Dividend yield, la classifica del Ftse Mib: chi rende di più e chi meno (28/11/24)
I dividendi costituiscono una componente essenziale del rendimento per gli investitori azionari, in particolare durante periodi caratterizzati da volatilità e incertezza. Anche in un contesto di rapidi mutamenti macroeconomici e geopolitici, che possono influenzare gli utili societari e le valutazioni di Borsa, i dividendi si dimostrano generalmente più stabili. Questa caratteristica li rende una fonte di ritorno più prevedibile e sicura per chi investe. Di seguito, analizziamo le società incluse nel Ftse Mib, il principale indice di Piazza Affari, che offrono i rendimenti da dividendi (dividend yield) più interessanti.
L’importanza dei dividendi nel quadro macro mutevole
Con l’avvicinarsi del 2025, gli operatori sono intenti a districarsi fra le incognite legate alla crescita economica, alla politica monetaria e alle prime mosse da presidente di Donald Trump.
In Europa, la Germania si avvia verso il secondo anno consecutivo di contrazione del Pil e le elezioni anticipate, la Francia a sua volta deve affrontare problemi di bilancio e un marcato rallentamento della crescita mentre l’Italia deve fare i conti con la questione strutturale dell’elevato debito pubblico. Gli ultimi indici Pmi hanno confermato un deterioramento dell’attività economica nella zona euro e si attendono domani i dati sull’inflazione, da cui è prevista una risalita. Alcuni funzionari della Bce spingono per una riduzione rapida dei tassi, ma altri predicano cautela temendo una ripresa dei prezzi.
Negli Usa, Trump ha già annunciato i primi dazi contro Cina, Messico e Canada, sollevando preoccupazioni per l’impatto delle sue politiche protezionistiche sui prezzi e sulla crescita globale. Intanto, il Pce core di ottobre ha segnalato una nuova accelerazione, mentre il Pil ha registrato un solido +2,8% nel terzo trimestre. Focus sui dati di venerdì prossimo relativi al mercato del lavoro, con particolare riferimento a nonfarm payrolls, disoccupazione e salari. Negli ultimi tempi, le scommesse sui tagli dei tassi della Fed si sono notevolmente ridotte, anche se un taglio a dicembre sembra ancora probabile.
In ogni caso, il 2025 dovrebbe portare con sé una marcata riduzione dei costi di finanziamento, con un impatto differenziato sulle diverse asset class. Tra le attività che dovrebbero maggiormente beneficiare dei tassi più bassi c’è proprio l’azionario. I minori oneri finanziari (al netto degli altri fattori) dovrebbero agevolare la crescita degli utili, favorendo anche la distribuzione di dividendi. Una manna per gli investitori interessati a conseguire una crescita bilanciata nel lungo termine, attraverso una gestione oculata dei rischi e un graduale incremento del capitale.
Cos’è il dividend yield e come si calcola
Per misurare i dividendi pagati da una società gli investitori non devono guardare soltanto all’ammontare della cedola, ma anche, e soprattutto, calcolarne il rendimento, espresso dal dividend yield: un valore percentuale che si ottiene dal rapporto tra il dividendo unitario pagato da una determinata azione e il prezzo di mercato dell’azione stessa.
La formula per il calcolo del dividend yield è quindi la seguente:
(Dividendo Annuale per Azione / Prezzo Attuale dell’Azione) × 100
Questo parametro, così come tutti i principali multipli, viene utilizzato soprattutto nell’analisi comparativa allo scopo di confrontare il posizionamento di un’impresa rispetto ad altre. Più è elevato il dividend yield, migliore è il giudizio sulla capacità dell’azienda di remunerare il capitale investito.
Tuttavia, bisogna presente che questo indicatore rappresenta una misura statica di rendimento e non tiene in considerazione il rischio d’impresa.
Ftse Mib, la classifica dei dividend yield
Il dividend yield è quindi un parametro chiave per valutare la capacità di un’azienda di offrire un ritorno interessante agli azionisti. Molte società a Piazza Affari si distinguono per gli elevati rendimenti da dividendo. Nella tabella sottostante i titoli del Ftse Mib vengono ordinati in maniera decrescente sulla base del dividend yield (e del prezzo corrente), quindi dal titolo che vanta il rendimento più alto a quello più contenuto.
In cima alla classifica troviamo ancora Stellantis con un dividend yield del 12,7%. Questo valore, però, è anche figlio del crollo in borsa del titolo nel corso dell’anno; inoltre, gli analisti prevedono una forte revisione al ribasso, o persino una sospensione, della cedola l’anno prossimo.
Alle spalle della casa automobilistica si colloca un gruppo di banche con in testa Intesa Sanpaolo (8,3%), al top tra le banche europee per total return negli ultimi 10 anni. Seguono Banco BPM con un rendimento dell’8,0%, Banca Popolare di Sondrio (7,9%) e Mediobanca (7,7%). Nella top ten anche Eni (7%) ed Enel (6,4%), a conferma della predisposizione delle aziende di servizi pubblici e dell’energia a distribuire corposi dividendi.
In coda alla classifica troviamo invece Ferrari (0,6%), Interpump (0,7%) e Brunello Cucinelli (1,0%), mentre Nexi, Saipem e Telecom Italia non hanno pagato cedole a valere sull’ultimo esercizio.
