Notizie Notizie Italia Rumor TIM: fondo Elliott verso il 10%? Focus su obblighi legati al golden power

Rumor TIM: fondo Elliott verso il 10%? Focus su obblighi legati al golden power

12 Febbraio 2019 13:59

Il fondo Elliott di Paul Singer affila le armi contro i francesi di Vivendi, puntando al 10% di TIM: è il rumor riportato oggi dal Sole 24 Ore, che fa notare che un eventuale raggiungimento della soglia costringerebbe Elliott ad adeguarsi agli obblighi di notifica previsti dalla “normativa sul golden power”.

In tal senso, il quotidiano di Confindustria ricorda che, proprio nei mesi  in cui era emerso l’interesse del fondo per Tim, sul mercato si era posto l’interrogativo sulla necessità o meno che un investitore di mercato si adeguasse agli obblighi di notifica ai fini del golden power.

Era stato però lo stesso fondo “a tagliare la testa al toro, notificando volontariamente a Palazzo Chigi, a marzo dell’anno scorso, di avere superato la soglia del 5%”.

Allora, ricorda Il Sole, il governo era quello di Paolo Gentiloni, “che nel giro di poche ore aveva deciso di non esercitare, nei confronti del fondo, i poteri speciali”.

Detto questo, l’esecutivo aveva anche rivolto una “specifica raccomandazione” a notificare “eventuali modifiche che intervengono rispetto ai contenuti dell’operazione già notificata”.

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Proprio di recente, a fine gennaio, dalle comunicazioni sille partecipazioni rilevanti della Consob è emerso che il fondo Elliott è salito al 9,547% nel capitale di Tim dalla precedente quota dell’8,8%.

Nel dettaglio, la quota è detenuta indirettamemte attraverso Elliott Associates, che possiede l’1,935%, Liverpool Limited Partnership con l’1,12% e Elliott International con il 6,492%.

Immediata la reazione dei francesi di Vivendi, che rimangono primi azionisti di Tim con una partecipazione, circa, del 24%, e che così avevano commentato il rastrellamento delle azioni da parte del fondo americano.

Un portavoce di Vivendi, in particolare, aveva accusato Elliott di comportarsi come un “investitore puramente finanziario, utilizzando un approccio opportunistico per trarre vantaggio dalla caduta del 45% del valore delle azioni”.

“Il prezzo delle azioni – aveva detto il portavoce – è attualmente così basso a causa della disastrosa governance a partire dal 4 maggio (quando Elliott era riuscito ad aggiudicarsi la maggioranza del cda). Al momento, non esiste alcun piano industriale”.

Dal canto suo Elliott, che ha rastrellato le azioni tra il 27 dicembre 2018 e il 30 gennaio 2019 a prezzi compresi tra 0,46 e 0,525 euro, aveva scritto nella documentazione inviata alla Sec di ritenere che il titolo TIM fosse “sottovalutato, rappresentando così una interessante opportunità di investimento”.

Il fondo aveva rinnovato la fiducia nelle potenzialità della compagnia telefonica.

Tim, aveva detto Elliott, “ha diverse strade davanti a sé per accrescere il valore per gli azionisti, tra cui la separazione della propria rete fissa (NetCo) e la valutazione delle opzioni di consolidamento del mercato, nonché la conversione delle azioni di risparmio”.

Nella nota era stata anche espressa preoccupazione per un “qualsiasi cambiamento nella composizione del cda” che, “in questo momento, sarebbe pregiudizievole per l’esecuzione e l’adempimento dei piani di creazione di valore anticipati”.

E invece è proprio a questo, ovviamente, che Vivendi punta: riprendere il controllo del cda perso lo scorso 4 maggio  , in occasione  della prossima assemblea del 29 marzo. L’obiettivo dei francesi sarebbe quello di riconquistare cinque seggi occupati al momento dai consiglieri che rappresentano Elliott.

Ma ora, con l’articolo de Il Sole 24 Ore, si apprende che gli americani starebbero puntando a salire fino al 10% del gruppo.

“La normativa che disciplina il golden power – ricorda il quotidiano – precvede, in caso di società quotate, che debbano essere notificate le partecipazioni superiori al 5%, 10%, 15%, 20% e 25%. Finora, dunque, non si era posto il caso di riattivare la procedura. Se superasse il 10%, Elliott dovrebbe notificarlo a Roma entro 10 giorni e la risposta dovrebbe arrivare entro i 15 giorni successivi. In teoria Palazzo Chigi avrebbe anche il potere di porre condizioni o di opporsi: in quest’ultimo caso i diritti di voto sulle azioni eccedenti la soglia sarebbero congelati e ci sarebbe l’obbligo di cedere i titoli entro un anno”.