UniCredit, dopo spavento tassi negativi rumor Mustier: AD vuole rendere banca meno italiana
Nuove indiscrezioni rischiano di alimentare la rabbia italiana contro UniCredit, per la precisione contro il suo AD Jean-Pierre Mustier. In un momento in cui non si può certo dire che si sia del tutto placata la polemica sullo spavento che Mustier ha fatto prendere ai correntisti retail italiani, Reuters riporta nuovi rumor, che fanno di nuovo drizzare le antenne all’Italia.
Mustier avrebbe un piano ben preciso per rilanciare le quotazioni del titolo UniCredit, che ha azzerato il 30% del suo valore dall’aprile del 2018: rendere la banca meno italiana.
Il rumor non è del tutto nuovo, visto che ha a che fare con un altro obiettivo di Mustier di cui si parla ormai da un bel po’: quello di creare una subholding tedesca per tutelarsi dal rischio Italia.
Di questo piano ormai si parla da tempo, ma ulteriori dettagli, sempre sotto forma di rumor, stanno arrivando. La scelta della Germania per la creazione di una subholding non sarebbe certo casuale. Si tratta infatti di un paese con rating a tripla A, che consente di tagliare il costo della raccolta della banca.
UniCredit (presente in territorio teutonico on la controllata HypoVereinsbank) potrebbe infatti – stando a quanto aveva anticipato in primis il Sole 24 Ore, “emettere debito beneficiando del rating del paese della subholding”, senza sborsare tassi troppo onerosi.
Sempre il Sole 24 Ore ha riportato qualche giorno fa che “la banca di piazza Gae Aulenti è oramai pronta a partire con il filing relativo alla creazione di una subholding tedesca in cui conferire tutte le partecipate estere, esclusa l’Italia. Il processo di interlocuzione con le diverse authority istituzionali (Banca centrale europea e Single resolution board) è oramai avviato a livello informale e il kick-off del progetto, a cui sono stati chiamati a lavorare gli advisor, dovrebbe avvenire in occasione della presentazione del piano industriale, fissato per il 3 dicembre”.
E questo, a dispetto del cambio del governo in Italia: come dire, Salvini o non Salvini, populisti o non populisti, l’Italia continua a far paura a Mustier.
UniCredit: quanto la penalizza l’essere una banca italiana?
E d’altronde, come negare il problema del doom loop, ovvero dell’abbraccio mortale tra le banche italiane e la presenza, nei loro bilanci, dei BTP?
Una presenza ingombrante, sicuramente meno che in passato, grazie al Quantitative easing della Bce, ma sempre ingombrante, visto che qualsiasi improvvisa ed eventuale impennata del rischio Italia peserebbe sul bilancio di UniCredit e di tante altre banche italiane.
Che poi la percezione che gli investitori hanno riguardo a UniCredit sia esagerata o meno, se ne può parlare. A tal proposito, nell’articolo di Reuters che parla del piano di Mustier di rendere UniCredit meno italiana, Stefano Caselli, professore ordinario di economia degli intermediari finanziari presso l’Università Bocconi, spiega:
“UniCredit è per dimensione uno dei principali gruppi europei ma, a causa delle sue radici italiane, viene dagli investitori associato al rischio Italia in misura a mio parere eccessiva perché non tiene dovuto conto della sua diversificazione geografica”.
La percezione potrà essere anche lontana dalla realtà, ma è sulla percezione che il più delle volte si basa il giudizio del mercato, così come è sulla percezione che si fondano le scelte di trader e investitori.
E così, una fonte, descrive a Reuters le paure su UniCredit in quanto banca italiana:
“Chi può dire con certezza che il debito italiano non sarà declassato a ‘junk’?”, dice la fonte, parlando della riorganizzazione dell’istituto come di una polizza assicurativa se l’economia italiana continuasse ad andare male. “La banca deve essere pronta a quella eventualità”, ripete la fonte, notando – riporta sempre Reuters – che Moody’s attualmente valuta la terza più grande economia della zona euro – gravata dal secondo più alto rapporto debito-Pil nel blocco della moneta unica – solo un notch sopra il non-investment grade. La Germania ha un rating tripla A da parte di tutte le principali agenzie di rating”.
Insomma, la banca italiana rischia di diventare sempre meno italiana. E il francese Mustier rischia di essere attaccato da più fronti.
Già il solo fatto di essere francese non è mai piaciuto a molti italiani. Il suo insediamento allo scranno più alto di UniCredit non era certo stato accolto con gioia dal popolo italiano, tanto che il 30 giugno del 2016 Dagospia non parlava solo della reazione positiva del titolo in Borsa dopo l’ok del comitato nomine di Unicredit alla sua candidatura, ma riassumeva, anche, il malcontento italiano, con la seguente frase: Francia capitale, Italia succursale!
Probabilmente, il sentiment verso Mustier era migliorato poi nel 2017, grazie ai risultati che UniCredit era riuscita a conseguire sotto la guida del banchiere.
Il Foglio dedicava l’articolo al manager francese L’anno d’oro di Unicredit con Mustier. L’eccezionale francese. L’articolo iniziava così: “Con la disputa franco-italiana su Fincantieri e le manovre di Vivendi su Mediaset e Telecom Italia – per non rivangare Parmalat o le case d’alta moda – gli italiani covano sospetti sulle società e sui manager francesi in patria. Possono fare un’eccezione quando si parla di Jean Pierre Mustier, ex capo della banca d’affari e investimenti di Unicredit, tornato in banca da amministratore delegato il 30 giugno 2016″.
Lo stesso ceo dichiarava a quei tempi, in un colloquio con la Stampa: “Basta con queste paranoie, sono più italiano degli italiani”.
Certo è che questa luna di miele, se mai c’è stata, ora rischia davvero di essere arrivata al capolinea, o di arrivarci.
Soprattutto se continuano ad arrivare indiscrezioni secondo cui a Mustier, di UniCredit, non piacerebbe proprio quel suo essere italiana. Così facendo, suo malgrado, il banchiere rischierebbe anche di fomentare la rabbia italiana contro i francesi. E di alimentare quelle paure che recentemente sono state manifestate da diversi sindacati del settore bancario dopo il caso dello spettro agitato dei tassi negativi, prima della smentita arrivata da parte della stessa banca.
“Dietro l’arguta nobilitazione della proposta – scrivevano i sindacati lo scorso 11 ottobre – non possiamo non tirare le fila rispetto alla gravissima affermazione di inizio estate che etichettava il nostro paese come ‘non profittevole’ e all’idea delle ultime ore di creare una sub-holding tedesca, e non vedere una chiara e pericolosa operazione volta a indebolire il sistema paese determinando una fisiologica fuga di capitali dalla seconda banca del paese”.
UniCredit oggi è sotto i riflettori anche per la notizia riportata dall’agenzia tedesca Scope Ratings, secondo cui la banca sarebbe pronta a procedere a una ulteriore vendita di crediti deteriorati per un valore nominale di 6,057 miliardi di euro.
Obiettivo: accelerare la pulizia di bilancio in vista del nuovo piano che sarà presentato il prossimo 3 dicembre. L’operazione ha ottenuto da Scope Ratings, stando a quanto si legge nel report dell’agenzia, un rating BBB+. Il portafoglio di crediti deteriorati, denominato Prisma, include sofferenze garantite e non garantite concesse a privati.