Titolo | Ultimo prezzo (€) | Dividendo per azione (€) | Dividend yield | Prossimo dividendo stimato (€) | Variazione stimata Dividendo a/a |
Stellantis | 12,20 | 1,5500 | 12,7% | 0,8880 | -42,7% |
Intesa Sanpaolo | 3,59 | 0,2960 | 8,3% | 0,3600 | 21,6% |
Banco BPM | 7,02 | 0,5600 | 8,0% | 0,6720 | 20,0% |
Bca Pop Sondrio | 7,13 | 0,5600 | 7,9% | 0,5850 | 4,5% |
Mediobanca (**) | 13,95 | 1,0700 | 7,7% | 1,2120 | 13,3% |
Eni | 13,39 | 0,9400 | 7,0% | 1,0370 | 10,3% |
Banca Mediolanum | 10,92 | 0,7000 | 6,4% | 0,7790 | 11,3% |
Snam | 4,41 | 0,2820 | 6,4% | 0,3000 | 6,4% |
Enel | 6,74 | 0,4300 | 6,4% | 0,4710 | 9,5% |
Italgas | 5,67 | 0,3520 | 6,2% | 0,3960 | 12,5% |
Poste italiane | 13,20 | 0,8000 | 6,1% | 1,0210 | 27,6% |
Azimut | 23,56 | 1,3800 | 5,9% | 1,5150 | 9,8% |
BPER Banca | 5,72 | 0,3000 | 5,2% | 0,6840 | 128,0% |
UniCredit | 36,05 | 1,8029 | 5,0% | 3,0480 | 69,1% |
Inwit | 9,75 | 0,4800 | 4,9% | 0,5410 | 12,7% |
ERG | 20,66 | 1,0000 | 4,8% | 1,0620 | 6,2% |
Generali Assicurazioni | 27,16 | 1,2800 | 4,7% | 1,4920 | 16,6% |
FinecoBank | 15,02 | 0,6900 | 4,6% | 0,7290 | 5,7% |
A2A | 2,13 | 0,0958 | 4,5% | 0,1000 | 4,4% |
Terna | 8,02 | 0,3396 | 4,2% | 0,3740 | 10,1% |
Banca MPS | 6,06 | 0,2500 | 4,1% | 0,8010 | 220,4% |
Hera | 3,53 | 0,1400 | 4,0% | 0,1520 | 8,6% |
Pirelli&C | 5,10 | 0,1980 | 3,9% | 0,2710 | 36,9% |
Unipol Gruppo | 11,32 | 0,3800 | 3,4% | 0,8550 | 125,0% |
Tenaris (*) | 18,05 | 0,6000 | 3,3% | 0,7850 | 30,8% |
Moncler | 47,02 | 1,1500 | 2,4% | 1,2050 | 4,8% |
Iveco Group | 9,21 | 0,2200 | 2,4% | 0,4900 | 122,7% |
Recordati | 52,00 | 1,2000 | 2,3% | 1,5020 | 25,2% |
STMicroelectronics (*) | 24,03 | 0,3600 | 1,5% | 0,3160 | -12,2% |
Amplifon | 23,40 | 0,2900 | 1,2% | 0,3590 | 23,8% |
Campari | 5,73 | 0,0650 | 1,1% | 0,0700 | 7,7% |
Prysmian | 62,46 | 0,7000 | 1,1% | 0,8860 | 26,6% |
Leonardo | 25,22 | 0,2800 | 1,1% | 0,3400 | 21,4% |
Diasorin | 107,00 | 1,1500 | 1,1% | 1,1590 | 0,8% |
Brunello Cucinelli | 93,55 | 0,9100 | 1,0% | 1,1040 | 21,3% |
Interpump Group | 43,42 | 0,3200 | 0,7% | 0,3410 | 6,6% |
Ferrari | 411,70 | 2,4430 | 0,6% | 3,0190 | 23,6% |
Nexi | 5,53 | – | – | 0,0000 | – |
Saipem | 2,42 | – | – | 0,0860 | – |
Telecom Italia | 0,23 | – | – | 0,0010 | – |
(*) Dividendo in dollari
(**) Il dividendo è riferito all’esercizio chiuso il 30 giugno 2024
Fonte: Bloomberg, elaborazione Ufficio Studi FOL, dati al 28 novembre 2024
Le prossime cedole a Piazza Affari
Dopo la giornata clou del 18 novembre, in cui diverse società hanno staccato il dividendo, tra acconti, saldi e tranche trimestrali, restano poche cedole da qui a fine anno.
Nel dettaglio, il produttore di semiconduttori italo-francese STMicroelectronics staccherà il 16 dicembre la terza tranche del dividendo complessivo da $36 centesimi, corrisposto trimestralmente.
Al di fuori del listino principale, la small cap GPI corrisponderà un dividendo straordinario da 35 centesimi, con data di stacco il 9 dicembre.
L’impatto dei dividendi sul Ftse Mib
Il Ftse Mib, come la maggior parte degli indici, è un price index. Viene quindi calcolato sommando le capitalizzazioni di mercato di tutte le società che compongono il paniere, ma senza tenere conto dei dividendi, che vengono distribuiti e non reinvestiti. Motivo per cui la performance del Ftse Mib non riflette pienamente il ritorno per gli investitori, considerando solo l’apprezzamento in conto capitale (capital gain) e non il rendimento da dividendi.
Più nel dettaglio, il giorno dello stacco della cedola i titoli inclusi nell’indice subiscono nominalmente un deprezzamento, teoricamente pari al dividendo pagato; poiché Piazza Affari è una delle Borse più generose al mondo in termini di dividendi (mediamente del 3-4% annuo), nel lungo periodo questa dinamica finisce per pesare sul Ftse Mib.
Per ovviare a questo problema e rappresentare più correttamente la remunerazione totale dell’indice, è possibile prendere come riferimento la versione Total Return del Ftse Mib, calcolata ipotizzando il reinvestimento dei dividendi.