Rubriche e analisi Dividend yield, la classifica del Ftse Mib: chi rende di più e chi meno (21/11/24)

Dividend yield, la classifica del Ftse Mib: chi rende di più e chi meno (21/11/24)

21 Novembre 2024 15:35

I dividendi rappresentano una fonte di rendimento importante per chi investe nel mercato azionario, soprattutto in fasi di volatilità e incertezza. Anche in presenza di repentini cambiamenti macroeconomici e geopolitici, che influiscono sugli utili e sulle valutazioni delle azioni, i dividendi tendono infatti a rimanere più stabili, assicurando agli investitori un ritorno più affidabile e relativamente sicuro. Vediamo dunque le società del Ftse Mib, l’indice più rappresentativo di Piazza Affari, che offrono le migliori opportunità in termini di rendimento da dividendi (dividend yield).

L’importanza dei dividendi nel quadro macro mutevole

Il 2024 si avvia verso la sua conclusione e gli investitori cominciano a posizionarsi in vista dell’anno prossimo, tra le incognite legate alla politica monetaria e alle implicazioni del ritorno di Trump alla Casa Bianca. Sia la Fed, sia la Bce si riuniranno ancora una volta da qui a fine anno. In entrambi i casi, lo scenario base prevede un taglio dei tassi di 25 punti base, seppur in contesti differenti.

Negli Usa, l’economia continua a mostrare segnali di solidità e molti analisti temono che le politiche del prossimo presidente possano provocare una risalita dell’inflazione, costringendo la banca centrale guidata da Powell a mantenere i tassi su livelli restrittivi per un periodo di tempo più prolungato.

Nella zona euro, invece, l’economia stagnante preoccupa le “colombe” della Bce, che spingono per un rapido allentamento della politica monetaria al fine di non penalizzare ulteriormente la crescita, rischiando di trovarsi in uno scenario con inflazione stabilmente sotto il target del 2% (come evidenziato dal governatore di Bankitalia, Fabio Panetta).

In ogni caso, la direzione dei tassi sembra chiara e dovrebbe portare ad una progressiva discesa nel corso del 2025. Uno scenario che rischia di penalizzare i rendimenti del mercato obbligazionario, ma può aprire prospettive interessanti per l’azionario. Le società con dividendi elevati, in particolare, consentono agli investitori di proteggere e aumentare il capitale, realizzando una crescita bilanciata nel lungo termine e ottenendo una migliore copertura dai rischi.

Cos’è il dividend yield e come si calcola

Per misurare i dividendi pagati da una società gli investitori non devono guardare soltanto all’ammontare della cedola, ma anche, e soprattutto, calcolarne il rendimento, espresso dal dividend yield: un valore percentuale che si ottiene dal rapporto tra il dividendo unitario pagato da una determinata azione e il prezzo di mercato dell’azione stessa.

La formula per il calcolo del dividend yield è quindi la seguente:

(Dividendo Annuale per Azione / Prezzo Attuale dell’Azione) × 100

Questo parametro, così come tutti i principali multipli, viene utilizzato soprattutto nell’analisi comparativa allo scopo di confrontare il posizionamento di un’impresa rispetto ad altre. Più è elevato il dividend yield, migliore è il giudizio sulla capacità dell’azienda di remunerare il capitale investito.

Tuttavia, bisogna presente che questo indicatore rappresenta una misura statica di rendimento e non tiene in considerazione il rischio d’impresa.

Ftse Mib, la classifica dei dividend yield

Il dividend yield è quindi un parametro chiave per valutare la capacità di un’azienda di offrire un ritorno interessante agli azionisti. Molte società a Piazza Affari si distinguono per gli elevati rendimenti da dividendo. Nella tabella sottostante i titoli del Ftse Mib vengono ordinati in maniera decrescente sulla base del dividend yield (e del prezzo corrente), quindi dal titolo che vanta il rendimento più alto a quello più contenuto.

In cima alla classifica troviamo ancora Stellantis con un dividend yield del 12,8%. Questo rendimento, però, è gonfiato dal tracollo in borsa del titolo nel corso dell’anno; inoltre, molti analisti prevedono una revisione al ribasso o una sospensione della cedola nel 2025.

Alle spalle della casa automobilistica si colloca un gruppo di banche guidato da Banco BPM con un rendimento dell’8,3%, davanti a Intesa Sanpaolo (8,0%), Banca Popolare di Sondrio (7,7%) e Mediobanca (7,6%). Seguono Eni (6,8%), Snam ed Enel (6,5% per entrambe), confermando la predisposizione delle aziende di servizi pubblici e dell’energia a distribuire corposi dividendi.

In coda alla classifica troviamo invece Ferrari (0,6%), Interpump (0,8%) e Brunello Cucinelli (1,0%), mentre Nexi, Saipem e Telecom Italia non hanno pagato cedole a valere sull’ultimo esercizio.

