TIM sceglie KKR per rete fissa. Scoglio Vivendi, governo irritato

- Rete fissa TIM: KKR preferita a Cdp-Macquarie. Ecco perché
- TIM, scelta KKR: per Labriola lo scoglio più grande è Vivendi?
- Rete fissa, i francesi di Bolloré: si rischia caso dead man walking
- Governo Meloni irritato: la strada è KKR o aumento capitale
- Fondo KKR: il profilo del colosso di private equity
Rete fissa TIM, il cda sceglie KKR. Ma i francesi di Vivendi promettono battaglia
Rete fissa TIM: alla fine la scelta è ricaduta sul fondo americano KKR, acronimo di Kohlberg Kravis Roberts. In una sessione di Piazza Affari che inizia con il segno meno, il titolo Tim si porta in cima al listino Ftse Mib.
L’offerta del fondo Usa è stata preferita a quella del consorzio CdP-Macquarie. Lo ha annunciato la stessa TIM con un comunicato, dopo aver esaminato le due offerte finali non vincolanti per la rete fissa – incluse FiberCop e Sparkle. Tutto ok? Non proprio, vista l’opposizione del maggiore azionista di TIM, Vivendi, contraria alla vendita della rete al fondo.
Al punto che l’FT parla di una “profonda irritazione del governo” per il gigante media controllato da Bolloré.
Rete fissa TIM: KKR preferita a Cdp-Macquarie. Ecco perché
Così, con una nota diffusa al termine della riunione del cda, TIM ha annunciato di aver scelto il fondo KKR:
“Il Consiglio di Amministrazione di TIM, riunitosi oggi (ieri per chi legge) sotto la presidenza di Salvatore Rossi, ha esaminato le offerte finali non vincolanti ricevute all’esito del processo competitivo avviato con riferimento alla valorizzazione delle attività relative alla rete fissa di TIM – incluse FiberCope Sparkle – di cui è prevista la concentrazione in una società di prossima costituzione (‘NetCo’)”.
La società di tlc capitanata dal ceo Pietro Labriola ha reso noto che la decisione è stata presa dopo “un ampio e approfondito dibattito, che è stato condotto con l’assistenza di primari advisor finanziari (Goldman Sachs, Mediobanca – Banca di Credito Finanziario e Vitale & Co)”.
L’esame, “alla luce dell’istruttoria svolta dal Comitato Parti Correlate (a sua volta assistito da LionTree
e Equita in qualità di advisor indipendenti)”, ha portato il cda di TIM a ritenere “preferibile l’offerta del fondo Usa KKR, in termini di eseguibilità e relativa tempistica” e, anche, in quanto superiore rispetto all’offerta che era stata presentata dal consorzio CdP-Macquarie, per la precisione dal consorzio costituito da CDP Equity e Macquarie Infrastructure and Real Assets (Europe) Limited.
Fatta la scelta, il cda di TIM ha dato mandato “all’Amministratore Delegato (Pietro Labriola) di avviare, in esclusiva, una negoziazione migliorativa con KKR” che porti il fondo Usa a “presentare, nel più breve tempo possibile compatibilmente con la complessità dell’operazione e comunque entro il 30 settembre un’offerta conclusiva e vincolante secondo i migliori termini e condizioni”, e a stabilire, anche, “il perimetro, le modalità e i tempi per l’esecuzione dell’attività di due diligence confirmatoria”.
Nelle ultime ore, si vociferava come la scelta di TIM propendesse proprio per il fondo KKR, grazie alle maggiori garanzie sul fronte antitrust.
TIM, scelta KKR: per Labriola lo scoglio più grande è Vivendi?
Proprio ieri, giorno della riunione del cda, arrivavano nuove indiscrezioni su come, a storcere il naso di fronte all’offerta di KKR, fosse il primo azionista francese Vivendi, secondo cui l’offerta di KKR sarebbe troppo bassa.
Nell’articolo “Vivendi to fight Telecom Italia’s plan to sell landline network to KKR”, ovvero “Vivendi pronta alla lotta contro il piano di vendita della rete fissa di Telecom Italia a KKR”, l’FT – citando fonti vicine al dossier – ha parlato della contrarietà di Vivendi, il gruppo media francese controllato dal miliardario Vincent Bolloré – a procedere allo smobilizzo degli asset di TIM al fondo americano.
