Banche italiane: il rischio fuga depositi post SVB
Qual è il rischio di un Bank Run, ergo fuga depositi o anche corsa agli sportelli, per le banche italiane, dopo i casi Silicon Valley Bank e Credit Suisse?
Se lo staranno chiedendo in tanti, in un momento in cui l’ansia sul rischio di una ulteriore fuga dei depositi assilla, soprattutto e ancora, le banche regionali degli Stati Uniti.
Ma nessun problema, almeno per ora. Il verdetto arriva dal rapporto “Banking Sector: Sector Update” firmato dagli analisti di Equita SIM.
“Banche italiane solide, liquide e ben capitalizzate” di fronte a un periodo di grande ansia per le sorti del sistema bancario globale, provocato dalla crisi che ha colpito le banche americane e dal caso Credit Suisse, quest’ultimo poi risolto dalle autorità svizzere, che hanno pilotato il matrimonio con la rivale UBS.
SVB e Credit Suisse: ansia depositi e spettro Lehman
I dossier banche Usa-Credit Suisse hanno affossato il sentiment degli investitori di tutto il mondo.
La domanda costante, in queste ultime due settimane, è stata la seguente: “Eventi idiosincratici o capaci di innescare una crisi sistemica? Rischio ulteriore di una fuga dei depositi?”.
Parlando sia di Silicon Valley Bank che di Credit Suisse, la risposta è stata spesso la seguente: “Casi isolati”.
Peccato però che il crac di Silicon Valley Bank (SVB) abbia riportato subito lo spettro di Lehman Brothers, della crisi finanziaria globale e della Grande recessione del 2008.
E peccato anche che, nel caso di Credit Suisse, sia stato lo stesso Nouriel Roubini a parlare di un evento Lehman , con tanto di alert alla Fed e alla Bce che, così come si è visto nei giorni successivi, hanno continuato ad andare dritti per la loro strada, nella loro lotta contro l’inflazione.
Le autorità federali Usa e dell’Europa hanno fatto il possibile per cercare di smorzare il panico sui mercati.
Nel caso dell’Italia è prontamente intervenuto il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti, parlando di effetti insignificanti di Credit Suisse sul sistema bancario italiano.
La presidente della Bce Christine Lagarde ha confermato inoltre tutta la disponibilità dell’Eurotower a preservare la stabilità finanziaria nell’area euro.
Tuttavia, i dubbi degli investitori sulla solidità delle banche sono più che leciti in un contesto in cui l’espressione rischio contagio è tornata a dominare sul sentiment dei mercati.
LEGGI ANCHE
Bond AT1 post tranvata Credit Suisse: quanti nelle banche italiane?
Credit Suisse: bond AT1 azzerati. Paura gela UBS
Credit Suisse a Ubs: è fatta. Ma quei bond ora valgono zero
Banche italiane: l’analisi di Equita SIM
Nel caso delle banche italiane, una risposta sulle condizioni di salute in cui versano arriva con il nuovo report di Equita SIM.
La SIM riassume quanto accaduto nelle ultime sedute a causa della paura per le banche scatenata con gli eventi SVB e Credit Suisse.
“Dal collasso di SVB, l’indice di settore (bancario) italiano ha perso il 13%, sostanzialmente in linea con il trend dell’industria (delle banche) in Europa (con il SX7P -14%), ma sottoperformando in modo significativo il mercato (FTSE All Shares -4,4%). Il risultato è che le banche commerciali sono state colpite da un derating veloce, con un P/TE in media in calo rispetto al picco di 0,73 volte (0,60x a parte Intesa SanPaolo), all’inizio di marzo, in area 0,60 volte (di 0,48 volte esclusa Intesa SanPaolo).
In ogni caso, “confermiamo la nostra view, secondo cui il settore bancario italiano è solidamente equipaggiato per gestire un periodo di turbolenze significative. Il settore vanta di livelli di capitali e di liquidità eccellenti, rendendo qualsiasi paragone con i casi di stress osservati negli Stati Uniti o con Credit Suisse in Svizzera irrilevante”.
Tra l’altro, “vale la pena notare che i problemi di Credit Suisse erano già noti da tempo”.
Praticamente, sebbene “riconosca il ruolo cruciale della fiducia dei depositanti e di un prestatore credibile di ultima istanza che assicuri la sopravvivenza di tutte le banche”, Equita non “prevede alcun rischio di fuga dei depositi, dunque di corsa agli sportelli (Bank Run)”, nel caso dell’Italia.
Nel rapporto dedicato alle banche italiane, gli analisti sottolineano di essere “fiduciosi nel fatto che, a meno che non si presentino un grave deterioramento, al momento ancora non visibile, e un grande effetto contagio dall’esterno, le banche italiane preserveranno la loro forte posizione di liquidità”.
Nel complesso, Equita snocciola i numeri sul capitale e sulla liquidità degli istituti di credito italiani.
