Notizie Notizie Mondo Saudi Aramco: Ipo pronta a battere Alibaba. Così monarchia saudita punta a recidere cordone ombelicale con petrolio

Saudi Aramco: Ipo pronta a battere Alibaba. Così monarchia saudita punta a recidere cordone ombelicale con petrolio

18 Novembre 2019 09:19

Il ricavato dell’Ipo di Saudi Aramco verrà dirottato nella cassaforte della monarchia (leggi Fondo sovrano)? Arrivano ulteriori dettagli sulla maxi Ipo di Saudi Aramco, il colosso petrolifero numero uno al mondo controllato dal regno saudita.

Il gruppo ha diffuso un comunicato rendendo noti altri dettagli del suo collocamento sull’indice azionario saudita Tadawul. L’operazione potrebbe strappare al gigante dell’e-commerce cinese Alibaba (tra l’altro prossimo a quotarsi a Hong Kong) lo scettro di Ipo più grande della storia.

Con il debutto sui mercati, la società saudita potrebbe raccogliere infatti fino a 96 miliardi di riyal, l’equivalente di $25,60 miliardi. L’Ipo di Alibaba – la prima, quella avvenuta a New York nel 2014 – aveva raccolto $25 miliardi.

Ma veniamo ai dettagli: Saudi Aramco collocherà sul mercato l’1,5% del capitale, o 3 miliardi circa di azioni. Il prezzo di collocamento è stato fissato all’interno di un range compreso tra 30 (equivalente di 8 dollari) e 32 riyal, per un valore corrispondente dell’Ipo, per l’appunto, fino a 96 miliardi di riyal, l’equivalente di $25,60 miliardi. L’Ipo è prevista per il mese di dicembre.

Saudi Aramco non è solo il gruppo petrolifero più grande al mondo: è anche il più redditizio, se si considerano i $111 miliardi di profitti incassati nel 2018.

Stando a quanto riporta il sito Vox, la seconda società più redditizia al mondo è Apple, con utili nel 2018 pari a quasi la metà di quelli riportati dal colosso saudita, ovvero $60 miliardi. L’annuncio ufficiale dell’Ipo è arrivato da Aramco lo scorso 3 novembre.

Ipo Saudi Aramco: ‘monarchia vuole monetizzare azioni’

Ieri, 17 novembre, il gigante ha reso noto che, con l’operazione di Ipo, potrebbe essere valutato fino a $1,7 trilioni. Meno di quanto sperava il regista dell’operazione, Mohammed bin Salman, ma più di quanto gli analisti avevano previsto (quelli intervistati da Reuters puntavano su un valore di $1,5 trilioni).

Intervistata da Vox la storica esperta di mercati energetici Ellen R. Wald ha fatto notare che “di norma, quando una compagnia lancia un’Ipo, il ricavato va alla compagnia stessa per permetterle di espandersi e fare cose nuove.  Non è questo il caso (di saudi Aramaco)”.

In questo caso, spiega infatti Wald, “la monarchia desidera monetizzare le azioni Aramco e prendere il ricavato della vendita di azioni per destinarlo a progetti che non riguardano la società. (La monarchia) vuole semplicemente convogliare quei fondi nel suo fondo sovrano, che è stato concepito per fare investimenti sia in aziende dell’Arabia Saudita per promuovere lo sviluppo economico e la diversificazione (del paese), sia per acquistare altre società nel mondo”.

Il regno, praticamente, punta a “usare questi soldi per fare investimenti in società tech e in tutte le aziende pazze in cui sta già investendo ora, come la società di realtà virtuale Magic Leap o Uber o Tesla”.

Ma l’Arabia Saudita ha davvero bisogno di tutti questi soldi? La storica fa notare come l’economia saudita si basi quasi unicamente su un’unica operazione: la vendita di petrolio. Ora, la monarchia “ha fatto molto bene” con questo business. Ma “l’effetto non è sempre positivo per l’economia in generale, perchè (in questo modo Saudi Aramco) non dà lavoro a tutti, non alimenta lo sviluppo delle piccole imprese, non promuove un’economia vibrante. Che succederebbe se i prezzi del petrolio crollassero e rimanessero bassi per un lungo periodo di tempo? Cosa accadrebbe se le riserve petrolifere si azzerassero? A un certo punto, il petrolio si esaurirà. Per questo motivo, il governo saudita ha orchestrato questo piano, concepito per diversificare l’economia, e per fare in modo che la monarchia non dipenda più in toto da una singola commodity”.

Quanto peserà su sogni monarchia fattore Khashoggi?

Wald sottolinea tuttavia anche che, probabilmente, il timing dell’Ipo di Saudi Aramco non avrebbe potuto essere peggiore, a causa dell’uccisione del giornalista dissidente Jamal Khashoggi:

“L’uccisione di Jamal Khashoggi ha freddato sicuramente gli investitori e i finanziari  in generale. L’idea è che il ricavato di questa operazione di Ipo possa andare a sostenere molte delle cose orribili che la monarchia ha fatto e continua a fare, in termini di diritti civili…c’è così tanta gente là fuori che guarda all’Ipo e dice: ‘No, non ci voglio avere niente a che fare perchè non voglio aiutare queste persone”.

Alcuni esperti, inoltre, temono che la domanda globale di petrolio abbia raggiunto già il suo picco.

Tornando alle mire della monarchia saudita, perchè ci si dovrebbe sorprendere, visto che il colosso è controllato da Riyad? La storica fa qualche passo indietro:

“Il primo ceo saudita, Ali al-Naimi, negoziò con il regno affinché Aramco rimanesse separata dal governo saudita. Certo, (Saudi Aramco) ha un cda che è nominato dal governo che, in qualche modo, approva i loro piani. Ma, essenzialmente, sono loro a decidere quanti soldi vogliono spendere sulle spese in conto capitale, quali tipi di progetti lanciare, e quella che è la loro strategia. E questa è una cosa unica tra le società petrolifere statali”.

Insomma, continua Wald, “Aramco alla fine non è proprio una società statale, ma non è neanche una società privata. E’ qualcosa che sta nel mezzo e che è dotata di un elevato grado di indipendenza”.

O, almeno, lo era:

“Tuttavia, questo aspetto sta cambiando. E questo cambiamento è partito con l’ascesa al trono del Re Salman (bin Abdulaziz Al Saud)  e anche con suo figlio, il principe Mohammed bin Salman. Entrambi stanno assumendo un ruolo molto più attivo nella strategia del gruppo. Non la stanno gestendo di giorno in giorno, ma stanno dicendo cose come come ‘Vogliamo che acquisti questa società petrolchimica’ o ‘vogliamo quotarci e questo è quanto sarà’. E ciò significa che Aramco sta sperimentando una nuova situazione, dopo aver beneficiato di così tanta indipendenza. Tutto ciò sta creando tensioni”.