della banca)”.
Per quanto riguarda Intesa SanPaolo, la banca guidata dal ceo Carlo Messina rimarrebbe quella “con il minore buffer rispetto al capital requirement, atteso passare da 390 a 313 punti base circa, un livello che riteniamo comunque solido considerando che è determinato già post impatto del buyback atteso partire a giugno (-55 punti base) e alla luce della forte generazione organica di capitale della banca”.