Notizie Notizie Mondo Banche Centrali SNB alza i tassi di 50 bp e difende operato su Credit Suisse. Ecco cosa dice Finma

SNB alza i tassi di 50 bp e difende operato su Credit Suisse. Ecco cosa dice Finma

23 Marzo 2023 12:31

Oggi la Swiss National Bank ha alzato il tasso di interesse di riferimento di 50 punti base, sottolineando che le recenti misure adottate a sostegno di Credit Suisse hanno “fermato la crisi”. Intanto la Finma, l’autorità che regola il mercato finanziario svizzero, difende la decisione di svalutare i bond subordinati AT1 nell’ambito del salvataggio di Credit Suisse.

La SNB porta i tassi all’1,5%, “inflazione troppo alta”

La Banca nazionale svizzera prosegue il proprio percorso di inasprimento della politica monetaria e innalza il tasso di riferimento di 0,5 punti percentuali, all’1,5%. Si tratta del quarto aumento consecutivo, finalizzato a contrastare le pressioni inflazionistiche, nuovamente in crescita.

“Dall’inizio dell’anno l’inflazione è tornata a salire attestandosi in febbraio al 3,4%”, spiega la nota dell’istituto, ancora nettamente al di sopra dell’area che la Banca nazionale assimila alla stabilità dei prezzi”, ovvero un intervallo compreso fra lo 0% e lo 2%.

“Il recente incremento è riconducibile soprattutto al rincaro dell’elettricità, dei servizi turistici e dei generi alimentari. Tuttavia, gli aumenti di prezzo sono ormai diffusi su ampia scala.”

Le previsioni della SNB su inflazione e Pil

Le nuove stime della Banca nazionale svizzera prevedono che l’inflazione si collochi “nella media annua al 2,6% per il 2023 e al 2,0% per il 2024 e il 2025. Alla fine del periodo previsivo essa si colloca al 2,1%. Senza l’aumento del tasso di interesse annunciato oggi la previsione di inflazione presenterebbe a medio termine valori persino più elevati.”

Non sono da escludere, se necessari, “ulteriori rialzi per garantire la stabilità dei prezzi a medio termine. La Banca nazionale ribadisce inoltre la sua disponibilità ad agire all’occorrenza sul mercato dei cambi al fine di assicurare condizioni monetarie adeguate. A questo riguardo, da alcuni trimestri, sono le vendite di valuta estera ad avere preminenza.”

Per quanto riguarda la crescita economica, invece, “il PIL dovrebbe aumentare quest’anno di circa l’1%.”

Il commento sul salvataggio di Credit Suisse

La settimana scorsa è stata segnata dagli avvenimenti in relazione a Credit Suisse e alla sua acquisizione da parte di UBS per 3 miliardi di franchi, orchestrata dalle autorità elvetiche. “Per preservare la Svizzera da conseguenze dannose, domenica le autorità hanno deciso misure di ampia portata, finalizzate alla salvaguardia della stabilità finanziaria”, ha affermato Thomas Jordan, presidente della SNB.

“La Banca nazionale ha fornito il proprio contributo a questa soluzione nel quadro del suo mandato. Un fallimento di Credit Suisse avrebbe avuto gravi ricadute per la stabilità finanziaria nazionale e internazionale e per l’economia svizzera. Correre questo rischio sarebbe stato irresponsabile”.

Le misure varate da Confederazione, FINMA e Banca nazionale “hanno arginato la crisi. La Banca nazionale fornisce un ingente sostegno di liquidità in franchi e in valuta estera. Si tratta di prestiti garantiti e soggetti al pagamento di interessi, non regali”, ha precisato Jordan.

Non si placa la polemica sui bond AT1

Intanto, il regolatore del mercato finanziario svizzero FINMA ha difeso la sua decisione di svalutare totalmente circa 16 miliardi di franchi (17,5 miliardi di dollari) di obbligazioni convertibili contingenti AT1 di Credit Suisse per attuare il salvataggio dell’istituto, affermando che si tratta di una scelta “legalmente inattaccabile”.

Un provvedimento che ha scosso il mercato europeo delle obbligazioni CoCo, valutato circa 275 miliardi di dollari. Ricordiamo che questi strumenti sono stati introdotti in seguito alla crisi del 2008 per garantire che, nel caso di un fallimento bancario, le perdite siano sostenute dagli investitori e non dai contribuenti.

L’annuncio della svalutazione è stato accolto con rabbia, poiché in uno scenario tipico gli azionisti sono i primi a subire il contraccolpo del salvataggio, mentre nel caso di Credit Suisse l’operazione ha preservato circa 3,3 miliardi di dollari di valore per gli investitori in equity. La controversia ha già innescato azioni legali e non sono da escludere futuri ricorsi.

La risposta della Finma

La Finma controbatte che gli strumenti aggiuntivi di classe 1 “in Svizzera sono progettati in modo tale da essere svalutati o convertiti in capitale primario di classe 1 prima che il capitale proprio della banca interessata sia completamente utilizzato o svalutato. Gli strumenti emessi pubblicamente dalle grandi banche sono detenuti principalmente da investitori istituzionali a causa del loro profilo di rischio e dei tagli elevati”.

Inoltre, “il prospetto di emissione delle obbligazioni di Credit Suisse conteneva una disposizione che prevedeva che sarebbero state interamente svalutate in caso di un evento di fattibilità, ad esempio in caso di concessione di aiuti governativi eccezionali.”

Il confronto con le altre banche centrali

L’annuncio odierno della Banca Nazionale Svizzera segue le decisioni della Bce e della Fed, che hanno alzato i tassi rispettivamente di 50 e 25 punti base, confermando l’impegno a contrastare le persistenti pressioni inflazionistiche.

Per quanto riguarda invece la polemica sugli AT1, le  autorità di regolamentazione in Europa e nel Regno Unito hanno preso le distanze dal comportamento dell’istituto elvetico, sottolineando che gli strumenti di capitale comune saranno i primi a subire perdite in scenari simili a quello di Credit Suisse.

Un chiarimento che ha placato i mercati obbligazionari, isolando la Svizzera come un’anomalia nel sistema.