Notizie Notizie Mondo Azioni e bond: l’hedge fund del Big short contro l’Italia vede nero

Azioni e bond: l’hedge fund del Big short contro l’Italia vede nero

4 Luglio 2023 10:00

Bridgewater, ovvero l’hedfe fund che lanciò la grande Scommessa short contro l’Italia, vede nero per bond e azioni

Bridgewater Associates vede nero, sia per i bond che per le azioni.

L’hedge fund americano numero uno al mondo fondato da Ray Dalio ritiene che i mercati stiano prendendo una cantonata.

A parlare, nell’ultima puntata del podcast Odd Lots di Bloomberg, è stato Greg Jensen, co-responsabile degli investimenti di Bridgewater.

Il fondo è noto in Italia, tra le altre cose, per aver lanciato la grande scommessa short contro Piazza Affari alla vigilia delle elezioni politiche italiane del 2018, che portarono alla creazione del governo M5S-Lega.

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Azioni e bond: investitori eccessivamente ottimisti

Tornando all’outlook negativo sia per i bond che per le azioni di Bridgewater Associates, Jensen ha detto che gli investitori si stanno mostrando eccessivamente ottimisti sia riguardo alle prospettive di crescita dell’economia, nel caso specifico degli Stati Uniti, che alla capacità della Federal Reserve di Jerome Powell di cantare vittoria contro la piaga dell’inflazione, facendola tornare al target del 2%.

La Fed sembra un po’ più realistica rispetto ai mercati – ha spiegato Jensen, stando a quanto riportato da Bloomberg nell’articolo “Bridgewater’s Greg Jensen Sees a ‘Bad’ Outlook for Bonds and Stocks” – Per riuscire a riportare un rally da dove siamo arrivati, sarebbe necessario che i tassi scendessero piuttosto velocemente, e che gli utili societari fossero solidi”. E per “avere anche di più, ci sarebbe bisogno di qualcosa anche più di questo”.

E per Jensen, questo scenario è fin troppo ottimistico.

Il co-CIO di Bridgewater ha messo in evidenza come ci siano molti investitori che stanno scommettendo sull’indebolimento dell’inflazione, su una Fed che taglierà i tassi, sulla solidità dell’economia degli Stati Uniti  e sul trend ancora positivo dell’azionario quando invece, a suo avviso, i rischi di una recessione e di un tonfo dei prezzi degli asset non dovrebbe essere affatto escluso.

“La mia opinione è che andremo a finire in una situazione in cui la crescita deluderà un po’ e l’inflazione deluderà invece tanto. Le cose potrebbero dunque finire male per i bond e forse un po’ male per le azioni, in un contesto di crescita generalmente debole”.

E, “se quella crescita debole dovesse iniziare a tradursi in un aumento dei risparmi, si potrebbe finire con il cadere anche in recessione, di quelle che sono difficili da gestire”, ha aggiunto Jensen.

Il punto è che finora l’economia degli Stati Uniti, in particolare, non ha sbandato più di tanto grazie alla maxi iniezione di liquidità che, negli anni della pandemia, è stata assicurata non solo dalla Fed di Jerome Powell ma anche dagli stimoli fiscali che hanno sostenuto le famiglie e le imprese contro gli effetti catastrofici del Covid-19.

La circolazione di tutta questa liquidità ha sostenuto l’economia americana, compensando l’effetto dei rialzi dei tassi lanciati dalla Banca centrale americana.

E’ per questo che i consumatori hanno continuato a spendere, senza sentire la necessità di risparmiare, ed è anche per questo che le aziende hanno continuato a investire.

Ma le strette monetarie lanciate dalla Fed di Powell devono far sentire ancora i loro effetti.

E il problema è che, nel momento in cui ciò accadrà, l’economia potrebbe anche riuscire a non reggere il colpo.

Se questo scenario non si è ancora concretizzato, finora, è stato proprio per la valanga di aiuti che l’economia degli Stati Uniti ha ricevuto durante i mesi più bui della pandemia Covid.

Bridgewater: inflazione Usa, punto di non ritorno?

Ma cosa succederà secondo Bridgwater all’inflazione Usa? La Fed perderà la battaglia contro la crescita dei prezzi?

“Guardando in avanti, crediamo che un po’ l’inflazione scenderà, ma anche che siamo entrati in quello che riteniamo essere un contesto più inflazionistico, in cui un’inflazione del 2% sarà probabilmente più il minimo che non il massimo – ha spiegato Jensen – Riteniamo inoltre che, più che combattere la prossima recessione tornando indietro e ricorrendo al QE (Quantitative easing della Fed) , si ricorrerà alla politica fiscale per gestire le recessioni”.

“La politica fiscale (espansiva) è molto più inflazionistica ed efficace nel riuscire a stimolare velocemente la crescita, così come abbiamo visto”, ha ricordato l’investitore veterano di Wall Street. Ma non si rischierebbe così di rendere ancora più ancorata l’inflazione?

Va ricordato che, proprio in quanto la politica fiscale espansiva è inflazionistica, nell’area euro la Bce di Christine Lagarde, spalleggiata dall’FMI (Fondo Monetario Internazionale) ha consigliato alle economie dei paesi dell’Eurozona di evitare di spendere e spandere, e di optare per aiuti più mirati e, soprattutto, non eccessivi: un tasto dolente per i governi, e ancora di più per i cittadini.

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