Notizie Notizie Italia Risiko banche in Europa: chi muoverà per primo? Le big italiane rimangono fredde nonostante parole Enria

Risiko banche in Europa: chi muoverà per primo? Le big italiane rimangono fredde nonostante parole Enria

5 Febbraio 2020 12:47

Nel pieno dell’earning season bancaria, partita bene in Italia con numeri oltre le attese per Intesa Sanpaolo, torna in auge il possibile avvio del valer delle fusioni e acquisizioni nel settore. Ancora nulla di concreto è emerso, ma il 2020 potrebbe riservare sorprese grazie alla sponda delle autorità europee che appaiono ben disposte a togliere gli ostacoli normativi al processo di aggregazioni cross-border tra le grandi banche europee. La Vigilanza Bce sembra fare sul serio e le recenti parole dell’italiano Andrea Enria, dal novembre 2018 presidente del consiglio di sorveglianza della BCE, hanno preannunciato l’imminente arrivo di una serie di iniziative volte a rimuovere alcuni degli ostacoli regolamentari; in primo luogo quello relativo al trasferimento della liquidità tra singoli Paesi dell’Unione. “La vigilanza bancaria della Bce sta prendendo in considerazione una serie di opzioni, tra cui il potenziamento del possibile ruolo degli accordi di sostegno di gruppo per le controllate nei piani di recupero di un gruppo bancario”, sono state le parole pronunciate da Enria a Francoforte davanti ai rappresentanti delle banche.

Le grandi banche sono pronte a rispondere presente alla prospettiva di fusioni transfrontaliere, con gli opportuni distinguo. Intesa Sanpaolo, maggiore banca italiana e terza in Europa con oltre 41 miliardi di euro di capitalizzazione, ha più volte ribadito per bocca del suo ceo Carlo Messina che non è interessata a operazioni con altre banche (mentre è interessata ad acquisizioni nel wealth management). Anche Unicredit, sovente accostata a possibili operazioni transfrontaliere, ha più volte detto no ad aggregazioni perchè non porterebbero adeguate sinergie.

Ing e SocGen  pronte alla prima mossa

Stando al sentiment degli analisti raccolto da Il Sole 24 Ore, sarebbero Ing (38 mld di capitalizzazione) e Société Générale (25 mld) le principali indiziate a fare il primo passo. I conti 2019 di entrambe arriveranno domani, così come quelli di Unicredit che in passato è stata più volte accostata proprio a SocGen. Difficilmente arriveranno indicazioni puntuali, ma le parole dei vari ceo saranno vivisezionate per carpire eventuali aperture a operazioni straordinarie.
Ing sicuramente è in prima linea alla luce della dimensione consistente e del primo tentativo fallito lo scorso anno di avvicinamento alla tedesca Commerzbank.

Volgendo lo sguardo ai francesi di SocGen, i rumor di M&A hanno spesso riguardato la banca che è ancora alle prese con un piano di ristrutturazione che prevede tagli di personale e cessione di asset. Tornerà a bussare in casa Unicredit? Difficile anche perché Jean Pierre Mustier nelle sue ultime uscite pubbliche ha escluso aggregazioni europee complici le difficoltà a realizzare sinergie. L’articolo odierno de Il Sole 24 Ore si chiede se le aperture arrivate da Enria saranno sufficienti a far cambiare idea a UniCredit. Société Générale, rimarca il quotidiano finanziario che fa capo a Confindustria, appare lo snodo principale del risiko e potrebbe decidere di rompere gli indugi e aprire una trattativa formale per una aggregazione. Forse proprio con Ing.

Intanto in Italia…

Intanto i rumor di ieri circa l’imminente via libera dell’UE a MPS all’operazione di cessione di un portafoglio di NPE il cui ammontare dovrebbe aggirarsi intorno ai 10 miliardi (su 12,5 mld totali). Un passaggio che accelererebbe futuri scenari di consolidamento tra le banche di media dimensione in Italia, con Banco BPM e UBI Banca che sono i player maggiormente accreditati per operazioni di M&A.  Una volta sbloccato il nodo Npl, l’istituto senese diverrebbe un asset più appetibile in chiave M&A. Equita Sim ritiene comunque che “alcune incertezze contribuiscono a mantenere ancora bassa la probabilità di un deal almeno nel breve”. In passato soprattutto UBI era stata accostata al nome di Mps. In autunno inoltre era più volte circolata la possibilità di un avvicinamento tra Banco e UBI.