Notizie Notizie Italia Altro che UniCredit, Mps punta su piano stand alone con assist M5S. Verso aumento di capitale da 2,5 miliardi

Altro che UniCredit, Mps punta su piano stand alone con assist M5S. Verso aumento di capitale da 2,5 miliardi

4 Dicembre 2020 11:40

Caso Mps: come soluzione non c’è solo quella di un matrimonio con UniCredit: la banca senese sta cercando di farcela anche da sola, con un piano stand-alone che sarebbe appoggiato dai 5 Stelle e a cui starebbe lavorando da tempo lo stesso numero uno, l’amministratore delegato Guido Bastianini.

Nella serata di ieri il Monte dei Paschi ha diramato un comunicato, con cui ha reso noto di avere in programma “un Consiglio di Amministrazione per il giorno 17 dicembre 2020, nel cui contesto sarà presentata una proposta di piano strategico”.

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A street seller stands outside a branch of the Monte dei Paschi di Siena bank in downtown Rome on February 09, 2017.
Banca Monte dei Paschi di Siena S.p.A. (BMPS) is the oldest surviving bank in the world and the third largest Italian commercial and retail bank by total assets. Founded in 1472 by the magistrates of the city state of Siena, as a “mount of piety”, it has been operating ever since. In 1995 the bank, then known as Monte dei Paschi di Siena, was transformed from a statutory corporation to a limited company called Banca Monte dei Paschi di Siena (Banca MPS). Since the end of 2016, the bank is struggling to avoid a collapse. / AFP / FILIPPO MONTEFORTE (Photo credit should read FILIPPO MONTEFORTE/AFP via Getty Images)

“Il documento – si legge nella nota – che costituisce il presupposto necessario per l’avvio dell’interlocuzione con DG Comp (direzione generale della Concorrenza dell’Unione europea), conterrà taluni scenari di fabbisogno patrimoniale coerenti con le ipotesi di piano strategico. Entro la fine del mese di gennaio 2021 la Banca sottoporrà alla BCE il proprio capital plan comprensivo delle misure propedeutiche al necessario rafforzamento patrimoniale”.

Rafforzamento patrimoniale ergo aumento di capitale: una operazione sine qua non anche per cercare un ipotetico cavaliere bianco e di cui si parla da tempo.

Alcune fonti ripetono che Mps ha bisogno prima di tutto di essere ricapitalizzata, visto il boom di rischi legali che ammontano a 10 miliardi di euro e il fatto che la banca, anche dopo l’operazione di cessione degli NPL ad Amco, non rispetta più i requisiti patrimoniali richiesti dalle autorità europee.

Dell’ipotesi di una Mps che balla da sola si parla d’altronde da parecchio.

 

Con la ricapitalizzazione, qualcuno spera, la banca potrebbe camminare con le proprie gambe. Di questa ipotesi torna a parlare la stampa italiana, che si riferisce, come fa Il Messaggero, allo stesso piano del ceo di Mps, Guido Bastianini. Un piano che, oltre alla ricapitalizzazione da 2,5 miliardi di euro, prevederebbe una cura dimagrante non da poco, imposta dall’Europa, che teme che si ricorra a forme di aiuti di stato illegittime.

Ed è così, riporta il quotidiano romano, che “dalle preliminari elaborazioni in vorso da parte di Guido Bastianini con l’ausilio di Mediobanca, emerge che gli esuberi potrebbero essere 3000 mentre le filiali da chiudere circa 40 sulle residue 1.250″. Un bagno di sangue di minore intensità e dunque non proprio in stile macelleria sociale rispetto a quello che una eventuale fusione con UniCredit richiederebbe, visto che in questo caso “le eccedenze sarebbero raddoppiate (6.159 unità)”, mentre non ci sarebbe “certezza sulle filiali, in quanto bisognerebbe valutare le sovrapposizioni nell’Italia centrale e Sicilia (circa 700)”.

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Della necessità di varare un aumento di capitale aveva in ogni caso parlato la stessa banca, nella nota con cui aveva riportato i conti del terzo trimestre e da inizio anno fino al 30 settembre.

La banca, si leggeva, “con il pieno supporto dell’azionista di controllo (ovvero il Mef), sta lavorando alla revisione del capital plan per le iniziative di rafforzamento patrimoniale in corso di valutazione, alla luce degli accantonamenti per rischi legali contabilizzati nel trimestre, degli impatti del deal con Amco e delle future implicazioni del contesto regolamentare e macroeconomico”.

Con le perdite superiori alle attese, il bilancio aveva lanciato una sorta di SOS, indicando un aumento di capitale urgente: urgente anche più di un eventuale matrimonio con UniCredit. Tant’è che le speculazioni sulle nozze con UniCredit erano state smorzate già all’inizio di novembre, se non prima.

Alcune fonti vicine alla banca, poi, hanno sempre bollato come impossibile una operazione di M&A con Piazza Gae Aulenti.

Ieri l’opzione stand-alone è stata ripresa anche da una nota di Banca IMI, che ha riportato le indiscrezioni sul piano alternativo di privatizzazione sostenuto dai Cinque Stelle che, contrariamente al Tesoro e a una parte del Pd, non sarebbero d’accordo sulla dote fiscale di miliardi di euro che il governo sarebbe disposto ad accordare a chi decidesse di accollarsi l’istituto senese.

Anche Il Sole 24 Ore riporta lo scontro “tra il mondo M5S, contrario a un’aggregazione del Monte (e sostenitore di una soluzione pubblica, magari nel quadro di una fusione con Bari e Carige) e chi, soprattutto nel Mef, vuole trovare una soluzione di mercato. Si guarda ovviamente a UniCredit, dove al momento, stante l’uscita di scena di Mustier, ancora manca il nuovo Ceo”.

Il tutto condito dalle parole del presidente del Consiglio Giuseppe Conte che ieri, rispondendo a una domanda su un ipotetico dossier Mps-UniCredit ha detto: “Ci sono delle iniziative. Adesso: ragioniamo anche con una logica di mercato. Che vadano avanti e valuteremo”.

Detto questo, il piano M5S punterebbe sull’opzione di Mps stand-alone e in partnership con Amco per la gestione dei crediti deteriorati. Il Mef ridurrebbe gradualmente la propria partecipazione in Mps a partire dal dicembre del 2021, il che significa che lo Stato rimarrebbe maggiore azionista dell’istituto senese fino alla fine dell’anno prossimo.

Tra l’altro la stessa dote fiscale intesa come esca per far abboccare  un eventuale acquirente è in pericolo, visto che la Commissione Bilancio della Camera ha riammesso al voto, dopo averlo dichiarato inammissibile, l’emendamento dei 5 Stelle che punta a tagliare a un massimo di 500 milioni i crediti fiscali per le banche che si fonderanno nel 2021. Un motivo in meno, per UniCredit anche senza Mustier e per qualsiasi altro eventuale acquirente, per decidere di inglobare il Monte di Stato.