“Il capitale non è un problema per le banche, a nostro avviso, con un CET1 medio del 15,6% nel quarto trimestre del 2022, in crescita di 100 punti base su base trimestrale, e con un buffer in media di 700 punti rispetto alle richieste SREP”.
Per quanto concerne la posizione di liquidità, “nel 2022 la posizione è stata positiva, con un LCR in media del 281% e con un NSFR in media del 166%”.
Banche italiane: il ruolo dei depositi retail
Tra l’altro, “vale la pena mettere in evidenza che le banche italiane fanno affidamento soprattutto sui depositi retail, noti per essere più stabili e meno sensibili alle fluttuazioni di breve termine dei tassi di interesse”.
A confermarlo “i dati recenti di Bankitalia”, secondo cui “i depositi retail incidono in media sui depositi core delle banche italiane per il 70%”, fattore che “rimarca la resilienza delle banche italiane di fronte a una volatilità di mercato” e che “rafforza la nostra fiducia nella loro capacità di mantenere una posizione solida di liquidità”.
Prendendo in considerazione gli ultimi dati della Banca d’Italia, emerge che “i depositi delle famiglie sono rimasti ampiamente stabili su base trimestrale e su base annua, mentre i depositi corporate sono scesi dell’11% su base trimestrale”.
Nel complesso, “il calo trimestrale della base dei depositi è stato pari a -2%”.
A fronte della solidità dei depositi, Equita fa notare anche che “non ci sono segnali di squilibrio tra i prestiti e i depositi, con il rapporto prestiti/depositi che è rimasto ampiamente stabile in area 85-90% nel corso degli ultimi due anni”.
C’è poi anche un’altra differenza piuttosto enorme tra il modello di business che ha messo KO SVB e quello che caratterizza le banche italiane.
“La crisi di SVB è stata innescata da un significativo squilibrio tra la duration dei suoi asset e quella delle passività – spiegano dalla SIM milanese – Nel corso degli ultimi due anni, il bilancio di SVB è cresciuto in modo considerevole, visto che una grande porzione dei suoi depositi a vista in forte rialzo è stata investita in titoli di stato governativi a basso rendimento. Questa situazione ha creato uno squilibrio, che ha provocato una crisi per la banca”.
Nel caso delle banche italiane, la situazione è “chiaramente molto diversa, visto che gli investimenti in strumenti finanziari – sebbene rilevante – rimangono una componente minoritaria rispetto agli asset totali delle banche”.
Nella tabella qui sotto, Equita mette in evidenza il rapporto tra gli strumenti finanziari delle principali banche italiane (Banco BPM, Mps Monte dei Paschi di Siena, Bper, Banco Popolare di Sondrio, Credem, Intesa SanPaolo, UniCredit) rispetto al valore totale degli asset, dei prestiti e dei depositi.
UniCredit si conferma il titolo preferito di Equita SIM
Il titolo preferito di Equita tra le banche italiane si conferma UniCredit, la banca italiana guidata dal ceo Andrea Orcel.
In generale, si legge nell’analisi, “a livello di settore, reiteriamo il nostro posizionamento neutrale sui finanziari, con una preferenza verso quelle banche che hanno modelli di business meno esposti al costo del rischio, caratterizzati da una posizione di capitale robusta e da un ammontare più alto dei depositi (con un beta basso), così come da quelli che dispongono “di uno spazio per un ulteriore repricing degli asset.
Equita sottolinea che, in generale:
- La dinamica del margine di interesse (NII) fornisce un sostegno strutturale alla redditività delle banche, che noi prevediamo rimanere al di sopra di quella dell’era dei ‘tassi negativi’.
- Il sistema bancario italiano ha compiuto progressi significativi nell’efficienza, fattore che si è tradotto in una maggiore flessibilità nella gestione operativa.
- In più, la posizione di capitale, di liquidità, di qualità degli asset rende il settore resiliente nella gestione del deterioramento macroeconomico.
Equita avverte tuttavia che “le recenti tensioni sui mercati internazionali hanno gravemente colpito diversi istituti di credito, alimentando i timori di un contagio diffuso”.
Ancora, “i recenti dati macroeconomici lasciano pensare che il rallentamento dell’economia potrebbe peggiorare, con ripercussioni maggiori sullo spread (BTP-Bund) e, di conseguenza sulle banche”, dal momento che lo spread è un parametro per valutare “il rischio Italia”.
Di conseguenza, “riteniamo che un posizionamento neutrale sia al momento appropriato”.
“Tra le banche tradizionali – sottolinea Equita – il nostro nome preferito rimane UniCredit mentre nel risparmio gestito confermiamo il nostro buy su Banca Mediolanum and FinecoBank. Nonostante il recente sell off, reiteriamo la nostra convinzione secondo cui si tratta di buoni investimenti e che il sell off sia stato ampiamente non giustificato”.