Carige: opzione Cassa Centrale Banca, secondo fonti potrebbe puntare al 15%
Indiscrezioni stampa danno sempre più come probabile la partecipazione di Cassa Centrale Banca al piano di salvataggio di Carige, nell’ambito di un’operazione che vedrebbe protagonisti anche il Credito sportivo e il Mediocredito Centrale. In particolare, stando a quanto riporta il Sole 24 Ore, Cassa Centrale Banca potrebbe salire anche oltre il 10% di Carige:
“Tra le opzioni allo studio per la definizione del piano di salvataggio a cui lavora il Fitd c’è anche quella che Cassa Centrale Banca (Ccb) possa incrementare il suo impegno finanziario e prendere una quota superiore al 10% dell’istituto genovese, ma in uno schema che includa anche il Credito sportivo e il Mediocredito Centrale”.
Il Corriere della Sera precisa che, nell’operazione di rafforzamento patrimoniale dell’istituto ligure che ormai tutti calcolano in 900 milioni di euro (tra aumento di capitale e sottoscrizione di bond subordinati), la Cassa dovrebbe salire inizialmente al 9,99% del capitale.
“Ma secondo più fonti bancarie, i vertici della Cassa — il presidente Giorgio Fracalossi e il capoazienda Mario Sartori — punterebbero ad andare in futuro anche più avanti, arrivando attorno al 15%, proponendosi come socio industriale per esempio mettendo a disposizione la società di sistemi informativi, dato che Carige ha venduto la propria, e la bancassicurazione”.
Il quotidiano fa riferimento anche a quanto reso noto da una “fonte qualificata”, ovvero alla prospettiva che entrino “azionisti privati nuovi compreso un family office ligure: investirebbero per una piccola quota ma è pur sempre un contributo importante nella costruzione faticosa di una cordata per sistemare Carige”.
Il sistema bancario italiano attende intanto con trepidazione ogni novità su Carige: l’ultimatum della Bce per mettere in sicurezza l’istituto ligure, fissato al 25 luglio, si fa sempre più vicino. Dopodiché, in assenza di un piano per mettere in sicurezza la banca, rimarrà la strada della liquidazione.
Carige: quanto metterà sul piatto Cassa Centrale Banca?
Nelle ultime ore il numero uno del Fitd (Fondo interbancario di tutela dei depositi), Salvatore Maccarone, ha confermato che l’assemblea dello Schema volontario per la conversione del bond da 320 milioni di Carige si terrà il prossimo 23 luglio.
“Ci sono ancora tanti elementi che sono in movimento, bisogna essere prudenti“, ha detto Maccarone, aggiungendo che, riguardo alla conversione, questa rientra “nell’ambito di un progetto che è in corso di definizione”.
Il Sole 24 Ore riprende oggi quando detto qualche giorno fa, ovvero che l’operazione di rafforzamento patrimoniale, da 900 milioni circa, potrebbe prevedere un aumento di capitale di 700 milioni; i restanti 200 milioni arriverebbero con la sottoscrizione di un bond subordinato Tier 2.
Dei 700 milioni di aumento di capitale, 320 milioni verrebbero iniettati attraverso la conversione del bond subordinato in mano allo schema volontario.
A meno di 10 giorni dall’incubo della liquidazione, il Fondo obbligatorio dell’Fitd si è detto pronto a partecipare al dossier. In attesa del cda che si terrà il 18 luglio, sembra farsi sempre più certa anche la partecipazione di Cassa Centrale Banca, che potrebbe sostanziarsi in un apporto superiore ai 100 milioni.
Bisogna vedere però anche il contributo del principale azionista della banca genovese, ovvero la famiglia Malacalza, che alla fine dello scorso anno si oppose all’opzione di un aumento di capitale.
Ci sono poi, per l’appunto, le due banche a controllo pubblico Credito sportivo e Mediocredito Centrale, a cui però il Mef non ha dato ancora il via libera ufficiale .
In riferimento alla domanda su chi finanzierà il fabbisogno residuo calcolato in 380 milioni (dei 700 milioni di aumento di capitale, abbiamo detto che 320 arriveranno con la conversione dei bond da parte dello Schema volontario), il Corriere della Sera ricorda il ruolo del Fondo obbligatorio dell’Fitd, che è “garante di ultima istanza”.
Tuttavia, “si cercano investitori veri. Oltre alla Ccb, si spera innanzitutto negli attuali soci, a cominciare dalla Malacalza Investimenti, che ha il 27,5% e sopratutto deve votare in assemblea l’aumento di capitale. Non è un nodo da poco: a dicembre non approvarono la ricapitalizzazione da 400 milioni per mancanza di un piano industriale. Davide e Mattia Malacalza — i figli del patron Vittorio, già vicepresidente di Carige — venerdì erano a Milano all’assise dell’Abi e hanno avuto un breve incontro con il direttore generale della Banca d’Italia, Fabio Panetta, e con dg del Tesoro, Alessandro Rivera. Per il momento attendono il piano e una «soluzione industriale». Con il Fitd non sarebbe stato firmato neanche un patto di riservatezza per potersi sedere al tavolo”.