Maggiore azionista di TIM con una partecipazione nel capitale pari al 24%, Bolloré & Co pretenderebbero, ricorda un altro articolo di Reuters, almeno un’offerta superiore a 30 miliardi di euro, a fronte di una proposta, da parte di KKR, che ammonterebbe a €22,5 miliardi circa.
Rete fissa, i francesi di Bolloré: si rischia caso dead man walking
Era stato così lo stesso Yannick Bolloré, presidente del board di supervisione di Vivendi, nel corso di un’intervista rilasciata al Financial Times nella giornata di martedì, a sottolineare la necessità che il boad prendesse in considerazione il modo di “ottimizzare il valore di tutti gli azionisti“.
Yannick Bolloré non aveva rilasciato ulteriori commenti sull’eventualità di una qualsiasi vendita di asset, ma una delle fonti ha riportato ieri all’FT che “separare la rete senza risolvere la questione di cosa succederà poi in Telecom Italia è semplicemente una procrastinazione..e una gestione e una governance inadeguate”.
Vivendi, ha detto la fonte, “continua a portare avanti questa battaglia in quanto l’asset che è il gioiello della società è la rete. Di conseguenza, se si separa la rete dal resto, la società diventa un dead man walking”.
Governo Meloni irritato: la strada è KKR o aumento capitale
Sempre l’FT, nel suo articolo, ha fatto riferimento all’irritazione del governo Meloni nei confronti dell’atteggiamento di Vivendi, che continua in modo tacito a insistere sulla sua opposizione alla vendita della rete fissa.
Secondo Roma, i francesi di Bolloré non avrebbero tra l’altro una soluzione alternativa valida da presentare. Di conseguenza per TIM la strada da prendere, ha fatto notare un funzionario interpellato dall’FT è “questa, oppure un aumento di capitale“.
“Il fatto che non vogliano perdere soldi sui loro investimenti è comprensibile, ma questo atteggiamento è piuttosto puerile, visto che l’alternativa a KKR – CDP e Macquarie – non si presenta affatto attraente”, ha continuato il funzionario, facendo riferimento al no di Vivend
Ieri il titolo TIM ha chiuso la giornata di contrattazioni segnando un calo del 2,85% a 0,2594, in attesa dell’annuncio del cda dopo l’esame delle due offerte non vincolanti presentate dal fondo americano e dall’asse CdP-Macquarie.
Fondo KKR: il profilo del colosso di private equity
KKR è una società di investimenti globale che offre, così si legge nel sito del fondo, una gestione degli asset alternativa (alternative asset management).
KKR si distingue per essere un colosso internazionale di private equity, specializzato nel segmento di leveraged buyout.
Con sede a New York, il fondo ha “una visione industriale”, che lo porta a incassare alti ritorni dai propri investimenti grazie a un “approcio paziente e disciplinato” e “a un personale di alta qualità, che persegue gli standard più elevati di eccellezza, allineando i nostri interessi con quelli dei nostri partner di investimento“.
“Attraverso un approccio integrato, puntiamo a fornire soluzioni finanziarie innovative e veicoli di investimento, al fine di aiutare chi investe nei nostri fondi a centrare i loro obiettivi”, si legge ancora.
Qualche numero: in data 31 marzo 2023 gli AuM, ovvero le masse gestite dal fondo americano KKR ammontavano a $510 miliardi circa.
Sono 127 le società presenti nei fondi di private equity, che generano, in data 31 dicembre 2022, fatturati annuali di $266 miliardi circa.
23 sono le città in 17 paesi al mondo di quattro continenti in cui KKR mette a disposizione la sua esperienza locale con una prospettiva globale.
Sono 19 milioni i pensionati di tutto il mondo che hanno un’esposizione agli investimenti di KKR
Dalla sua fondazione la società ha completato oltre 400 miliardi di dollari in transazioni nel settore del private equity. La prima operazione nel 1977 con l’acquisizione di AJ Industries”.