Notizie Notizie Mondo Political drama in UK stende la sterlina. No-deal Brexit, Boris Johnson ricatta i ribelli con l’arma del ritorno alle urne

Political drama in UK stende la sterlina. No-deal Brexit, Boris Johnson ricatta i ribelli con l’arma del ritorno alle urne

3 Settembre 2019 12:40

Codice rosso per la sterlina, che, nello scontare il rischio di un ritorno alle urne nel Regno Unito, rischia di terminare la sessione odierna al minimo in 34 anni, come mostra chiaramente questo grafico.

La valuta è precipitata nelle ultime ore anche al di sotto della soglia psicologica di $1,20 nei confronti del dollaro, sulla scia di alcune indiscrezioni riportate dalla stampa britannica secondo cui, nel caso in cui il Parlamento UK approverà oggi una proposta di legge contro la prospettiva di un no-deal Brexit, il premier Boris Johnson annuncerà il prossimo 14 ottobre il ritorno alle urne.

La sterlina sta cercando di recuperare terreno rispetto ai minimi in tre anni testati nelle prime ore della giornata di contrattazioni ma rimane sotto quota $1,20.

Interessante, fa notare il Guardian, il rapporto direttamente proporzionale che si è venuto a ricreare tra il cambio sterlina-dollaro e il cambio euro-dollaro.

A scendere, infatti, è anche il rapporto EUR/USD, che si attesta al minimo in 28 mesi a $1,092, a conferma di come il No-deal Brexit sia una prospettiva spaventosa non solo per il Regno Unito ma anche per l’Unione europea.

Occhio al commento di Kit Juckes, analista di Société Générale, che ha affermato che l’incertezza sulla Brexit sta “toccando nuovi massimi”, zavorrando “i terribili gemelli” euro e sterlina.

A rendere il quadro ancora più complicato è la richiesta, presentata alla Court of Sessions di Edimburgo, di esprimersi sulla possibilità che il premier Boris Johnson abbia agito illegalmente nel sospendere il Parlamento UK per cinque settimane, in vista dell’intervento della Regina atteso per il prossimo 14 ottobre, ricorrendo all’iter noto come prorogation.

Nel “political drama” tutto targato UK si mettono in evidenza le parole della parlamentare dei Tories Justine Greening, che ha affermato che la Brexit è diventata “la versione politica di Ebola”.

Greening ha accusato il partito dei Tories di essere diventato “il partito della Brexit” e ha annunciato le sue dimissioni.

“Ho inviato una lettera al primo ministro, e l’ho informato del fatto che non mi candiderò alle prossime elezioni come esponente del partito dei Conservatori”, ha detto.

La parlamentare fa parte dello schieramento dei ribelli del partito, pronti a votare a favore della proposta di legge che intende bloccare il no-deal Brexit e a chiedere anche l’estensione dell’Articolo 50, a dispetto di Johnson, che vuole che il Regno Unito esca dall’Ue a tutti i costi, nella data fissata al 31 ottobre.

Sui rumor secondo cui Boris Johnson sarebbe pronto a indire il ritorno alle urne in caso di ok del Parlamento alla proposta di legge anti no-deal, Greening si è così espressa:

“Con le elezioni generali il Regno Unito perderà comunque. Credo che il modo migliore di risolvere il nodo Brexit sia di dare ai cittadini la possibilità di esprimersi in modo diretto sulle diverse opzioni che sono sul tavolo, invece che ricorrere a elezioni confuse, da cui non emergerebbe alcuna soluzione al problema”.