Elezioni, banche italiane sotto attacco: non solo Bridgewater, hedge fund aumentano scommesse short
Ha fatto parlare ancora molto di sé, la scorsa settimana, la decisione dell’hedge fund Bridgewater Associates di continuare puntare contro l’Italia, in vista delle elezioni politiche. Il fondo speculativo numero uno al mondo, d’altronde, ha ben triplicato la sua scommessa short contro il paese, portandola a $3 miliardi.
Ma Bridgewater non è sicuramente l’unico fondo che sta puntando contro l’Italia e, in particolare, contro i titoli delle banche italiane.
Un articolo di Reuters mette in evidenza come, a dispetto della fiducia delle imprese, che viaggia ai massimi dell’ultimo decennio – e proprio grazie ai miglioramenti che hanno interessato i fondamentali economici italiani – altri hedge fund hanno aumentato le posizioni short contro gli istituti di credito italiani.
Tutto questo, mentre non solo il valore dello spread rimane decisamente contenuto, viaggiando ai minimi dal 2016, ma anche a fronte dell’indice dei bancari italiani, che è balzato +11% dall’inizio del 2018, rispetto al +3% dei bancari europei e il +6,5% per l’indice Ftse Mib di Piazza Affari.
Dai dati della Consob emerge che le posizioni nette corte, tra cui quelle su UniCredit, BPER Banca e Credito Valtellinese, sono tutte aumentate dalla fine dello scorso anno.
Bridgewater Associates si conferma tra gli hedge fund più attivi, e presenta il numero più alto di scommesse al ribasso, contro le banche come Intesa Sanpaolo, UniCredit e Finecobank.
QUI i nomi dei 18 titoli di Piazza Affari presi di mira da Ray Dalio.
Puntate short anche da parte dei fondi Marshall Wace, Lansdowne Partners, Oceanwood Capital Management e Caius Capita, che hanno rafforzato le loro scommesse al ribasso, così come hanno fatto AQR Capital Management, Oxford Asset Management e GSA Capital che seguono i trend di mercato.
Tuttavia Reuters fa notare anche che non tutti sono così pessimisti. Anche perchè gli istituti sono stati comunque capaci di agire in modo incisivo per smobilizzare gli NPL, ovvero i crediti deteriorati.
Il portavoce di un fondo con sede a Londra ha per esempio sottolineato a Reuters che la sua società è “piuttosto positiva” sulle banche italiane.
“Pensiamo che siano molto economiche e che abbiano affrontato i loro problemi”.
C’è poi Jerry del Missier, che gestisce il fondo hedge e il private equity Copper Street Capital, che sottolinea che “esistono chiaramente sfide sul fronte del capitale in alcuni istituti, ma buoni progressi sono stati compiuti lo scorso anno nella pulizia del settore. Alcuni sono già riflessi dal mercato, ma crediamo che ci siano ancora valutazioni attraenti“.
Dai dati di Reuters emerge inoltre che sei hedge fund hanno quote in UniCredit, scommettendo quindi su un rialzo, mentre tre hanno posizioni lunghe su BPER e tre sul Credito Valtellinese.
Nel ricordare come le banche italiane presentino un carino di NPL ancora molto pesante, pari a 200 miliardi di euro, un articolo pubblicato sul The Times mette in evidenza infine come la posizione di Ray Dalio sia comunque molto diversa da quella presente nella City londinese.
Gli analisti di UBS hanno per esempio pubblicato un’analisi sulle banche italiane, da cui emerge che, anche se i titoli a esse relativi sono saliti di recente, “rimangono un buon investimento”.
In una nota ai clienti, inoltre, Capital Economics ha scritto che esistono pochi motivi per preoccuparsi per l’esito delle elezioni, anche perchè il paese “è abituato a governi instabili”.