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TIM, rete fissa: parte la battaglia tra CdP e KKR

6 Marzo 2023 10:46

Rete Tim: arriva l’offerta di CdP-Macquarie alternativa a quella di KKR

Parte ufficialmente la battaglia tra il fondo KKR e l’asse CdP-Macquarie per la conquista della rete fissa di Tim Telecom Italia.

La preda è Netco, che include gli asset infrastrutturali della società.

Sulla cifra messa sul piatto da CdP, che intende dunque rinazionalizzare la rete fissa, diverse sono le indiscrezioni.

Il quotidiano La Repubblica parla di una cifra di “10,3 miliardi di capitale, per una valutazione che, tenendo conto anche del debito, valorizza l’infrastruttura 18 miliardi”.

La notizia dell’offerta sulla rete fissa targata CdP-Macquarie è arrivata nella giornata di ieri, al termine della riunione del consiglio di amministrazione di Cassa Depositi e Prestiti sotto la presidenza di Giovanni Gorno Tempini.

Il Cda, che si è riunito in seduta straordinaria, ha dato l’ok alla presentazione di un’offerta non vincolante da parte di Cdp Equity, insieme a Macquarie Asset Management, per l’acquisto di NetCo di Tim, che ricomprenderà la rete infrastrutturale e la partecipazione in Sparkle.

Insieme al fondo australiano Macquarie, Cdp Equity ha presentato un’offerta non vincolante per l’acquisto del 100% di Netco.

TIM: su rete fissa arriva l’offerta di CdP-Macquarie alternativa a KKR

L’agenzia Ansa riporta che, “secondo quanto si apprende da fonti vicine al dossier sul piatto ci sarebbero 18 miliardi, con circa 2-2,5 miliardi in termini di cassa effettiva e quindi a disposizione della riduzione del debito di Tim”.

L’offerta non vincolante di Cdp e Macquarie migliorerebbe così, come aveva spinto a fare il cda di Tim, quella presentata a febbraio da Kkr.

L’Ansa ricorda infatti che la proposta di Kkr è strutturata, approssimativamente, su 10 miliardi di debito e 10 di equity (tanto verrebbe valorizzata Fibercop in cui il fondo americano ha investito due anni fa 1,8 miliardi aggiudicandosene il 37,5%).

Sempre l’agenzia sottolinea che Cassa Depositi e prestiti avrebbe messo non solo più cash, ma avrebbe dato anche maggiori rassicurazioni sul piano occupazionale, visto che “non ci sarebbero per esempio richieste di riassorbire personale nella ServCo come secondo indiscrezioni avrebbe avanzato il fondo americano”.

Alla fine di febbraio, TIM aveva già comunicato di aver apprezzato l’altra offerta non vincolante presentata da KKR per NetCo, aggiungendo tuttavia di ritenere tale offerta non pienamente adeguata sia sul fronte della valorizzazione dell’asset, sia su quello della sostenibilità di ServCo.

Il CdA di TIM aveva così deciso di mettere a disposizione di KKR una serie di dati, su base non esclusiva, in modo da poter approfondire le negoziazioni, con l’obiettivo di ricevere un’offerta migliorativa entro la data del 31 marzo.

Ieri, l’arrivo dell’offerta non vincolante da parte di Cassa Depositi e Prestiti, confermato da un comunicato che la società di tlc ha diramato in serata.

Nella nota si legge che l’offerta è stata presentata, per la precisione, “da un consorzio formato da CdP Equity (CDPE) e Macquarie Infrastructure and Real Assets (Europe) Limited, che agisce per conto di MAM Funds”.

Si tratta per l’appunto di un’offerta non vincolante che ha per oggetto l’acquisto del 100% della costituenda società coincidente con il perimetro gestionale e infrastrutturale della rete fissa, inclusivo degli asset e attività di FiberCop, nonché della partecipazione in Sparkle”.

L’offerta, che scade il 31 marzo 2023, sarà sottoposta all’esame preliminare del Comitato Parti Correlate, ai sensi della normativa applicabile a CdP Equity, quale parte correlata di TIM, e sarà, a seguire, portata all’attenzione del Consiglio di Amministrazione, ove possibile nella riunione già programmata per il 15 marzo 2023 o in un’altra data da definire”.

Il commento di Equita SIM sulle novità rete fissa TIM

Così si legge nella nota di Equita SIM dedicata al dossier: 

“KKR e CDP non sono state evidentemente in grado di trovare una sintesi che potesse mettere d’accordo le differenti opinioni su come strutturare l’operazione, almeno in questa fase. Da qui pensiamo nasca la decisione di CDP e Macquarie di procedere con un’offerta concorrente per NetCo che, secondo le indiscrezioni di stampa dei giorni scorsi, dovrebbe essere migliorativa rispetto a quella di KKR, sia in termini di cash-in per TIM che in termini di impegni di ServCo verso NetCo. Difficile però ricostruire dagli articoli di stampa il reale maggiore valore per TIM”.

Secondo il Messaggero – riporta Equita – l’offerta sarebbe di 20 miliardi, con una valutazione più a favore degli asset interamente controllati da TIM (quindi migliorativa per TIM a parità di valore totale), con earn-out meno rigidi e con meno impegni per ServCo (l’articolo cita che l’offerta di KKR prevederebbe un impegno per ServCo di riassorbire personale di NetCo), e con remedies antitrust che vedrebbero la cessione di asset a fondi già individuati”.

