Notizie Notizie Italia Worst of 2019: il fondo speculativo che ha scoperchiato il bluff delle bioplastiche. Tutte le tappe del caso Bio-on

Worst of 2019: il fondo speculativo che ha scoperchiato il bluff delle bioplastiche. Tutte le tappe del caso Bio-on

Pubblicato 19 Dicembre 2019 Aggiornato 20 Dicembre 2019 09:03

Quando si arriva alle battute finale di un anno di Borsa si parla spesso dei titoli migliori, in termini di performance di solito, e si lasciano da parte i peggiori. Il migliore debutto in assoluto è quello di Iervolino Entertainment, sbarcata sul mercato Aim di Borsa Italiana il 5 agosto 2019. L’esordio non è stato di quelli da applausi, ma nelle settimane e mesi successivi si è tramutata in una storia di successo. Partendo da un prezzo di 1,95 euro oggi la società vale oltre 5 euro, mettendo a segno una performance dalla quotazione di quasi il +200%.

Ma invece qual è stata la peggiore o meglio il più grande fallimento di questo 2019? È senza dubbio Bio-on, che nasce nel 2007 come azienda operante nel settore delle bio-tecnologie cercando di rivoluzionare il mondo della plastica attraverso soluzione completamente naturali. Al timone della società vi era posto Marco Astorri, che guidò Bio-on alla conquista del mercato finanziario italiano sbarcando sull’AIM Italia il 24 ottobre 2014 e portando il valore delle azioni da 5 euro (prezzo di Ipo) a toccare il massimo storico di 70 euro a luglio 2018 con una capitalizzazione di mercato di circa 1,3 miliardi. Dal quel picco massimo il titolo ha iniziato a ritracciare arrivando al 23 luglio a valere circa 50 euro. Poi è iniziato il tracollo di Bio che, in circa tre mesi, ha perso l’80% del proprio valore. Il 23 ottobre, a seguito delle misure interdittive verso i top manager decise dalla procura di Bologna, Borsa Italiana ha annunciato che i titoli di Bio-on “sono sospesi dalle negoziazioni” a tempo indeterminato (10,42 euro il prezzo di chiusura del 22 ottobre).

Cosa è successo

Ad aprire il caso è stato il fondo americano Quintessential Capital Management (QCM) – guidato dall’italiano Gabriele Grego – che in un report intitolato “Una nuova Parmalat a Bologna?” ha lanciato pesanti accuse a Bio-on, parlando di un “castello di carte, uno schema concepito dal management per arricchirsi sulle spalle degli azionisti. All’apparenza un’azienda di successo, con fatturato e profitti in crescita, la Bio-on sarebbe in realtà una grande bolla, basata su tecnologia improbabile, con fatturato e crediti essenzialmente “simulati” grazie ad un network di scatole vuote. Nonostante annunci altisonanti e progetti ambiziosi, diversi anni dopo la sua costituzione Bio-on non ha ancora prodotto né venduto nulla in quantità significative, se non a scatole vuote da sé controllate o affiliate”.

Il report, reso pubblico il 23 luglio scorso, ha portato subito al crollo del titolo in Borsa. Tanto che da Bio-on, è diventata “Bio-OFF” come ha scritto prontamente QCM dopo gli sviluppi del caso sulla società di bioplastiche. Dalle indagini è emersa “un’alterazione fattuale della società, finalizzata ad alterare il valore dei titoli in Borsa. Siamo intervenuti per interrompere questa artificiosa rappresentazione che la società faceva all’esterno di sé stessa” con l’obiettivo di “garantire una tranquillità del mercato ed evitare l’esplosione di una bolla economica dagli effetti potenzialmente devastanti”. Così il procuratore capo di Bologna, Giuseppe Amato, ha spiegato i motivi alla base dell’indagine denominata Plastic Bubbles del Comando provinciale della Guardia di finanza che ha agito su impulso della Procura bolognese.

Inoltre, ha aggiunto Amato, la società “ha rappresentato nel bilancio aziende come controllate, che in realtà erano integralmente riconducibili a Bio-on, con cui la stessa instaurava dei rapporti economici. Alla luce di questo, i ricavi non corrispondevano al vero”. E questo c’è stato “fin dalla nascita della società”. Sono emerse anche forti incongruenze delle comunicazioni societarie di Bio-on. Amato, ha precisato che dalle indagini è emersa una “difformità sostanziale” dei livelli produttivi che da inizio 2019 era di sole 19 tonnellate del polimero PHAs rispetto alle 1.000 tonnellate di capacità indicate dal management. In pratica, “Le false informazioni di bilancio sono risultate strettamente funzionali ad accrescere la capitalizzazione e, conseguentemente, rendere più appetibili sul mercato le azioni della società”, rimarca il Gip.

Per il presidente Marco Astorri sono scattati gli arresti domiciliari, mentre per il vicepresidente Guido Cicognani e il presidente del collegio sindacale Gianfranco Capodaglio misure cautelari interdittive del divieto di esercitare uffici direttivi di persone giuridiche. L’accusa è di false comunicazioni sociali da parte di una società quotata e manipolazione del mercato. In tutto sono nove indagati, a cui si aggiunge il sequestro di beni e disponibilità finanziarie per 150 milioni di euro in Emilia-Romagna, Lazio e Lombardia.

