La frase di Trump che gela Wall Street, rischio lunedì nero. Direzione opposta di Treasury e S&P500 su alert recessione

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Acquisti sui Treasury e vendite a Wall Street. Il mese di marzo è iniziato con questo leitmotiv e anche oggi i segnali in arrivo da oltreoceano sono di un nervosismo dominante tra gli investitori azionari e con una fuga generale dagli asset rischiosi, con il Bitcoin crollato nuovamente in area 80mila dollari. E Donald Trump non appare propenso a farsi influenzare dagli umori dei mercati.
Nasdaq già in territorio di correzione
I futures dei maggiori indici della Borsa di New York anticipano un avvio in deciso calo. In particolare quello sull’S&P 500 segna oltre -1% in area 5.711 punti, ossia sui minimi da settembre. Oltre -1,2% per il futures sul Nasdaq 100.
La scorsa settimana l’S&P 500 è sceso di oltre il 3%, peggior settimana degli ultimi 6 mesi, mentre il Dow Jones Industrial Average è scivolato di oltre il 2% e Nasdaq Composite quasi il 3,5% arrivando a segnare oltre il 10% dal suo ultimo massimo storico di dicembre.
Venerdì Wall Street aveva leggermente risollevato la testa dopo che Trump ha annunciato il rinvio temporaneo delle imposte del 25% sulla maggior parte dei beni in arrivo da Canada e Messico, fino al 2 aprile. Il rinvio riguarda i prodotti che erano inclusi in un precedente accordo commerciale firmato durante il primo mandato di Trump.
E la volatilità aumenta. Il Vix, il cosiddetto indice della paura, viaggia oggi a ridosso di quota 26, in rialzo del 9% e nei pressi dei massimi dallo scorso agosto.
Trump avverte: non ci si può preoccupare del mercato azionario
Intanto lo stesso Trump, in un’intervista a Fox News, ha dichiarato che nel processo di costruzione di un Paese più forte non ci si può preoccupare del mercato azionario (“Quello che devo fare è costruire un paese forte. Non puoi davvero guardare il mercato azionario”); parole che spengono un po’ le attese di una “Trump put”, ossia che il tycoon abbandonerà le sue politiche se la caduta di Wall Street dovesse aggravarsi. Incalzato sulle crescenti preoccupazioni per un rallentamento, il presidente Usa ha detto: “Odio prevedere cose del genere. C’è un periodo di transizione, perché quello che stiamo facendo è molto grande. Stiamo riportando la ricchezza in America. Questa è una grande cosa. E ci sono sempre periodi in cui ci vuole un po’ di tempo”.
Trumprecession, cresce la paura tra gli investitori
A pesare come un macigno sull’umore di Wall Street è proprio l’incertezza che circonda gli annunci tariffari del presidente Donald Trump. Gli investitori temono per le ricadute sull’economia della confusione che si è creata attorno al flusso quasi costante di minacce, annunci e inversioni di tendenza di Trump.
A Wall Street nelle ultime settimane è iniziato a circolare il nuovo termine “Trumprecession” con il Trump Trade che invece è ormai un lontano ricordo. L’economia statunitense manda preoccupanti segnali di rallentamento con il pil che potrebbe essere risucchiata nel più rapido rallentamento dai tempi della pandemia. “Trump non è riuscito a escludere una recessione – spiega oggi Paul Donovan, capo economista di UBS Global Wealth Management – I mercati stanno diventando più preoccupati per i rischi di crescita economica. Come ha dimostrato la pandemia, l’interruzione della catena di fornitura può creare problemi di crescita. L’interruzione del commercio e del governo aumenta i rischi”.
“Sta diventando sempre più difficile distinguere la forma dell’economia attraverso la nebbia dei licenziamenti e dei dazi di Trump 2.0”, ha affermato Ed Yardeni, presidente di Yardeni Research, che non si stupisce quindi del risk-off in atto sui mercati.
La parola recessione appare comunque al momento non è visto ancora come lo scenario base. Goldman Sachs ritiene che le probabilità di una recessione nei prossimi 12 mesi siano salite solo al 20% (dal 15% dell’anno precedente). I dati di FactSet mostrano che solo 13 aziende hanno menzionato la parola “recessione” durante le call sugli utili dell’S&P 500 di questo trimestre. Questo ha segnato il numero più basso di menzioni di recessione dal primo trimestre del 2018.
L’alert recessivo confermato da movimento dei Treasury
I crescenti timori per l’economia hanno innescato invece crescenti acquisti sui Treasury a breve termine, con il rendimento del biennale in discesa da metà febbraio in avanti. L’alert recessivo sta alimentando le aspettative di una Federal Reserve che riprenderà a tagliare i tassi di interesse già a maggio per evitare che l’economia si deteriori. Secondo i dati di Bloomberg, i mercati continuano a scontare tre tagli dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve nel 2025.
Venerdì il presidente della Fed, Jerome Powell, si è mostrato molto prudente, lasciando capire che prima di fare qualsiasi mossa di politica monetaria si andranno a vedere gli effetti combinati delle politiche di Trump (non solo dei dazi). “I costi della cautela sono molto, molto bassi”, ha dichiarato Powell che ha rimarcato come l’economia statunitense rimane in una posizione solida, con una crescita stabile e un mercato del lavoro robusto. Tuttavia, i recenti sviluppi, come l’introduzione di tariffe commerciali su partner chiave come Messico, Canada e Cina, hanno aumentato l’incertezza economica.
Test inflazione Usa
Questa settimana l’appuntamento clou sarà l’inflazione Usa relativa al mese di febbraio. Il consensus prevede un lieve rallentamento al 2,9% a/a dal 3% del mese precedente, con la componente core al 3,2% dal 3,3%. “Tuttavia, dagli ultimi sondaggi Ism si è registrato un aumento della componente “prezzi pagati”, così come i prezzi dell’energia sono rimasti molto elevati a febbraio, per cui non è da escludere una possibile sorpresa al rialzo”, argomentano gli esperti di Mps Capital Services.
Il presidente degli Stati Uniti Trump si trova di fronte al problema di una possibile inflazione più elevata in futuro. “Sebbene i dietrofront tariffari siano stati rapidi, la minaccia potrebbe comunque consentire alle aziende di vendere una storia di aumenti di prezzo necessari – argomenta Paul Donovan – Alcune aziende potrebbero anche aumentare i prezzi in previsione di tariffe che in realtà non si verificheranno mai”. Il sondaggio della Fed di New York sulle aspettative di inflazione, non sempre affidabile come previsione, potrebbe dare un segnale se i consumatori sono preoccupati o meno.