Notizie Indici e quotazioni Wall Street: S&P 500 verso fine pacchia? Outlook analisti con timori tassi Fed, utili ed elezioni Usa

Wall Street: S&P 500 verso fine pacchia? Outlook analisti con timori tassi Fed, utili ed elezioni Usa

9 Luglio 2024 09:11

A Wall Street occhio all’indice S&P 500, che oggi riparte dopo il 35esimo record di chiusura da inizio anno testato ieri.

Ma, sebbene le scommesse bullish non manchino, qualche analista inizia a fare la lista dei rischi che rischiano di interrompere il rally del listino benchmark di Wall Street. Rally che ha continuato a vedere protagonista anche il Nasdaq Composite, che ieri ha chiuso a un nuovo valore massimo della storia.

Wall Street: Inflazione, lavoro Usa, stagione utili, i fattori market mover

Come ha spiegato il responsabile strategist di Oppenheimer, John Stoltzfus, sono tre i fattori che stanno sostenendo i buy sull’azionario Usa.

  • Il dietrofront dell’inflazione, che sta smorzando i timori manifestati dai trader all’inizio dell’anno, quando i numeri relativi al trend dei prezzi negli Stati Uniti avevano fatto sorgere il dubbio che la Fed non solo non avesse grandi motivi per iniziare a tagliare i tassi, ma che dovesse valutare addirittura la possibilità di tornare ad alzare i tassi, a causa delle continue batoste arrivate con la pubblicazione di diversi dati macro. Ora, tuttavia – spiegano da Oppenheimer – gli ultimi dati economici indicano un rallentamento dell’inflazione, offrendo agli investitori la possibilità di tirare un sospiro di sollievo.
  • La solidità del mercato del lavoro Usa, che continua a mettere in evidenza numeri positivi sull’occupazione, a conferma delle buone condizioni di salute dell’economia, fattore che potrebbe andare a beneficio della crescita degli utili della Corporate America, in un momento in cui scatta il countdown sull’inizio della stagione degli utili delle società quotate a Wall Street.
  • La fiducia nella performance positiva degli utili delle società quotate sullo S&P 500, che sostiene il sentiment a Wall Street.

L’ottimismo di Oppenheimer si è tradotto in diversi upgrade sull’outlook dello S&P 500, che è stato ripetutamente rivisto al rialzo passando dalla stima piuttosto cauta di 5.200 punti a quota 5.900.

Ieri l’indice benchmark di Wall Street ha chiuso la sessione in rialzo, in attesa del discorso del presidente della Fed Jerome Powell segnando per l’appunto il 35esimo valore record di chiusura del 2024, a quota 5.572,86 punti.

La stessa Oppenheimer ha parlato tuttavia di rischi che incombono sullo S&P 500, così elencandoli:

  • La traiettoria dell’inflazione (Usa, tra l’altro attesa al varco). La domanda che si pone la divisione di ricerca dell’investment bank indipendente e della società di servizi finanziari è  la seguente: “il recente rallentamento dell’inflazione persisterà o si verificherà piuttosto una nuova fiammata delle pressioni inflazionistiche?”
  • Gli interventi della Federal Reserve di Jerome Powell: “come si districherà la Fed nel delicato compito di sostenere la crescita dell’economia Usa e di continuare a riportare il target dell’inflazione al 2%? Le decisioni di politica monetaria della Fed – è stato ricordato – hanno senza ombra di dubbio un impatto significativo sul mercato azionario”.
  • “La performance della stagione degli utili: riusciranno le società americane a continuare a incassare solidi risultati per tutto il 2024?” Oppenheimer ricorda che “gli utili societari sono la linfa vitale del mercato azionario Usa e che qualsiasi eventuale segnale di rallentamento dei profitti potrebbe scatenare una correzione”.

Morgan Stanley: rischio correzione (-10%) per S&P 500. Outlook Goldman

Se almeno Oppenheimer conferma la sua view bullish sullo S&P 500 Mike Wilson di Morgan Stanley paventa un dietrofront alquanto brusco per l’indice S&P 500, pur avendo rivisto al rialzo le stime a 12 mesi sullo S&P 500 a 5.400 punti dai precedenti 4.500 punti: un maxi upgrade, che ora è stato oscurato dalle dichiarazioni rilasciate dal direttore finanziario e dal presidente della Commissione globale di investimenti di Morgan Stanley.

Interpellato da Bloomberg, Wilson ha detto che una correzione di Wall Street pari al 10% è “altamente probabile”, per alcune ragioni che vedono ancora protagoniste la Fed, in particolare l’incertezza sui tagli dei tassi attesi dal braccio di politica monetaria della banca centrale Usa, ovvero il Fomc; gli utili delle aziende, dal momento che in media Wilson ritiene che i risultati non siano stati finora poi tutti positivi, e anche i multipli P/E, parametro misurato dal rapporto tra il prezzo corrente e gli utili per azione delle società (“le valutazioni mi appaiono molto poco appetibili).

C’è poi il grande fattore delle elezioni Usa, che vedono battersi il presidente degli Stati Uniti Joe Biden contro l’ex presidente Donald Trump.

Wilson ha fatto notare anche che il grande guadagno incassato YTD dallo S&P 500 dipende da una manciata di società, ergo da poche mega cap.

Indubbiamente, il grande market mover dei mercati rimane il fattore Fed: ovvero quanti tagli il presidente Jerome Powell & Co, riusciranno ad assicurare agli investitori.

Le speranze si sono riaccese con alcuni dati come il PCE core, che ha confermato il processo disinflazionistico in corso negli Stati Uniti, seppur con la nota stonata del target ancora non centrato, e con i numeri emersi dalla pubblicazione del report occupazionale Usa, relativo al mese di giugno.

Grande è intanto l’attesa per il grande market mover di dopodomani, giovedì 11 luglio, ovvero l’indice dei prezzi al consumo di giugno, altro parametro cruciale per valutare il trend dei prezzi: gli analisti prevedono un trend su base mensile del CPI core dello 0.2%, come nel mese precedente, a conferma del rialzo consecutivo in due mesi più lento dall’agosto del 2023.

Su base annua, il trend del CPI core è atteso in rialzo del 3,1%, rispetto al 3,3% di maggio.

Nel frattempo, a dispetto del rally dell’indice S&P 500, pari a +17% YTD dopo il +24% del 2023, il fronte degli strategist più cauti si allarga:

Scott Rubner di Goldman Sachs Group ha detto ieri di temere un trend al ribasso per Wall Street nelle prime due settimane di agosto, nel caso in cui la stagione degli utili della Corporate Usa dovesse deludere.

Il trading desk di Andrew Tyler di JPMorgan Chase ha ammesso di essere bullish con una “convinzione lievemente inferiore”, a causa dell’indebolimento emerso da alcuni dati macro recenti.

Scott Chroner di Citigroup ha lanciato un campanello di allarme su una potenziale ritirata della borsa Usa.

Attenzione anche al commento di Megan Horneman di Verdence Capital Advisors, che ha detto di “non escludere una correzione di almeno il 10% dello S&P 500 nel secondo semestre dell’anno. Specialmente nel momento in cui vedremo le aspettative sugli utili farsi più realistiche”.