Bio-on smentisce accuse, ma valore in Borsa si dimezza. Nuova truffa alla Parmalat a Piazza Affari?
Dopo una prima smentita generale ai contenuti del report redatto da Quintessential Capital Management (QCM), Bio-on inizia a controbattere nei vari ambiti agli affondi del fondo speculativo americano. La società bolognese precisa, in una nota, “di avere approvato in data 30 aprile 2019 il proprio bilancio di esercizio al 31 dicembre 2018, contenente altresì dati e informazioni sulle joint venture costituite dalla Società nel corso del 2018 con partner di primario standing internazionale. Il bilancio è stato certificato dalla società di revisione E&Y, che ha emesso relazione senza rilievi”. Questa la risposta ufficiale a QCM, che reputa precaria la situazione finanziaria reale di Bio-on e sottolinea una serie di irregolarità nella contabilità”.
Il fondo con sede a New York, specializzato nell’individuare ed esporre al pubblico situazioni poco trasparenti in società quotate, ha anche messo in discussione l’operato della società bolognese negli ultimi anni: “Nonostante annunci altisonanti e progetti ambiziosi, diversi anni dopo la sua costituzione Bio-on non ha ancora prodotto né venduto nulla in quantità significative, se non a scatole vuote da sé controllate o affiliate. Delle molte fabbriche annunciate negli anni, solamente una è stata realizzata, a prezzi esorbitanti e sembrerebbe non essere ancora completata o in produzione”.
Bio-on ha riposto evidenziando nella nota che “l’impianto produttivo di PHA costruito da Bio-on in località Castel San Pietro Terme, con capacità annua di 1.000 t/y, è operativo e in produzione. L’impianto produttivo di Bio-on è centrale per il business della Società nell’ottica di standardizzare la produzione di PHA con la propria tecnologia, provata sul piano industriale, e di accelerarne la diffusione nel mercato dei bio-polimeri. La produzione sinora raggiunta è stata al momento utilizzata dalla Società per la realizzazione di prodotti solari nell’ambito della joint venture Aldia in partnership con Unilever e di arredamento nell’ambito della partnership con Kartell, già in vendita sul mercato. L’impianto produttivo è stato visitato nel corso degli ultimi mesi da molteplici soggetti di ambito pubblico, finanziario e industriale, ai quali è stata mostrata la piena operatività del medesimo”. Bio-on ha precisato infine che “sta lavorando a un documento di approfondimento che verrà comunicato nella giornata”.
Titolo sospeso da diverse ore a Piazza Affari
Non basta la smentita al report di Quintessential per fermare il tracollo di Bio-on a Piazza Affari. È da questa mattina, più precisamente dalle 9:03, che il titolo è fermo in asta di volatilità a 49,60 euro, in ribasso del 10,31% rispetto al valore di chiusura di ieri. Ad ora la variazione teorica del prezzo è di quasi il -50%. Effetto da non sottovalutare anche sulla capitalizzazione di mercato di Bio-on. Prima della pubblicazione del report, la market cap superava il miliardo di euro mentre ora si aggira sui 933 milioni.
Come sottolineato anche dalla stessa Bio-on, il fondo che ha diffuso il report ha dichiarato un interesse economico nel movimento del prezzo del titolo oggetto del report stesso, come riportato nel proprio disclaimer. Tale interesse inoltre può cambiare senza preavviso, ha aggiunto Quintessential. C’è da dire che, senza considerare il tonfo di oggi, il titolo ha perso molto in questi ultimi mesi dal massimo toccato lo scorso 3 dicembre a 69 euro.
“Una grande bolla basata su tecnologia improbabile”
“Una Parmalat a Bologna?” Questo il titolo della ricerca condotta da Quintessential che, dopo una meticolosa raccolta e analisi di informazioni, afferma che la Bio-on “sarebbe in realtà una grande bolla, basata su tecnologia improbabile, con fatturato e crediti essenzialmente simulati grazie ad un network di scatole vuote”.
Ecco il link del video, in italiano, pubblicato da Quintessential:
Il fondo americano mette inoltre in discussione il valore della tecnologia di Bio-on per la produzione di bioplastiche al 100% biodegradabili in natura – del tipo PHA (poliidrossialcanoati) – e realizzate partendo da prodotti “no food” quali sottoprodotti agricoli come canna e barbabietola da zucchero, glicerolo grezzo (scarto del biodiesel), scarti della lavorazione delle patate e oli vegetali di frittura esausti. Una tecnologia che è stata messa in dubbio da illustri scienziati e dirigenti interpellati dal fondo americano. Inoltre, secondo QCM, le spese di sviluppo sono fortemente sproporzionate rispetto alla concorrenza e ai margini ottenibili.
E non solo. Quintessential fa notare che solo gli analisti di Banca Finnat seguono il titolo con raccomandazione Buy e target price a 86 euro, giudicato “molto aggressivo” da QCM, che ritiene i giudizi di Finnat su Bio-on “un po’ troppo ottimisti”. Alla base di ciò, secondo il fondo Usa, ci sarebbe un conflitto di interessa dato che “Finnat ha erogato una linea di credito pari a 15 milioni di euro alla holding di fondatori di Bio-on (Capsa)”.
La conclusione di Quintessential è drammatica: “considerati i fatti nel suo insieme, riteniamo che la situazione di Bio-on sia insostenibile e che la società sia presto destinata al collasso totale”. A questo punto molti si chiedono cosa succederà? Secondo QCM “il prezzo delle azioni Bio-on potrebbe diminuire drasticamente di valore e il titolo potrebbe essere sospeso o delistato. Potrebbero essere aperti procedimenti civili e forse penali contro la società e Bio-on potrebbe cessare di esistere come entità commerciale. Questo è solo l’inizio abbiamo una mole di documenti su Bio-on e sugli autori di questo gioco” conclude il fondo americano.