Fed conferma le aspettative e taglia i tassi di 0,25%. Powell: “Trump non può sostituirmi”
La Federal Reserve di Jerome Powell ha annunciato oggi un taglio dello 0,25% dei tassi sui fed funds, facendoli scendere ad un range tra il 4,5% e il 4,75%, rispetto al precedente range compreso tra il 4,75% e il 5%.
La decisione, presa all’unanimità e annunciata al termine della della due giorni di riunioni del Fomc, il braccio finanziario della Banca Centrale Americana, ha confermato le aspettative degli analisti e degli operatori di mercato.
Due giorni dopo la vittoria di Donald Trump nelle elezioni presidenziali, l’istituto guidato da Jerome Powell ha così evitato sorprese, operando il secondo taglio ai tassi d’interesse in poco meno di due mesi. In settembre era arrivato un maxi taglio di mezzo punto percentuale, dopo un periodo restrittivo durato oltre quattro anni.
L’inflazione “ha fatto progressi” ma resta ancora “abbastanza elevata”, si legge nel comunicato. L’outlook economico “resta incerto” e l’istituto “è attento ai rischi da entrambi i lati del suo doppio mandato di raggiungere massima occupazione ed un tasso di inflazione del 2% nel lungo periodo”. Le condizioni del mercato del lavoro “sono generalmente migliorate e il tasso di disoccupazione è salito ma rimane basso“.
Se Trump chiedesse a Powell di lasciare la risposta sarebbe un secco “no”
Nella conferenza stampa a Washington, che ha fatto seguito al comunicato, Powell ha cercato di ridurre al minimo i commenti sul futuro presidente, che lo ha spesso criticato. In due circostanze però le sue parole sono state perentori e fulminanti, il che lascia intendere come sotto il manto compassato dell’ufficialità istituzionale ribollano sentimenti meno ordinari.
“No”, ha risposto seccamente quando gli è stato chiesto se se ne sarebbe andato in seguito ad un’eventuale richiesta proveniente dal governo Trump. In un’altra occasione gli è stato chiesto se il presidente potrebbe avere il potere di rimuoverlo o degradarlo. “Non è consentito dalla legge”, ha risposto con perentorietà.
Appare chiaro che dal prossimo 20 gennaio l’inquilino della Casa Bianca potrebbe rendere la vita ancora più difficile a Powell. Le politiche promesse da Trump, nonostante da una parte siano viste pro crescita e pro business, potrebbero anche risultare inflazionistiche, in particolare se venissero implementati dazi, e aumentare a dismisura il deficit.
Nel breve termine, ha comunque sottolineato Powell, “l’elezione non avrà effetti sulle nostre decisioni”, e su quello che farà l’amministrazione Trump “non tiriamo a indovinare, non facciamo ipotesi, non diamo per scontato”.
Inflazione migliora ma gli americani soffrono ancora
Riprendendo il linguaggio del comunicato Powell ha detto che l’inflazione continua a migliorare, ed è “sulla giusta traiettoria” per arrivare ad un tasso naturale del 2% nel lungo periodo. Tuttavia, osservando i dati recenti, in cui il Pce core si è assestato ad un più alto del previsto 2,7%, il che potrebbe far pensare ad un possibile rallentamento dei tagli dei tassi nella prossima riunione, che si terrà in dicembre.
“Non siamo legati ad una particolare strategia predefinita”, ha detto Powell, rimarcando più volte che la situazione attuale è molto fluida e necessità di adattamento in base ai dati economici che si presentano di volta in volta.
Il numero uno della Fed ha anche riconosciuto che se da una parte i dati sono incoraggianti, moltissimi americani non percepiscono miglioramenti nel loro portafogli. “Abbiamo avuto uno schock inflazionario globale” a partire dagli anni del Covid, ha detto, sottolineando che anche se l’inflazione rallenta, i prezzi tendono a non tornare sui livelli precedenti e “ci vuole qualche anno affinché i salari salgano abbastanza e si avverta il miglioramento”.
Economia forte, 2025 forse anche meglio di quest’anno
Powell ha rimarcato come l’economia americana sia in buone condizioni, ricordando una crescita del 2,8% del Pil nel terzo trimestre, e ha detto che è possibile che l’economia “l’anno prossimo potrebbe essere ancora più forte di quest’anno”.
Le reazioni di Wall Street sono state generalmente positive, con il Dow Jones stabile, lo S&P 500 che segna un +0.74% e il Nasdaq +1.51% sul finire della giornata di contrattazioni.