Dividend yield, la classifica del Ftse Mib: chi rende di più e chi meno (07/11/24)
I dividendi rappresentano una componente importante di rendimento per chi opera nel mercato azionario, specialmente in fase volatili e incerte come quella attuale. Puntare su aziende che pagano cedole costanti ed elevate garantisce un ritorno sull’investimento anche in presenza di repentini cambiamenti dello scenario macroeconomico e geopolitico, che aumentano il rischio di fluttuazioni indesiderate dei prezzi. Vediamo dunque le società del Ftse Mib, l’indice più rappresentativo di Piazza Affari, che offrono le migliori opportunità in termini di rendimento da dividendi (dividend yield).
L’importanza dei dividendi nel quadro macro mutevole
Nell’ultima parte del 2024 si sta delineando un quadro divergente tra Europa e Stati Uniti. Nel Vecchio Continente, il rallentamento (irregolare) dell’inflazione è accompagnato da una crescita debole, che alimenta il dibattito sulle prossime mosse della Bce. Alcuni funzionari spingono per un’accelerazione dei tagli ai tassi, mentre i falchi predicano cautela, evidenziando i rischi di una risalita dei prezzi. L’entità della prossima riduzione (25 o 50 bp), prevista per dicembre, dipenderà dai dati in uscita nelle prossime settimane.
Per quanto riguarda la Fed, la rielezione di Trump potrebbe scombinare le carte proprio ora che la lotta all’inflazione sembrava quasi vinta. Le politiche espansive dei Repubblicani, infatti, minacciano di alimentare una nuova spirale inflazionistica per sostenere la crescita. Questo potrebbe indurre la banca centrale a temporeggiare nei tagli dei tassi nei mesi a venire, vista anche la solidità dell’economia a stelle e strisce. Focus dunque sulla decisione di stasera, non tanto per l’attesa riduzione di 25 bp quanto per le indicazioni sulle mosse future e su cosa cambierà con il ritorno di Trump alla Casa Bianca.
In ogni caso, l’allentamento della politica monetaria in corso dovrebbe portare ad una normalizzazione dei rendimenti di alcune asset class, come l’obbligazionario, aprendo invece prospettive interessanti per l’azionario. In particolare, le società con dividendi costanti ed elevati offrono un’opportunità di guadagno profittevole, con una crescita bilanciata nel lungo termine e una migliore mitigazione dei rischi.
Cos’è il dividend yield e come si calcola
Per misurare i dividendi pagati da una società gli investitori non devono guardare soltanto all’ammontare della cedola, ma anche, e soprattutto, calcolarne il rendimento, espresso dal dividend yield: un valore percentuale che si ottiene dal rapporto tra il dividendo unitario pagato da una determinata azione e il prezzo di mercato dell’azione stessa.
La formula per il calcolo del dividend yield è quindi la seguente:
(Dividendo Annuale per Azione / Prezzo Attuale dell’Azione) × 100
Questo parametro, così come tutti i principali multipli, viene utilizzato soprattutto nell’analisi comparativa allo scopo di confrontare il posizionamento di un’impresa rispetto ad altre. Più è elevato il dividend yield, migliore è il giudizio sulla capacità dell’azienda di remunerare il capitale investito.
Tuttavia, bisogna presente che questo indicatore rappresenta una misura statica di rendimento e non tiene in considerazione il rischio d’impresa.
Ftse Mib, la classifica dei dividend yield
Il dividend yield è quindi un parametro chiave per valutare la capacità di un’azienda di offrire un ritorno interessante agli azionisti. Molte società a Piazza Affari si distinguono per gli elevati rendimenti da dividendo. Nella tabella sottostante i titoli del Ftse Mib vengono ordinati in maniera decrescente sulla base del dividend yield (e del prezzo corrente), quindi dal titolo che vanta il rendimento più alto a quello più contenuto.
In cima alla classifica troviamo ancora Stellantis con un dividend yield dell’11,8%. Questo dato, però, è influenzato dal crollo in borsa del titolo e molti analisti prevedono una revisione al ribasso o una sospensione della cedola nel 2025.
Alle spalle del gruppo automobilistico, un gruppo di banche guidato da Banco BPM (che nel frattempo ha annunciato l’acconto di 40 centesimi sul prossimo dividendo) con un rendimento dell’8,1%, davanti a Banca Popolare di Sondrio (7,8%), Intesa Sanpaolo (7,6%) e Mediobanca (7,0%). Seguono Snam (6,7%) e due tipici titoli da “cassettisti”, ovvero Eni (6,6%) ed Enel (6,4%).
In coda alla classifica troviamo invece Ferrari (0,6%), Interpump (0,7%) e Brunello Cucinelli (1,0%), mentre Nexi, Saipem e Telecom Italia non hanno pagato cedole a valere sull’ultimo esercizio.
