Notizie Notizie Italia Signa alla ricerca di investitori prima di dichiarare l’insolvenza

Signa alla ricerca di investitori prima di dichiarare l’insolvenza

13 Dicembre 2023 16:27

Signa Prime, la più grande unità della divisione real estate del gruppo immobiliare austriaco, Signa, cerca urgentemente un finanziamento di 600 milioni di euro per il processo di ristrutturazione, prima di dichiarare l’insolvenza della società. Secondo i termini dell’accordo proposto da Signa Prime, gli investitori dovrebbero fornire 300 milioni di euro entro martedì prossimo, mentre il resto dei finanziamenti potrebbero essere forniti in una fase successiva.

I possibili investitori

Secondo quanto riporta Bloomberg, tra i possibili investitori del gruppo immobiliare, fondato dal magnate Rene Benko, si è rivolto a pezzi grossi, tra cui, il fondo di investimento dell’Arabia Saudita, Mubadala Investment, Attestor Capital ed Elliott Investment Management. Sempre secondo le fonti di Bloomberg, le trattative per raccogliere denaro sono state ostacolate dalla complessità della struttura del debito di Signa, che comprende una serie di strumenti finanziari e garanzie incrociate.

Il retroscena

Il gigante del real estate, che possiede metà del Chrysler Building a New York e parte di Selfridges a Londra, Signa, ha avviato una procedura di insolvenza al tribunale di Vienna, presentando domanda di auto-amministrazione al fine di procedere con la ristrutturazione delle attività del gruppo. Tra i creditori del gruppo austriaco ci sarebbero numerose banche tedesche e austriache, tra le quali anche l’italiana Unicredit, che attraverso la propria controllata austriaca, avrebbe concesso finanziamenti per vari progetti immobiliari del gruppo immobiliare.

Signa annuncia l’insolvenza

In una dichiarazione, il gruppo immobiliare ha affermato che Signa Holding ha presentato domanda di auto-amministrazione, una procedura prevista dal diritto societario austriaco in cui una società si ristruttura senza affidare il controllo del processo a un amministratore esterno. In quanto non in grado di rimborsare i propri debiti soprattutto in questo contesto di tassi di interesse sui massimi di sempre.

“Nonostante i notevoli sforzi compiuti nelle ultime settimane, non è stato possibile garantire la liquidità necessaria per un processo di ristrutturazione extragiudiziale e quindi Signa Holding ha presentato domanda per una procedura di riorganizzazione”, si legge nella nota della società.

In una nota all’inizio di questo mese, gli analisti di JPMorgan stimavano che Signa dovesse in totale ai finanziatori almeno 13 miliardi di euro.

Quello che accade con il gruppo immobiliare potrebbe scombussolare la stagione di acquisti natalizi perché Signa è il proprietario di maggioranza dei più grandi magazzini in Europa, tra cui la Galeria Kaufhof e KaDeWe in Germania, e la svizzera Globus.

Ricordiamo inoltre che Signa e il suo partner Central hanno acquisito congiuntamente Selfridges di Londra per 4 miliardi di sterline quasi due anni fa. Del gruppo Selfridges fanno parte, oltre al mega store di Londra, anche i palazzi De Bijenkorf nei Paesi Bassi e Brown Thomas e Arnotts in Irlanda.

Il palazzo Selfridges di Londra.

I creditori europei corrono al riparo

L’insolvenza del gruppo immobiliare ha costretto gli istituti di credito di tutta Europa a valutare la propria esposizione all’impero del miliardario austriaco René Benko  e capire quali pretese potrebbero avere sul ricco portafoglio di beni di Signa.

“Si tratterà di una delle ristrutturazioni aziendali più complesse dai tempi della crisi finanziaria”, ha affermato un avvocato viennese che conosce Signa. “C’è debito emesso da ogni parte e non credo che nessuno, nemmeno la maggior parte degli addetti ai lavori, sappia chi possiede cosa dopo questo”.

Secondo quanto riporta il quotidiano inglese Financial Times, sono 120 banche esposte all’insolvenza del caso Signa. Tra i creditori del gruppo figurano la svizzere Julius Baer e Credit Suisse, ora UBS, così come l’austriaca Raiffeisen, la Bank of China, la francese Natixis e l’italiana Unicredit.

Julius Baer ha delle linee di credito nei confronti di Signa per oltre 600 milioni di franchi e Raiffeisen Bank per oltre 750 milioni di euro, secondo persone a conoscenza dei dettagli. Entrambe le banche hanno rifiutato di commentare specifiche relazioni con i clienti, ma hanno sottolineato che i loro portafogli di prestiti commerciali erano ben garantiti.

Sempre secondo fonti del Financial Times, sono coinvolte anche diverse banche statali tedesche, tra cui Helaba con sede a Francoforte e la BayernLB con sede a Monaco. Entrambe con prestiti in sospeso per centinaia di milioni di euro.

L’esposizione di Unicredit

Secondo indiscrezioni di Reuters, l’affiliata austriaca di Unicredit, Unicredit Austria, insieme alla Raiffeisen, avrebbero un’esposizione complessiva nei confronti di Signa pari a 1,5 miliardi di euro. I numeri per ora non sono stati confermate dal colosso di Piazza Affari guidato da Andrea Orcel. Ma secondo le voci, Unicredit avrebbe finanziato non direttamente la holding Signa ma singoli progetti immobiliari disseminati tra primarie città del nord Europa, come Berlino, Francoforte e Monaco, e, quindi, con gli asset a fare da garanzia ai prestiti.

“Alla luce delle indiscrezioni relative all’ammontare dell’esposizione, ribadiamo la nostra visione per cui Unicredit è assolutamente nella condizione di assorbire eventuali perdite relative ai progetti finanziati, senza impatti sui target e sulle politiche distributive (considerando anche l’ulteriore buffer di protezione garantito da 1,8 mld di overlays e la forte generazione organica di utile della banca”, commentano gli analisti di Equita Sim. “Dall’altro lato”, per quanto riguarda il contesto generale, “riconosciamo come l’insolvenza di Signa possa contribuire ad aumentare le tensioni sia in ambito finanziario che economico, soprattutto qualora questa si dimostrasse non essere un caso isolato”, aggiunge Equita. Su Unicredit il rating rimane buy, con obiettivo di prezzo a 31 euro.