Notizie Notizie Mondo Banche Centrali Tassi Fed: Powell come Bce con dilemma tagli. Ma qui il Pil scatta. La prima mossa

Tassi Fed: Powell come Bce con dilemma tagli. Ma qui il Pil scatta. La prima mossa

31 Gennaio 2024 14:33

E dopo la Bce, tocca alla Fed di Jerome Powell annunciare il primo atto tassi del 2024. Il Fomc, il braccio di politica monetaria della Federal Reserve – banca centrale americana – concluderà oggi la riunione iniziata ieri, annunciando il verdetto sui tassi stasera, mercoledì 31 gennaio, alle 14 ora di New York (20 ora italiana).

Così come è stato per la Bce, le attese degli analisti sono per un nulla di fatto anche da parte della Fed, che dovrebbe lasciare i tassi invariati al range compreso tra il 5,25% e il 5,5%, record degli ultimi 23 anni.

Il nodo da sciogliere, così come lo era stato la scorsa settimana per i trader che attendevano le dichiarazioni della numero uno dell’Eurotower, Christine Lagarde, è se il presidente Jerome Powell, proferirà la parola magica “cut”, ovvero se manifesterà l’intenzione di tagliare i tassi.

Tagli tassi Fed? Il problema si chiama Pil Usa

L’ostacolo che impedisce una riduzione imminente dei tassi si chiama Pil Usa.

L’economia americana ha dato l’ennesima prova non solo di resilienza, ma anche di forza, stando agli ultimi dati: fattore che non rende urgente una mossa della Banca centrale americana, almeno nel breve.

Il punto è che, come al solito, e come nel caso della Bce, i mercati scommettono su un dietrofront sui tassi Usa piuttosto imminente:

il Financial Times ne parla in un articolo, indicando che la metà circa degli investitori scommette su una sforbiciata nel mese di marzo.

Il quotidiano della City fa però notare anche che “molti economisti puntano su un taglio verso la fine della primavera o all’inizio dell’estate”. Uno schema che, tra l’altro, riprendendo le parole di Lagarde, dovrebbe in teoria essere seguito anche dalla Banca centrale europea.

Se però il Pil dell’area euro non solo zoppica ma registra una crescita addirittura non pervenuta, nel caso del Pil Usa le cose sono un po’ diverse.

Dagli ultimi dati è emerso che, nel corso del quarto trimestre del 2023, il prodotto interno lordo degli Stati Uniti ha riportato una crescita, su base annualizzata, pari a +3,3%, a conferma di come l’economia americana abbia rivelato una performance più che solida, nello stesso anno in cui diversi economisti avevano paventato l’arrivo di una recessione.

Nell’intero 2023, il Pil Usa ha messo a segno una crescita del 3,1%: la migliore performance incassata l’anno scorso da una economia cosiddetta avanzata.

“Dall’inizio dell’anno non c’è nessun dato che lasci pensare che l’economia versi in una condizione di pericolo”, ha commentato al Financial Times Krishna Guha, ex funzionario della Fed ora presso la società Evercore ISI – Se si è nella Fed, si comprende che esistono mille opzioni sulla direzione da prendere. E iniziare (a tagliare) più tardi soddisfa il desiderio di fare in modo che l’inflazione torni in modo durevole al (target del) 2%”.

Usa: c’è ancora il nodo inflazione

Tra l’altro la forza del Pil Usa va di pari passo con una inflazione che, negli Stati Uniti, rimane piuttosto persistente (così come di inflazione, va detto, continua a parlare anche la Bce di Lagarde).

Nel mese di dicembre l’indice dei prezzi al consumo degli Stati Uniti è salito infatti del 3,4% su base annua, oltre il +3,1% di novembre, e oltre il +3,2% atteso dal consensus.

L’indice core – che esclude i prezzi più volatili dei beni alimentari ed energetici – è salito del 3,9%, rallentando rispetto al +4% di novembre, ma oltre il +3,8% stimato.

Vero è che la Fed guarda all’altro termometro dell’inflazione, ovvero al trend del PCE core che, nel mese di dicembre, ha segnato un rialzo inferiore, pari a +2,9%. Detto questo, si tratta di un ritmo di crescita che continua a confermarsi superiore al target del 2% di inflazione stabilito dalla banca centrale Usa.

Tra l’altro, un attenti all’inflazione è stato lanciato in modo chiaro da Powell nel corso dell’ultima riunione della Fed del 2023.

Nell’affermare che “l’inflazione è troppo alta”il presidente della Fed ha chiarito che la Banca centrale americana è pronta a “ulteriori restrizioni”, nel caso in cui queste dovessero essere considerate “appropriate” e che “manterremo la politica restrittiva fino a quando non saremo fiduciosi nel ritorno dell’inflazione al 2%”.

Allo stesso tempo, contrariamente a quanto ha detto Lagarde, numero uno della Bce, che ha definito anche “prematuro” aprire un dibattito su quando iniziare a sforbiare i tassi, Powell ha sottolineato che “la Fed ha parlato del timing dei tagli dei tassi nella riunione di oggi”.

Ancora meglio, il numero uno della Federal Reserve ha detto che “siamo molto concentrati sulla necessità di non commettere l’errore di mantenere i tassi a un livello elevato per un periodo di tempo troppo lungo”.

La Fed di Powell ha aperto insomma all’opzione di fare dietrofront sui tassi, contrariamente alla Banca centrale europea:

un paradosso, se si considera che la Bce è alle prese con una economia a tassi di crescita pari a zero, e la Fed con un Pil Usa che marcia al ritmo superiore a +3%.

Cosa dicono gli economisti e i mercati. Il parere di Goldman Sachs

Nel commentare la posizione in cui versa la Fed, Jacob Channell, economista senior di LendingTree, ha sottolineato che la banca centrale “sta mostrando molta cautela”, in un contesto in cui si parla della prospettiva “di potenziali tagli futuri ai tassi”.

“Sebbene non voglia lasciare i tassi elevati per sempre – ha aggiunto Channell – non vuole neanche tagliarli prematuramente, rischiando di far schizzare verso l’alto, di nuovo, l’inflazione”.

Di conseguenza, il parere dell’esperto – riportato da un articolo di CBS News–  è che la banca centrale “confermerà i tassi per altri mesi ancora, in attesa di avere un quadro più chiaro dell’economia e, anche, della sua direzione”.

Per ora, il 50% circa degli economisti intervistati da FactSet ha indicato che il primo taglio dei tassi del 2024 sarà annunciato dalla Fed di Jerome Powell nel meeting del Fomc del 19-20 marzo.

Circa 9 economisti su 10 ritengono invece che la banca centrale Usa inizierà a tagliare i tassi nel meeting successivo, in calendario nei giorni 30 aprile-1° maggio.

Tra chi ritiene che la prima sforbiciata ai tassi arriverà nel mese di marzo c’è David Mericle, economista di Goldman Sachs, che prevede per i mesi successivi ben altri quattro tagli.

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Per quanto riguarda quanto accadrà invece nella giornata di oggi, Mericle ritiene che la Fed eviterà “di inviare un segnale chiaro”.