Titolo | Ultimo prezzo (€) | Dividendo per azione (€) | Dividend yield | Prossimo dividendo stimato (€) | Variazione stimata Dividendo a/a |
Stellantis | 13,11 | 1,5500 | 11,8% | 0,9190 | -40,7% |
Banco BPM | 6,90 | 0,5600 | 8,1% | 0,6300 | 12,5% |
Bca Pop Sondrio | 7,20 | 0,5600 | 7,8% | 0,5330 | -4,8% |
Intesa Sanpaolo | 3,91 | 0,2960 | 7,6% | 0,3550 | 19,9% |
Mediobanca (**) | 15,35 | 1,0700 | 7,0% | 1,2210 | 14,1% |
Snam | 4,22 | 0,2820 | 6,7% | 0,3000 | 6,4% |
Eni | 14,14 | 0,9400 | 6,6% | 1,0370 | 10,3% |
Enel | 6,69 | 0,4300 | 6,4% | 0,4700 | 9,3% |
Italgas | 5,54 | 0,3520 | 6,4% | 0,3980 | 13,1% |
Banca Mediolanum | 11,41 | 0,7000 | 6,1% | 0,7750 | 10,7% |
Poste italiane | 13,36 | 0,8000 | 6,0% | 1,0110 | 26,4% |
Azimut | 23,37 | 1,3800 | 5,9% | 1,5150 | 9,8% |
BPER Banca | 5,91 | 0,3000 | 5,1% | 0,6720 | 124,0% |
Generali Assicurazioni | 25,25 | 1,2800 | 5,1% | 1,4780 | 15,5% |
ERG | 19,76 | 1,0000 | 5,1% | 1,0640 | 6,4% |
Inwit | 9,59 | 0,4800 | 5,0% | 0,5490 | 14,4% |
Banca MPS | 5,20 | 0,2500 | 4,8% | 0,7620 | 204,8% |
A2A | 2,03 | 0,0958 | 4,7% | 0,1000 | 4,4% |
FinecoBank | 14,77 | 0,6900 | 4,7% | 0,7290 | 5,7% |
Terna | 7,74 | 0,3396 | 4,4% | 0,3720 | 9,5% |
Hera | 3,44 | 0,1400 | 4,1% | 0,1520 | 8,6% |
Pirelli&C | 4,98 | 0,1980 | 4,0% | 0,2720 | 37,4% |
Tenaris (*) | 16,77 | 0,6000 | 3,6% | 0,7350 | 22,5% |
Unipol Gruppo | 11,79 | 0,3800 | 3,2% | 0,6760 | 77,9% |
UniCredit | 40,37 | 1,0829 | 2,7% | 2,7870 | 157,4% |
Recordati | 51,90 | 1,2000 | 2,3% | 1,4990 | 24,9% |
Moncler | 50,50 | 1,1500 | 2,3% | 1,2060 | 4,9% |
Iveco Group | 10,04 | 0,2200 | 2,2% | 0,5590 | 154,1% |
STMicroelectronics (*) | 25,21 | 0,3600 | 1,4% | 0,3200 | -11,1% |
Leonardo | 23,49 | 0,2800 | 1,2% | 0,3400 | 21,4% |
Amplifon | 25,42 | 0,2900 | 1,1% | 0,3610 | 24,5% |
Prysmian | 61,44 | 0,7000 | 1,1% | 0,8780 | 25,4% |
Diasorin | 109,15 | 1,1500 | 1,1% | 1,1580 | 0,7% |
Campari | 6,17 | 0,0650 | 1,1% | 0,0710 | 9,2% |
Brunello Cucinelli | 92,20 | 0,9100 | 1,0% | 1,1100 | 22,0% |
Interpump Group | 42,92 | 0,3200 | 0,7% | 0,3460 | 8,1% |
Ferrari | 412,10 | 2,4430 | 0,6% | 3,0310 | 24,1% |
Nexi | 5,74 | – | – | 0,0180 | – |
Saipem | 2,26 | – | – | 0,0840 | – |
Telecom Italia | 0,23 | – | – | 0,0010 | – |
(*) Dividendo in dollari
(**) Il dividendo è riferito all’esercizio chiuso il 30 giugno 2024
Fonte: Bloomberg, elaborazione Ufficio Studi FOL, dati al 7 novembre 2024
L’impatto dei dividendi sul Ftse Mib
Il Ftse Mib, come la maggior parte degli indici, è un price index. Viene quindi calcolato sommando le capitalizzazioni di mercato di tutte le società che compongono il paniere, ma senza tenere conto dei dividendi, che vengono distribuiti e non reinvestiti. Motivo per cui la performance del Ftse Mib non riflette pienamente il ritorno per gli investitori, considerando solo l’apprezzamento in conto capitale (capital gain) e non il rendimento da dividendi.
Più nel dettaglio, il giorno dello stacco della cedola i titoli inclusi nell’indice subiscono nominalmente un deprezzamento, teoricamente pari al dividendo pagato; poiché Piazza Affari è una delle Borse più generose al mondo in termini di dividendi (mediamente del 3-4% annuo), nel lungo periodo questa dinamica finisce per pesare sul Ftse Mib.
Per ovviare a questo problema e rappresentare più correttamente la remunerazione totale dell’indice, è possibile prendere come riferimento la versione Total Return del Ftse Mib, calcolata ipotizzando il reinvestimento dei dividendi.