Notizie Notizie Italia Salvataggio banche, ex dg Bankitalia: ‘Berlino ci ostacolò’. E ora si affretta a salvare NordLB

Salvataggio banche, ex dg Bankitalia: ‘Berlino ci ostacolò’. E ora si affretta a salvare NordLB

22 Maggio 2019 09:22

Salvataggio banche con denaro pubblico: pomo della discordia eterno tra Roma e Berlino, con la prima che ha più volte ha accusato la Germania di bacchettare l’Italia e la gestione delle sue varie crisi bancarie, quando per prima il paese ha sempre messo in sicurezza il proprio credito (e tenta di farlo ancora con NordLB). Ora, a indispettire Roma arrivano anche le rivelazioni dell’ex direttore generale di Bankitalia Salvatore Rossi.

Intervistato da Repubblica, l’ex dg di Bankitalia ricostruisce quanto avvenuto nel 2013-2014, quando era in discussione la direttiva Brrd sulla risoluzione delle crisi bancarie.

Bankitalia e il ministero dell’Economia, ricorda, presenterano insieme un documento tecnico in cui si sosteneva che il cosiddetto “bail-in”, ossia il salvataggio delle banche con i soldi di chi ce li aveva messi, a partire dagli azionisti, e non il “bail-out”, che si faceva invece con il denaro pubblico, non poteva essere retroattivo e che ci sarebbe voluto un periodo di transizione perché tutti si abituassero alle nuove regole”.

Tuttavia, tale iniziativa trovò la strada sbarrata in un’Europa a guida tedesca dove “aumentavano i sospetti tra Paesi del Nord e del Sud Europa”.

La Germania aveva già salvato le sue banche con denaro pubblico, “tanto che si potrebbe attribuire alla Germania questo pensiero: “Noi abbiamo salvato le nostre banche, adesso non diamo il permesso agli altri di salvare le loro. Anche per il clima di sfiducia che si era creato”, osserva Rossi.

L’intervista di Salvatori Rossi viene pubblicata da La Repubblica, nello stesso giorno in cui il Sole 24 Ore fa il punto della situazione sulla ‘Carige tedesca’ NordLb, la
Landesbank in difficoltà posseduta da Bassa Sassonia, Sassonia Anhalt e casse di risparmio locali, sottolineando come il dossier sia al momento fermo sul tavolo della Commissione europea, e che probabilmente rimarrà congelato almeno fino alle elezioni europee.

Bruxelles, insomma, non ha dato finora il suo via libera al piano di salvataggio della banca:

“Il disco verde di Bruxelles non è arrivato prima delle elezioni europee. La fattibilità del piano di salvataggio deve soddisfare infatti una serie di requisiti stringenti in termini di redditività (il bilancio chiuderà in rosso anche quest’anno per via della ristrutturazione) e ritrovata solidità sul medio termine (il CET1 è sceso al 6,82% nel 2018 ma dovrebbe risalire al 14%) e anche superare l’esame sotto il profilo degli aiuti di Stato: saranno infatti gli azionisti pubblici, Länder e le casse di risparmio possedute dai comuni, a rimettere in sesto la banca con un’iniezione di capitale in cash da 2,835 miliardi”.

“Stando alle indiscrezioni raccolte da Handelsblatt – continua Il Sole 24 Ore – NordLB non sarebbe però in grado di fronteggiare uno scenario peggiore di quanto previsto finora dal piano: nel caso in cui ci fosse bisogno di un ulteriore aumento di capitale, post-salvataggio, le Sparkassen già coinvolte finora (un’iniezione di capitale pari a 1,135 miliardi) non avrebbero più voglia di rimettere mano al portafoglio. Ma un portavoce di NordLB ieri ha smentito seccamente questa voce: «non c’è bisogno di alcun ulteriore aumento di capitale», ha detto al Sole24Ore, non c’è uno scenario peggiore nè uno scenario migliore ma solo il business plan presentato finora agli organi di supervisione bancaria ed a Bruxelles.