“Le altre fonti di stampa (Corriere e Repubblica) parlano invece di un’offerta cash di 18 miliardi, con 8 miliardi di debito allocati a NetCo e 10bn di Equity value e un cash-in per TIM più alto di 2-2.5 miliardi. Questo potrebbe riflettere però il maggior valore dell’equity per la minore allocazione di debito, quindi poco significativo dal punto di vista valutativo”.

Equita SIM illustra le conseguenze sul titolo TIM:

“La notizia è a nostro avviso positiva per TIM, in quanto si concretizza una seconda manifestazione di interesse che consente a TIM maggiore potere negoziale. Occorre però che si capisca meglio la posizione del governo, e in particolare il livello di coesione politica, rispetto al dossier per valutare il grado di rischio di esecuzione del progetto. Ancora da capire anche gli aspetti valutativi, che ad oggi sono poco chiari e su cui pensiamo che possano emergere ancora aggiornamenti nelle prossime settimane attraverso l’interlocuzione tra le parti”.

Va detto inoltre che sia le proposte di Kkr che quelle dell’asse CdP-Macquarie attribuiscono un valore alla rete fissa che rimane ben lontano da quei 31 miliardi valutati dall’azionista di Vivendi.

Da CdP primo passo per riportare rete sotto controllo pubblico

Detto questo, il quotidiano La Repubblica mette in evidenza come l’offerta arrivata da CdP sia praticamente “un primo passo per riportare sotto il controllo pubblico la rete di Tim, privatizzata nel 1997”.

Così si esprimono sul dossier TIM gli analisti di Banca Akros, commentando le ultime novità arrivate da Cassa Depositi e Prestiti:

Viene ricordato che, il 1° febbraio scorso, il fondo americano KKR ha presentato un’offerta non vincolante per una partecipazione di NetCo di TIM. E che, fino a oggi, “l’entità della partecipazione e il livello dell’offerta non sono stati resi noti”.

Banca Akros fa riferimento al lavoro del governo Meloni, che ha studiato l’offerta, puntando sull’aumento della valorizzazione di TIM e/o di NetCo attraverso un supporto pubblico e/o per portare CdP a presentare un’offerta alternativa o a partecipare all’accordo con KKR.

Allo stesso tempo, il principale azionista Vivendi, ora non più nel nel cda, sembra chiedere un prezzo molto più alto (30 miliardi di euro?)

La nota di Banca Akros su battaglia CdP-KKR

In questo contesto – si legge nel commento di Banca Akros (gruppo banco BPM)- KKR, al fine di avere una maggiore visibilità sull’asset e sull’evoluzione delle condizioni esterne, ha chiesto lo scorso 21 febbraio una proroga della due diligenze, fino al 24 marzo. TIM ha così deciso di rendere disponibili nuove informazioni su NetCo, chiedendo in cambio dettagli sulla struttura dell’offerta, la cui nuova scadenza è stata fissata al prossimo 31 marzo. TIM ha chiarito nel comunicato stampa di puntare alla presentazione di un’offerta migliore rispetto a quella attuale”.

Allo stesso tempo, hanno continuato a circolare indiscrezioni su una possibile controfferta da parte di CdP/KKR o su un diretto coinvolgimento del governo nell’offerta di KKR”, ricordano ancora da Banca Akros.

Ma, “alla fine, CdP ha presentato la sua offerta insieme a Macquarie, sua partner di joint venture in Open Fiber. E TIM ha confermato nella serata di domentica di aver ricevuto una nuova offerta non vincolante, che verrà esaminata dal cda il 15 marzo. I termini della nuova offerta non sono stati resi noti, ma la stampa italiana ha lasciato intendere che il miglioramento dovrebbe essere di 1,5-2 miliardi di euro, partendo dal livello dell’offerta di KKR di 20 miliardi di euro”.

Il Sole 24 Ore ha reiterato questo livello di prezzo, mentre La Repubblica oggi ha menzionato una cifra di appena 18 miliardi di euro, che non migliorerebbe quanto offerto, secondo i rumor, da parte di KKR – si legge ancora nella nota di Banca Akros –  Altri elementi dovrebbero includere termini economici migliori nel rapporto tra NetCo e ServiceCo e valutazioni relative diverse riguardo a diversi asset (per esempio, abbassare la valutazione relativa in FiberCop, dove KKR detiene già il 37,5%). L’ultimo elemento potrebbe rappresentare un nuovo ostacolo per la finalizzazione di questa offerta, insieme a quello antitrust e alla posizione di Vivendi”.

Gli analisti di Banca Akros concludono la nota sottolineando che il titolo TIM dovrebbe continuare a rimanere sostenuto dai continui rumor relativi ai livelli e alle condizioni delle due offerte fino alla fine di questo mese, in concomitanza con la nuova scadenza per l’offerta di KKR (entrambe le offerte scadono il 31 marzo).

Il target price su TIM è di 40 centesimi, “ed è basato sul valore di NetCo (dopo base after lease) di 17 miliardi di euro”.

Alle 11 circa ora italiana, il titolo TIM rimane il migliore del Ftse Mib di Piazza Affari, attorno a 0,31 euro, rallentando tuttavia il passo rispetto al rally messo a segno all’inizio della sessione .