Notizie Notizie Italia Governo Meloni TIM: su rete accordo Mef-KKR, governo fino a 20% in NetCo. Focus titolo

TIM: su rete accordo Mef-KKR, governo fino a 20% in NetCo. Focus titolo

11 Agosto 2023 10:30

Rete fissa TIM: accordo Mef-KKR. Il governo fino al 20% in NetCo. Titolo su di giri a Piazza Affari, poi si sfiamma.

Rete fissa Tim, arriva l’annuncio del Mef, che conferma l’ingresso del governo nelle vesti di azionista delle rete della compagnia telefonica, con una quota fino al 20% di Netco.

Con un comunicato diramato nella serata di ieri, il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha annunciato di aver siglato un MoU con KKR sulla rete Tim, dando così ragione a quelle indiscrezioni che erano circolate a Piazza Affari sull’accelerazione del dossier, e che hanno fatto scattare ripetutamente al rialzo il titolo Telecom Italia nelle ultime sedute.

Oggi (ieri per chi legge) è stato siglato il Mou  tra KKR e il ministero dell’Economia e delle finanze“, ha annunciato il Mef, con una nota diffusa nella serata di ieri, 10 agosto 2023.

“L’accordo prevede la formulazione di un’offerta vincolante (da parte di Kkr) che stabilisce, tra l’altro, l’ingresso del Mef nella Netco nella percentuale fino al 20%”, a conferma dell’intenzione del governo Meloni di giocare un ruolo centrale nella partita della rete fissa.

Dopo essere scattato fino a oltre +5%, portandosi in cima al Ftse Mib, il titolo TIM fa dietrofront, azzerando quasi del tutto il rally e viaggiando attorno a quota 0,277 euro.

Gli analisti di Equita hanno diramato una nota positiva, guardando all’evoluzione del dossier della rete.

“Al di là delle quote degli altri soggetti ancora da definire, il messaggio importante è la presenza diretta e attiva del Mef che rende esplicito il forte e ampio supporto politico all’operazione e offre garanzie sul tema golden power. L’operazione dovrà essere notificata all’Antitrust europeo per verificare che non sussistano le condizioni per l’aiuto di Stato, tema che non vediamo come elemento di rischio trattandosi di un’operazione condotta alle stesse condizioni di un soggetto privato come KKR’.

Equita SIM ha, di conseguenza, reiterato il rating “buy” sul titolo Tim con un target price di 0,4 euro sullo scenario “di completamento dell’operazione NetCo e di deleverage post deal intorno a 5 miliardi e senza includere potenziali earn-out”.

Rete TIM, NetCo: ruolo decisivo governo. Titolo vola poi azzera rally

“I termini dell’offerta dal punto di vista dei rapporti tra le parti prevedono un ruolo decisivo del governo nella definizione delle scelte strategiche”, conferma il comunicato del Mef, che prosegue informando che “i prossimi passaggi saranno relativi all’adozione di un Dpcm per completare l’iter procedurale”.

Ieri, nuovo ennesimo rialzo per il titolo Tim, che ha chiuso la seduta di contrattazioni di Piazza Affari, scattando sull’indice Ftse Mib del 2,75%, a quota 0,2764 euro.

Il Tesoro è pronto dunque a entrare in NetCo, la rete TIM compresa Sparkle, con una quota fino al 20%, insieme al fondo F2i che, secondo voci di mercato, sarebbe disposto a fare il suo ingresso nella partita con una partecipazione pari ad almeno il 10%.

A entrare in NetCo, secondo alcune indiscrezioni, potrebbe essere anche Cassa depositi e prestiti con una quota del 5% mentre Tim, almeno a quanto si è appreso finora, non avrebbe intenzione di mantenere alcuna quota.

Obiettivo del ceo Pietro Labriola sarebbe uno smobilizzo totale degli asset della rete fissa per massimizzare l’intero incasso derivante dalla vendita.

Obiettivo del governo Meloni, invece, sarebbe quello di fare in modo che l’Italia continui ad avere una voce importante nel capitolo della gestione della rete.

Labriola: l’importanza di vendere la rete per valutare anche opzioni M&A

Lo scorso 3 agosto, commentando i risultati di TIM, Labriola aveva sottolineato che la cessione della rete stava andando secondo i piani.

“C’è un’offerta che supera i 20 miliardi”,  aveva ricordato il ceo, facendo riferimento alla proposta di KKR.

Lo smobilizzo della rete, aveva aggiunto Labriola, “non è solo una questione di tassi di interesse e di debito da abbattere. Il nostro piano passa per scelte che hanno ragioni industriali e servono per ridare all’azienda opzioni strategiche”.

Il ceo aveva detto di fatto che Tim avrebbe potuto essere player attivo in un eventuale processo di consolidamento del settore delle tlc, ma solo in caso di smobilizzo della rete fissa, a causa dei limiti imposti dalle autorità di regolamentazione.

“Se non vendiamo la rete sarà difficile essere attivi, saremo semplicemente passivi in un processo di M&A”, aveva sottolineato l’AD.

Vale la pena ricordare che il dossier sulla rete TIM ha iniziato a fare finalmente progressi con la decisione del cda della compagnia telefonica, arrivata alla fine di giugno, di scegliere la proposta del colosso di private equity americano KKR.

A seguito della presentazione da parte di KKR e del consorzio CdP-Macquarie di due proposte per la rete fissa – incluse FiberCop e Sparkle – alla fine i vertici hanno scelto il fondo americano, con tanto di scoglio rappresentato dal maggiore azionista Vivendi.

Con in mano una partecipazione nel capitale di Tim pari al 24%, secondo alcune indiscrezioni Bolloré & Co pretenderebbero almeno un’offerta superiore a 30 miliardi di euro, a fronte di una proposta, da parte di KKR, di €22,5 miliardi circa.

In quell’occasione, il cda di TIM dava mandato “all’amministratore Delegato (Pietro Labriola) di avviare, in esclusiva, una negoziazione migliorativa con KKR” che portasse il fondo Usa a “presentare, nel più breve tempo possibile compatibilmente con la complessità dell’operazione e comunque entro il 30 settembre un’offerta conclusiva e vincolante secondo i migliori termini e condizioni”.

A questo punto, dopo la pubblicazione del MoU, la prossima data da attenzionare, prima di quella del prossimo 30 settembre, è quella del 28 agosto, giorno in cui si prevede una riunione del Consiglio dei ministri che dovrebbe a questo punto approvare il decreto per formalizzare l’ingresso del Mef nella rete fissa.

La nota di Equita SIM post conti

Dopo la pubblicazione dei conti del secondo trimestre e del primo semestre del 2023, Equita aveva diramato una nota, in cui affermava che, a suo avviso, i messaggi del secondo trimestre erano stati “di supporto a livello operativo, evidenziando un ritorno alla crescita di ricavi ed EBITDA domestici, con segnali incoraggianti dai KPIs domestici relativi all’ARPU consumer nel fisso e alle minori perdite di linee nel mobile, e la prosecuzione della buona performance in Brasile”.

Equita annunciava di aver “fatto poche modifiche a livello operativo”, decidendo tuttavia di avere “incorporato la risalita dei tassi di interesse riducendo quindi il risultato netto (ora visto rimanere in perdita sul periodo 2023-25) e azzerando il pagamento di dividendi”.

“La cessione di NetCo – scrivevano gli analisti della SIM milanese – a nostro avviso è essenziale anche per risolvere questo tema e pensiamo quindi che a settembre possa procedere, agendo da catalyst per il rerating del titolo”.