Notizie Notizie Mondo Tesla legata a doppio filo a mosse Musk. Robotaxi per il 22 giugno, al lavoro per ricucire strappo Trump

Tesla legata a doppio filo a mosse Musk. Robotaxi per il 22 giugno, al lavoro per ricucire strappo Trump

11 Giugno 2025 12:38

L’andamento del titolo Tesla è ultimamente legato tanto alla performance tecnologica della società quanto a quella su X del suo ceo Elon Musk.

Dopo il clamoroso litigio della settimana scorsa contro Donald Trump, in cui il miliardario si era abbandonato ad una serie di post antagonistici nei confronti del presidente americano, il titolo Tesla aveva perso quasi il 14% della sua capitalizzazione di mercato. Ieri Musk in una serie di post ha annunciato che il 22 giugno Tesla farà partire il tanto atteso servizio taxi a guida autonoma – battezzato Robotaxi dalla società – e ha provato a ricucire il rapporto con Trump dicendo di pentirsi di alcune sue esternazioni.

Il titolo è cresciuto del 5,7% e ha recuperato quasi tutte le perdite recenti nonostante alcuni downgrade. Nel pre-mercato  di oggi è in rialzo del 2,66%.

Tesla scommette il futuro sulla guida autonoma ma restano incertezze su sicurezza e normative

Musk ha indicato così la data del 22 giugno come quella in cui i primi Robotaxi dovrebbero cominciare a circolare e ad offrire corse ai clienti di Austin, Texas. “Siamo super-paranoici” per quanto riguarda la sicurezza, quindi la data potrebbe cambiare”, ha scritto Musk.

In precedenza aveva postato una breve clip video che mostrava un auto Tesla senza guidatore circolare per le strade della città.

Musk ha anche detto che il 28 giugno, giorno del suo compleanno, dovrebbe essere quello in cui la prima Tesla si “autoconsegnerà” direttamente dalla fabbrica a casa di un cliente.

L’imprenditore di origine sudafricana ha scommesso il futuro di Tesla proprio sulla guida autonoma, un settore per molti non ancora tecnologicamente maturo e ricco di difficoltà sia dal punto di vista delle sicurezza che da quello normativo.

Tesla ha accumulato un notevole svantaggio nei confronti dei suoi principali competitor nel mercato dei taxi a guida autonoma, primo fra tutti Waymo, il servizio di Alphabet già operativo ad Austin, San Francisco, Phoenix e Los Angeles.

Recentemente Musk ha detto a Cnbc che il lancio iniziale di Robotaxi dovrebbe essere limitato a poco più di una decina di veicoli che avranno installato una nuova versione della tecnologia “Full Self-Driving” (FSD) di Tesla. I primi test avverranno con il Model Y e non con il futuristico CyberCab, che Tesla pianifica di produrre l’anno prossimo.

La diatriba con Trump e il tentativo di riavvicinamento

Musk viene da un periodo piuttosto complicato, culminato la settimana scorsa con un clamoroso scambio di post su due social – X e TruthSocial rispettivamente – con il presidente Trump.

Dopo il termine del suo impegno con l’amministrazione americana al Department of Government Efficiency (DOGE), Musk ha cominciato a farsi molto critico nei confronti del governo e in particolare della cosiddetta “Big Beautiful Bill” votata dalla Camera dei Rappresentanti a maggioranza repubblicana. Musk l’ha considerata eccessiva e gravosa per il già enorme debito pubblico americano, e ha attaccato direttamente sia i leader repubblicani che lo stesso presidente. I repubblicani d’altra parte hanno suggerito che Musk non abbia digerito il termine dei tax credit per l’acquisto di veicoli elettrici previsto dalla nuova legge.

La lite si è fatta personale con Trump: Musk ha suggerito possibili rivelazioni inquietanti riguardo alla presenza di Trump nei cosiddetti “Epstein files”, ossia la lista e le rivelazioni sui “clienti” di Jeffrey Epstein, il controverso finanziere morto suicida e legato a casi di sfruttamento sessuale di minorenni.

Trump ha risposto chiamando Musk “mediocre”, dicendo che è “impazzito” e suggerendo la possibilità di eliminare i vari contratti di appalto che il governo americano ha con le sue società, prima fra tutte SpaceX.

Già sabato scorso Musk aveva cancellato alcuni post, tra cui proprio quello su Epstein, mentre ieri ha scritto di essersi pentito di alcuni suoi post su Trump: “sono andati troppo oltre”.

Il sostegno dato a Trump in campagna elettorale nonché quello ad altre forze politiche di destra nel mondo, come AFD in Germania, hanno creato problemi alle società di Musk, in particolare a Tesla, i cui clienti generalmente si situano dal lato politico opposto. Le vendite sono crollate in Europa e negli Stati Uniti sono stati numerosissimi i boicottaggi e anche gli atti di devastazione contro concessionarie Tesla.

Ma il “divorzio” dal presidente americano avvenuto in quel modo brusco e “personale” ha fatto pensare a scenari ancora peggiori, vista la dipendenza di Tesla, e delle altre società di Musk, da un favorevole accompagnamento governativo.