Cosa ha spinto Grego ad aprire il dossier 

A quanto pare ci sono investigatori privati che svolgono la professione di 007 antifrode per scovare aziende quotate con bilanci sospetti addirittura prima delle autorità di controllo. Dopo una meticolosa raccolta e analisi di informazioni al fine di scoprire vere e proprie frodi nascoste dietro ai numeri, gli 007 scommettono al ribasso sui titoli in questione. A questo punto, basta diffondere al pubblico il proprio lavoro investigativo e aspettare da spettatori l’evoluzione degli eventi e il crollo delle azioni. Il tutto incassando ingenti plusvalenze.

A luglio uno di questi professionisti dell’anti-frode si è palesato a Piazza Affari accusando la bolognese Bio-on nel report “Una Parmalat a Bologna”. Si tratta di Quintessential Capital Management, un fondo di investimenti americano con sede a New York guidato dall’italiano Gabriele Grego, la cui attività principale consiste nell’individuare, indagare ed esporre al pubblico situazioni catastrofiche e nascoste in società quotate, come la frode, la condotta criminale o i modelli di business fallimentari.

Nel caso di Bio-on, QCM è rimasto colpito dal contrasto tra generazione di cassa (free cash flows) e utili: i primi negativi e in diminuzione, i secondi positivi e in crescita. Altro dato che ha attirato l’attenzione sono stati i crediti verso i clienti che rappresentavano quasi la totalità delle vendite. QCM ha messo anche in discussione il valore della tecnologia di Bio-on per la produzione di bioplastiche al 100% biodegradabili in natura – del tipo PHA (poliidrossialcanoati) – e realizzate partendo da prodotti “no food” quali sottoprodotti agricoli come canna e barbabietola da zucchero, glicerolo grezzo (scarto del biodiesel), scarti della lavorazione delle patate e oli vegetali di frittura esausti. Una tecnologia che è stata messa in dubbio da illustri scienziati e dirigenti interpellati dal fondo americano. Inoltre, secondo QCM, le spese di sviluppo sono fortemente sproporzionate rispetto alla concorrenza e ai margini ottenibili.

La conclusione di Quintessential contenuta nel report pubblicato a luglio si è sostanzialmente avverata: “considerati i fatti nel suo insieme, riteniamo che la situazione di Bio-on sia insostenibile e che la società sia presto destinata al collasso totale. Il prezzo delle azioni Bio-on potrebbe diminuire drasticamente di valore e il titolo potrebbe essere sospeso o delistato. Inoltre, potrebbero essere aperti procedimenti civili e forse penali contro la società e Bio-on potrebbe cessare di esistere come entità commerciale”.

D’altronde Quintessential si vanta di utilizzare tecniche investigative all’avanguardia e interviene solamente dopo aver acquisito una mole informazioni schiaccianti per confermare le proprie tesi. Dal 2015 il fondo newyorchese ha portato a compimento sette operazioni (8 contando anche il caso Bio-on) contro varie società disoneste con un tasso di successo pari al 100%. In praticamente tutti i casi le tesi di QCM sono state confermate da inchieste ufficiali. In diversi casi il management delle società target è stato licenziato. In due casi le società hanno cessato di esistere settimane dopo l’intervento.

E adesso che fine farà Bio-on?

Ad oggi il futuro dell’azienda è più incerto che mai, oscillante tra il fallimento o la completa chiusura. Il danno, però, sarà irreversibile. Il titolo è bloccato in Borsa e i posti di lavoro dello stabilimento sono a rischio come quelli delle poche (reali) controllate dell’azienda, in particolare per Sebiplast. Per i piccoli investitori sarà avviata una pratica di rimborso, gestione lasciata al Sindacato Italiano per la Tutela dell’Investimento e del Risparmio. Per il futuro si potrebbe decidere di garantire la produzione della società, con i nuovi vertici che dovranno valutare se ci sono le condizioni per dare continuità all’attività di Bio-On. Nel frattempo, è stato nominato l’amministratore giudiziario Luca Mandrioli, che dovrà stabilire il futuro dell’azienda.

In una nota ufficiale del 5 dicembre sul sito di Bio-on si legge che l’amministratore giudiziario ha nominato Riccardo Casoni quale direttore generale in sostituzione a Vittorio Folla che aveva già rassegnato le proprie dimissioni dalla carica il 12 settembre 2019. “La nomina – si legge ancora nel comunicato – risponde all’esigenza primaria di assicurare una gestione stabile e coordinata di tutte le attività operative e progettuali dell’azienda con lo scopo di renderle più efficaci e funzionali agli obiettivi aziendali, avviando al tempo stesso un percorso di crescita dei marchi, dei brevetti e più in generale delle tecnologie da licenziare per raggiungere su scala industriale lo sviluppo e la messa a punto di prodotti finiti anche in settori innovativi facendo uso delle applicazioni già intraprese del biopolimero PHA”.

La nota precisa infine che “Dopo una attenta valutazione degli obiettivi della società e dopo aver dato corso ad una procedura di selezione che ha ritenuto preferibile privilegiare all’acquisizione di risorse esterne la valorizzazione delle migliori forze a disposizione della attuale struttura aziendale (risorse che costituiscono la vera essenza della società in forza della loro capacità tecnico-professionale idonea a garantire i risultati nel medio e lungo periodo) l’amministratore giudiziario ha ritenuto che Riccardo Casoni sia in possesso dei necessari requisiti di competenza, di autorevolezza, nonché di conoscenza del settore indispensabili per guidare con successo la gestione operativa dell’azienda nei prossimi mesi, in considerazione del qualificato profilo professionale e della sua comprovata capacità manageriale già sperimentata a vantaggio del gruppo stesso”.