Fitch fa gioire Giorgetti, Btp pronti a nuovo rally. Strada spianata a spread sotto 100

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Arriva a sorpresa, ma non troppo, la promozione dell’Italia da parte di Fitch. L’agenzia di rating ha rivisto l’outlook sull’Italia da “stabile” a “positivo“, citando i recenti miglioramenti nelle performance fiscali della terza economia dell’eurozona e l’impegno del governo a rispettare i vincoli di bilancio europei.
“I giudizi delle agenzie di rating sono il risultato dell’azione responsabile di questo governo che si traduce in credibilità per l’Italia”, ha commentato il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti.
Outlook su, ecco perchè
L’agenzia di rating Fitch ha confermato il rating BBB migliorando come detto l’outlook. “La credibilità fiscale dell’Italia è aumentata e la Manovra 2025 sottolinea l’impegno del governo nei confronti delle norme fiscali dell’UE”, ha affermato Fitch. “L’outlook positivo riflette il fatto che i recenti risultati di bilancio più elevati e l’impegno nei confronti delle regole di bilancio dell’Unione europea indicano una potenziale riduzione dei rischi di bilancio e di finanziamento a medio termine derivanti dai livelli di debito eccezionalmente elevati dell’Italia”, argomenta Fitch che non manca di sottolineare come il miglioramento dell’outlook è anche frutto dei segnali di una crescita potenziale più forte e di un contesto politico più stabile.
Un segnale di fiducia che arriva pochi giorni dopo il varo della manovra 2025. Fitch pone l’accento sulle maggiori entrate tributarie che hanno permesso al governo di aumentare sostanzialmente il saldo fiscale previsto per il 2024. Ora l’agenzia indica un disavanzo fiscale del 3,7% del Pil, in calo rispetto al 4,7% della revisione di aprile e alla stima iniziale del governo del 4,3%. Di conseguenza, Fitch si aspetta che l’Italia raggiunga il saldo primario di bilancio quest’anno. Guardando ai prossimi anni, Fitch vede i disavanzi di bilancio ridursi al 3,2% del Pil nel 2025 e al 2,7% nel 2026, sostanzialmente in linea con il piano di bilancio strutturale a medio termine del governo che delinea obiettivi di bilancio su un percorso di aggiustamento di sette anni.
Fitch apprezza anche capacità di abbattere il rapporto debito/pil
Fitch ritiene che i rischi di non conformità siano limitati, in quanto i piani dell’Italia sono in linea con i requisiti della Commissione europea. Un accenno anche all’impegno a ridurre il debito: “l’Italia ha ridotto il proprio debito di quasi 20 punti percentuali di Pil rispetto al picco del 2020 ed è tra i pochi paesi della zona euro ad aver riportato il rapporto debito/Pil ai livelli pre-pandemia”. Il debito ora salirà al 136,3% del Pil nel 2026, primi di iniziare a scendere al 135,4% nel 2028.
Aumenta la crescita potenziale
La stima di crescita è poco sotto quelle indicate dal governo con +0,7% nel 2024 e +1,1% nel 2025. L’economia italiana si trova il 5,5% al di sopra dei livelli pre-pandemia, superando il 3,9% medio dell’Eurozona. Fitch sottolinea l’aumento della crescita potenziale. “Maggiori investimenti, insieme a una maggiore partecipazione al lavoro, hanno migliorato la crescita economica potenziale dell’Italia, storicamente una debolezza del rating per il paese”. Il Mef e la Commissione Europea stimano una crescita potenziale superiore all’1% nel medio termine, rispetto a una media dello 0% nel decennio precedente la pandemia.
S&P invece non cambia (per ora)
Sempre venerdì S&P Global ha confermato il rating dell’Italia a ‘BBB’ e ha lasciato l’outlook a ‘stabile’, osservando che “le prospettive di crescita del pil italiano sono rosee” e l’andamento dei conti pubblici “sta migliorando”. Per S&P l’economia è attesa crescere di circa l’1% nel periodo 2024-2025 rispetto allo 0,2% del decennio precedente alla pandemia.
L’agenzia statunitense si dice pronta ad alzare il rating in caso di una crescita più forte che portasse a un calo del debito pubblico in percentuale del Pil (previsto invece salire al 138% nel 2027).
La reazione di oggi dello spread
Stamattina nessuno scossone per i Btp con il rendimento del titolo decennale che si mantiene in area 3,37% con spread Btp-Bund stabile a 117 punti base, sui minimi a tre anni toccati venerdì. Il differenziale Italia-Francia è invece di soli 46 punti.
Ormai appare alla portata dell’Italia la discesa dello spread sotto il muro fatidico dei 100 punti base. Per farlo deve assottigliarsi di un ulteriore 15% e una sponda può arrivare nei prossimi mesi da ulteriori tagli dei tassi da parte della Bce oltreché dal confermarsi del trend di crescita economica e risanamento dei conti pubblici. Settimana scorsa Ales Koutny, responsabile dei tassi di Vanguard, ha dichiarato a Milano Finanza che non è da escludersi una discesa del differenziale sotto tale soglia, evento che non succedeva dai tempi di Draghi a palazzo Chigi, nel 2021.
Spread dimezzato in un anno
Un anno fa lo spread viaggiava a 210 punti base, con una tendenza ascendente in corrispondenza proprio con il periodo caldo dell’approvazione della manovra e andando indietro a due anni fa, sempre a ottobre con il governo Meloni in fase di insediamento, era più del doppio rispetto ai livelli attuali in area 250 punti base.
Anche Citi nelle scorse settimane ha affermato che il rendimento dei Btp è destinato a scendere fino al 3,1% entro il primo trimestre del 2025, preferenti la carta italiana a quella francese che si trova in una situazione di maggiore squilibrio di bilancio a cui si aggiunge l’instabilità politica. L’Italia, aggiunge Citi, ha evidenziato negli ultimi anni un pil più vigoroso accompagnato da una forte crescita dei livelli occupazionali che porta in dote delle entrate in rapporto al Pil strutturalmente più alte rispetto al passato.
Dall’affermazione del centrodestra alle elezioni del settembre 2022, lo spread italiano si è quasi dimezzato, di contro lo spread francese è in aumento del 28%.
Un calo dei rendimenti si traduce per l’Italia in un minore costo di rifinaziamento del debito. Un toccasana se si considera che solo nel 2025 ci saranno titoli di stato a medio-lungo termine per 242 miliardi e bot per 130 miliardi, per un totale di oltre 370 miliardi da rifinanziare con nuove emissioni.
Le stime governo su deficit e debito
A giugno, la Commissione ha sottoposto l’Italia e altri sei paesi a una procedura disciplinare a causa di elevati deficit di bilancio. Il deficit dell’Italia nel 2023 è stato del 7,2 percento del prodotto interno lordo, il più alto nell’eurozona a 20 nazioni.
Il mese scorso il governo italiano ha rivisto i suoi obiettivi per il deficit di quest’anno e del prossimo, rispettivamente al 3,8% e al 3,3% del Pil, e ha affermato che il deficit scenderà al di sotto del limite del 3% stabilito dall’UE nel 2026.
Nonostante la riduzione del deficit, il governo prevede che il debito italiano, il secondo più alto nell’eurozona, salirà dal 134,8% del prodotto interno lordo dell’anno scorso al 137,8% nel 2026, per poi diminuire gradualmente.