Titolo Ultimo prezzo (€) Dividendo per azione (€) Dividend yield Prossimo dividendo stimato (€) Variazione stimata Dividendo a/a
Stellantis 12,10 1,5500 12,8% 0,8940 -42,3%
Banco BPM 6,73 0,5600 8,3% 0,6400 14,3%
Intesa Sanpaolo 3,68 0,2960 8,0% 0,3570 20,6%
Bca Pop Sondrio 7,27 0,5600 7,7% 0,5850 4,5%
Mediobanca (**) 13,99 1,0700 7,6% 1,2160 13,6%
Eni 13,84 0,9400 6,8% 1,0370 10,3%
Snam 4,32 0,2820 6,5% 0,3000 6,4%
Enel 6,61 0,4300 6,5% 0,4730 10,0%
Banca Mediolanum 11,01 0,7000 6,4% 0,7790 11,3%
Italgas 5,58 0,3520 6,3% 0,3980 13,1%
Poste italiane 12,99 0,8000 6,2% 1,0210 27,6%
Azimut 22,89 1,3800 6,0% 1,5150 9,8%
ERG 19,62 1,0000 5,1% 1,0620 6,2%
Inwit 9,48 0,4800 5,1% 0,5410 12,7%
BPER Banca 5,95 0,3000 5,0% 0,6810 127,0%
Generali Assicurazioni 26,87 1,2800 4,8% 1,4920 16,6%
FinecoBank 14,55 0,6900 4,7% 0,7290 5,7%
UniCredit 38,73 1,8029 4,7% 3,0210 67,6%
A2A 2,09 0,0958 4,6% 0,1000 4,4%
Terna 7,80 0,3396 4,4% 0,3740 10,1%
Banca MPS 5,96 0,2500 4,2% 0,8030 221,2%
Hera 3,42 0,1400 4,1% 0,1520 8,6%
Pirelli&C 5,17 0,1980 3,8% 0,2710 36,9%
Tenaris (*) 17,60 0,6000 3,4% 0,7850 30,8%
Unipol Gruppo 11,64 0,3800 3,3% 0,7070 86,1%
Moncler 46,07 1,1500 2,5% 1,2050 4,8%
Iveco Group 9,02 0,2200 2,4% 0,5020 128,2%
Recordati 50,25 1,2000 2,4% 1,5020 25,2%
STMicroelectronics (*) 22,86 0,3600 1,6% 0,3160 -12,2%
Amplifon 23,16 0,2900 1,3% 0,3590 23,8%
Campari 5,60 0,0650 1,2% 0,0710 9,2%
Prysmian 60,64 0,7000 1,2% 0,8860 26,6%
Leonardo 25,46 0,2800 1,1% 0,3390 21,1%
Diasorin 104,65 1,1500 1,1% 1,1590 0,8%
Brunello Cucinelli 87,30 0,9100 1,0% 1,1040 21,3%
Interpump Group 41,98 0,3200 0,8% 0,3410 6,6%
Ferrari 405,10 2,4430 0,6% 3,0190 23,6%
Nexi 5,30 0,0000
Saipem 2,37 0,0860
Telecom Italia 0,23 0,0010

(*) Dividendo in dollari

(**) Il dividendo è riferito all’esercizio chiuso il 30 giugno 2024

Fonte: Bloomberg, elaborazione Ufficio Studi FOL, dati al 21 novembre 2024

Le prossime cedole del Ftse Mib

Questo lunedì, 18 novembre, diverse società hanno staccato il dividendo, tra acconti, saldi e tranche trimestrali.

Nel dettaglio, Banca Mediolanum, Banco Bpm, Intesa, Poste, Recordati, Tenaris, Terna e Unicredit hanno già messo in pagamento l’acconto sul dividendo che verrà distribuito nel 2025, a valere sull’esercizio 2024.

Eni ha staccato la seconda tranche trimestrale del dividendo da 1 euro, Mediobanca il saldo da 0,56 euro (dopo l’acconto di 51 centesimi di maggio).

Da qui a fine anno, invece, solo il produttore di semiconduttori italo-francese STMicroelectronics staccherà la terza tranche del dividendo complessivo da $36 centesimi, corrisposto trimestralmente.

L’impatto dei dividendi sul Ftse Mib

Il Ftse Mib, come la maggior parte degli indici, è un price index. Viene quindi calcolato sommando le capitalizzazioni di mercato di tutte le società che compongono il paniere, ma senza tenere conto dei dividendi, che vengono distribuiti e non reinvestiti. Motivo per cui la performance del Ftse Mib non riflette pienamente il ritorno per gli investitori, considerando solo l’apprezzamento in conto capitale (capital gain) e non il rendimento da dividendi.

Più nel dettaglio, il giorno dello stacco della cedola i titoli inclusi nell’indice subiscono nominalmente un deprezzamento, teoricamente pari al dividendo pagato; poiché Piazza Affari è una delle Borse più generose al mondo in termini di dividendi (mediamente del 3-4% annuo), nel lungo periodo questa dinamica finisce per pesare sul Ftse Mib.

Per ovviare a questo problema e rappresentare più correttamente la remunerazione totale dell’indice, è possibile prendere come riferimento la versione Total Return del Ftse Mib, calcolata ipotizzando il reinvestimento dei dividendi.