Notizie Notizie Italia QE in arrivo, quali corporate bond preferisce la Bce? Nella top ten solo una Big italiana

QE in arrivo, quali corporate bond preferisce la Bce? Nella top ten solo una Big italiana

16 Luglio 2019 14:42

Non solo acquisti di debiti sovrani, ma anche di corporate bond, ergo obbligazioni societarie, emessi dalle aziende dell’Eurozona: il Quantitative easing, bazooka monetario che si appresta a far ritorno nell’arsenale della Bce, comprende anche il programma CSPP -corporate sector purchase programme, ovvero l’acquisto di bond emessi da aziende dell’area euro. Tale programma è stato attivo nel periodo compreso tra l’8 giugno del 2016 e il 19 dicembre del 2018, per poi essere ritirato alla fine dello scorso anno. E, ora, forse già dal mese di settembre, risfoderato.

Quali sono, in attesa di scoprire ulteriori dettagli sulle prossime mosse della banca centrale, le società che finora hanno beneficiato maggiormente degli acquisti di corporate bond da parte dell’istituto?

Il Sole 24 Ore dedica un articolo al CSPP, e arriva alla conclusione che Francoforte preferisce le obbligazioni emesse soprattutto da aziende francesi, che facciano parte del settore delle utility, e che presentino un rating A.

Per lo meno, è questo ciò che emerge ripercorrendo gli acquisti di corporate bond che la Bce ha effettuato nel QE precedente.

Le sorprese tuttavia, sono sempre dietro l’angolo, e c’è chi prevede che stavolta Mario Draghi & Co potrebbero decidere di fare incetta soprattutto di bond emessi dal comparto finanziario.

Il quotidiano finanziario interpella a tal proposito Wolfgang Bauer, gestore di M&G Investments, che ritiene che la novità possa essere proprio questa:

“Nel marzo 2016 la maggior parte degli attori di mercato non aveva previsto che titoli con merito di credito più debole come quelli con rating BBB sarebbero stati idonei per il piano di riacquisto”. E “l’aggiunta di obbligazioni bancarie alla lista della spesa estenderebbe notevolmente l’universo investibile della Bce, visto che le banche rappresentano quasi il 30% del più ampio universo investment grade in euro”.

Detto questo, nel prevedere quale potrebbe essere la composizione del nuovo portafoglio di corporate bond della Bce, riprendendo quello ‘vecchio’, Il Sole certifica che le obbligazioni di Eni sono state le uniche emesse “da una big italiana fra le top ten con una cifra che sfiorerebbe i 3 miliardi“.


Nel frattempo, gli economisti sembrano convergere tutti su una previsione comune: nel mese di settembre, la Bce ripristinerà il QE. In che modo?

Così ABN Amro, in una nota che è stata ripresa da Bloomberg:

“Ci aspettiamo che la Bce lancerà di nuovo il QE, considerati il deterioramento dell’outlook economico e il peggioramento delle aspettative sull’inflazione. Il secondo programma del QE potrebbe ammontare a 630 miliardi di euro, durare nove mesi, con acquisti per 70 miliardi di euro al mese, a partire dal gennaio del 2020 in poi”.

ABN Amro ritiene inoltre, proprio a proposito di corporate bond, che “il nuovo programma potrebbe comportare maggiori acquisti di bond regionali e sovrani e anche di obbligazioni societarie“.

Gli analisti di Goldman Sachs intravedono inoltre ulteriori margini soprattutto per gli acquisti dei corporate bond.

“Il ritorno a un QE a grande scala è reso più difficile, a causa dei limiti che la stessa Bce ha imposto a se stessa sugli acquisti di asset. Ma rimane uno spazio significativo per espandere gli acquisti dei corporate bond, mentre sui debiti sovrani, in base ai limiti attuali, la Bce potrebbe acquistare fino a 400 miliardi di euro di titoli di stato”.

Unimpresa: in arrivo 300 mld da Bce a banche italiane

Intanto, in una nota diffusa nelle ultime ore, il centro studi di Unimpresa ha messo in evidenza la generosità della Bce, che si appresta a varare, oltre a nuovi acquisti di debiti sovrani e corporate bond, anche nuovi programmi di TLTRO a favore delle banche dell’area euro. Grazie a queste aste di liquidità, secondo Unimpresa le banche italiane riceveranno 300 miliardi di euro.
Dalla Banca centrale europea sono in arrivo fino a 300 miliardi di euro per le banche italiane. Le nuove aste di lungo termine decise dalliEurotower, che partiranno il prossimo settembre e termineranno a marzo 2020, dovrebbero portare liquidità pari al 30% del totale di 1.000 miliardi di crediti esigibili degli istituti del nostro Paese. Per i primi cinque gruppi bancari italiani la stima è, complessivamente, di 168,3 miliardi. È quanto emerge da un documento del Centro studi di Unimpresa sulle misure di politica monetaria della Bce, secondo il quale Intesa SanPaolo, che ha ancora in cassa 91 miliardi, dovrebbe ottenere 59 miliardi; UniCredit dovrebbe premere 77 miliardi a fronte di 51 miliardi già in pancia; a BancoBpm, che ha ancora disponibili 21,4 miliardi, potrebbero arrivare 11,4 miliardi; per il Monte dei Paschi di Siena, che ha ancora 16,5 miliardi, in ballo ci sono 11,2 miliardi, mentre per Ubibanca le nuove aste di liquidità potrebbero fruttare 8,7 miliardi, quando ha ancora 12,4 miliardi.

Così ha commentato il vicepresidente di Unimpresa, Claudio Pucci:

“Negli ultimi anni ci sono state continue e sistematiche contrazioni del credito, nonostante la liquidità messa a disposizione dalla Banca centrale europea non abbia mai smesso di affluire nelle casse degli istituti di credito italiani. Ora ci aspettiamo che il settore bancario italiano cambi atteggiamento. Da tempo, i banchieri preferiscono fare ricavi con le commissioni su risparmi e polizze assicurative, perché i margini di interesse sono ridotti all’osso e i prestiti non sono remunerativi”.