Trump bis: tra i papabili al Tesoro Warsh, ma c’è chi lo vede alla Fed dopo Powell
Si aggiunge un nuovo nome alla lista dei pretendenti per il ruolo chiave nella prossima amministrazione Trump. Secondo un’esclusiva del Wall Street Journal, per la carica di segretario al Tesoro il presidente entrante starebbe prendendo in seria considerazione il nome di Kevin Warsh, un passato a Wall Street ma soprattutto ex membro del board della Federal Reserve.
Secondo le indiscrezioni, il piano sarebbe quello di far seguire al suo incarico governativo la nomina alla presidenza della banca centrale americana quando scadrà il mandato di Jerome Powell, nel maggio 2026. Trump avrebbe discusso del piano personalmente con Warsh mercoledì sera al suo country club di Mar-a-Lago, in Florida. Una decisione definitiva tuttavia non sarebbe ancora stata presa.
Un uomo delle istituzioni per realizzare l’agenda economica di Trump
Quella di segretario al Tesoro, l’equivalente di un ministro dell’Economia, è l’ultima tra le grandi cariche del gabinetto Trump a non essere ancora stata annunciata. Per il tycoon è una decisione fondamentale alla luce della promessa elettorale di rilanciare un’economia “america-first” con l’introduzione di forti dazi sulle importazioni, e di un pubblico americano che lo ha votato anche perché frustrato da un’inflazione perniciosa.
Trump ha promesso, tra le altre cose, di imporre dazi dal 10% al 20% su tutti i beni importati, arrivando anche al 100% sulle automobili elettriche provenienti dalla Cina. Non è chiaro quanto sarà realistico mantenerle ma è certo che il suo team economico avrà il compito di agire in quella direzione, cercando allo stesso tempo di evitare potenziali shock sui mercati finanziari.
Warsh in questo senso potrebbe essere sgradito alla componente più “Maga” del team Trump. È un uomo delle istituzioni, con un’impronta economica molto assimilabile all’ortodossia economica del Gop. “Penso che ci sia un po’ di resistenza su Warsh perché ha un curriculum molto pro-crescita e anti-protezionista”, ha detto a The Hill una fonte vicina al team di Trump. “Il pubblico Maga, l’ala Jd Vance dei Repubblicani pensano: ‘questo qua è un po’ troppo un repubblicano da Camera di Commercio'”.
Gli altri nomi in corsa: Bessent perde quota, Rowan se la gioca
Negli ultimi giorni ha anche preso quota il nome di Marc Rowan, co-fondatore e ceo del gigante del private equity Apollo Global Management. Sempre secondo indiscrezioni la corsa adesso sarebbe proprio tra quest’ultimo e Warsh, da decidersi al fotofinish. Dalla sua Rowan ha quella di essere un uomo d’affari di straordinario successo ed estremamente ricco (si stima che il suo patrimonio sia superiore agli 8 miliardi di dollari), caratteristica che non lascia mai indifferente Trump. Viene descritto come “un purosangue” che “manderebbe un segnale forte e instillerebbe fiducia nei mercati”.
Più defilato ma ancora in corsa è Scott Bessent, fondatore della società di investimenti Key Square Group. Bessent ha espresso parere favorevole ai dazi come strumento negoziale e fino a pochi giorni fa era considerato il favorito per il ruolo al Tesoro. È possibile anche che gli sia affidato il ruolo di capo dell’influente National Economic Council.
Fuori dai giochi invece Howard Lutnick, ceo di Cantor Fitzgerald, altra società leader nei servizi finanziari. Lutnick aveva ricevuto l’endorsement di Elon Musk durante il weekend per un ruolo al Tesoro, ma Trump ha deciso di affidargli il ministero del Commercio. D’altronde le sue posizioni sono state chiare: “Sono d’accordo al 100% con la strategia dei dazi”, avrebbe detto.
Chi è Warsh e perché la sua candidatura ha senso nel lungo periodo
Il cinquantaquattrenne Warsh ha un passato in Morgan Stanley ed ha lavorato nel governo di George W.Bush. Il presidente repubblicano lo nominò per occupare un posto vacante nel board della Fed all’inizio del 2006. A 35 anni fu il più giovane membro del direttivo nella storia della banca centrale americana, ed ha ricoperto l’incarico fino al 2011. Molte sue vedute potrebbero portarlo in rotta di collisione con Trump: si è espresso contro il protezionismo, in favore della globalizzazione, ha sottolineato l’importanza di avere una Fed indipendente dalla politica e quella di avere un dollaro forte.
Recentemente Warsh, che sta già aiutando il team Trump in questa fase di transizione, tuttavia ha espresso posizioni più nelle corde del prossimo presidente. In un op-ed sul Wall Street Journal dello scorso marzo ha scritto che se “paesi stranieri sfavoriscono gli interessi statunitensi, non godranno dei preziosi benefici della protezione americana o dell’accesso alle tecnologie e ai mercati americani”.
Un altro punto a suo favore infine è il fatto di essere sposato con Jane Lauder, ricchissima ereditiera della dinastia Estée Lauder e figlia di Ronald Lauder, amico di vecchia data di Trump e donatore della sua campagna.
Potrebbe essere la miscela più equilibrata di “trumpismo” e istituzionalità: strategicamente averlo alla Fed dopo Powell, con cui Trump ha avuto frizioni in diverse occasioni, potrebbe se non altro far sperare il presidente in una gestione non antagonistica alla sua agenda economica.