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UK sotto shock dopo mossa Boris Johnson per forzare Brexit: sospendere il Parlamento

28 Agosto 2019 13:24

Golpe, colpo di Stato, oltraggio alla Costituzione: il premier britannico Boris Johnson sciocca il Regno Unito, confermando i rumor inizialmente riportati dalla BBC: sì, chiederà alla Regina Elisabetta di sospendere il Parlamento. Motivo: “Come ho detto parlando dalle scale di Downing Street, non aspetteremo fino al 31 ottobre per procedere con i piani per far andare avanti questo paese. Questo è un nuovo governo con un’agenda molto interessante…Dobbiamo presentare proposte nuove e importanti. Ed è per questo che ci sarà un discorso della Regina il prossimo 14 ottobre”.

A questo punto, al fine di sventare lo scenario peggiore di una no-deal Brexit, il problema è il tempo.

I deputati del Regno Unito rientreranno al lavoro dal recesso estivo il prossimo 3 settembre.

La prima settimana di settembre il Parlamento sarà operativo, ma successivamente, in base a quanto si legge nel piano di Downing Street, se la Corona darà il suo benestare, Westminster chiuderà di nuovo il 10 settembre, rimanendo sospesa fino al 14 ottobre, data in cui la Regina interverrà per presentare i piani del governo post Brexit.

I parlamentari avranno così solo pochi giorni per discutere della Brexit: la data in cui il divorzio tra il Regno Unito e l’Unione europea si concretizzerà è stata fissata infatti al 31 ottobre e il premier Boris Johnson ha già detto che il divorzio ci sarà, con o senza accordo.

Di conseguenza, anche se riuscissero a discutere della Brexit nel poco tempo che verrebbe loro concesso, i deputati, come fa notare la responsabile del desk di politica del Guardian, Jessica Elgot, non avrebbero i margini per avviare qualsiasi altra attività volta a impedire uno scenario di no-deal Brexit che, a questo punto, si fa sempre più probabile.

Da segnalare che il Consiglio europeo si riunirà i prossimi 17-18 ottobre.

Nella lettera inviata ai parlamentari (vedi sotto), Boris Johnson ha chiarito che “il Parlamento avrà l’opportunità di discutere il programma generale del Governo e l’approccio verso la Brexit, in vista del Consiglio europeo e di votare al riguardo il 21 e 22 ottobre, una volta che avremo appreso i risultati del Consiglio”.

Questa la lettera che il premier ha inviato ai parlamentari, confermando quella che noi chiamiamo sospensione del Parlamento e che nel Regno Unito prende il nome di “prorogation”.

Boris Johnson scavalca Parlamento, chiedendo prorogation

Cosa si intende per prorogation? Per prorogation si intende quel processo che pone fine a tutte le attività di entrambe le Camere nella sessione parlamentare corrente.

Questo significa che, a meno che non venga emanata una norma specifica, nessuna attività che si riferisce alla precedente sessione parlamentare può essere ‘trasferita’ nella sessione successiva. Una nuova sessione parlamentare può fornire opportunità procedurali per rivisitare questioni su cui la legislatura non è riuscita a fare progressi nella sessione precedente.

Come viene spiegato nel sito del Parlamento UK, esattamente con un paper stilato dall’unità di ricerca indipendente di Westminster,  “una prorogation prolungata riduce l’influenza del Parlamento sul modo in cui il paese viene governato. Quando il Parlamento è infatti sottoposto a prorogation, i parlamentari non hanno la possibilità di avviare discussioni formali sulla politica di governo e sulle leggi, non possono presentare interrogazioni ai dipartimenti dei governi, non possono controllare l’attività di governo attraverso commissioni parlamentari, né presentare proposte di legge“.

Ancora: “Periodi lunghi di prorogations -si continua a leggere nel sito della Commons Library, unità di ricerca indipendente del Parlamento UK – possono far sorgere dubbi cruciali sul fatto che il governo benefici ancora della fiducia della Camera dei Comuni e dunque se possa ancora continuare a governare in modo legittimo”.

Il tema della prorogation è stato sollevato due volte nel dibattito sulla Brexit:

“Nel primo caso, la prorogation è stata invocata come meccanismo con cui il governo avrebbe potuto riaffrontare la ‘stessa questione’ del Withdrawal Agreement (accordo sulla Brexit concordato dall’ex premier britannica Theresa May e da Bruxelles). Una volta che la Camera dei Comuni ha preso una decisione sulla questione, la stessa, o in buona sostanza la stessa questione, non può essere proposta ancora in quella sessione”. Se ne deve aprire, dunque, un’altra.

“Nel secondo caso – ed è su questo che Boris Johnson sta puntando – una lunga prorogation è stata ventilata come opzione da considerare per realizzare (per l’appunto) – una no-deal Brexit. La premessa di questa idea è che i parlamentari contrari alla prospettiva di un no-deal non potrebbero utilizzare la procedura o la legislatura del Parlamento per vanificare quel risultato, nel caso in cui esso dovesse entrare a far parte della politica di governo. E questa idea è possibile perchè, di default, la legge Ue stabilisce che il Regno Unito lasci l’Unione europea il 31 ottobre del 2019 a meno che:

  • Non sia stato ratificato (dal Parlamento) il Withdrawal Agreement.
  • Non ci sia stata una ulteriore estensione dell’Articolo 50 (che richieste il sì sia del Consiglio europeo che del governo UK).
  • Il Regno Unito non abbia deciso di revocare la Brexit.

La prorogation di lunga durata – spiega il paper – è stata spesso difesa dai suoi sostenitori come mezzo “per onorare il risultato del referendum” del giugno del 2016. Tuttavia i critici di un tale approccio ritengono che qualsiasi primo ministro che decidesse di adottare questa strategia sfiderebbe la Camera eletta dei Comuni, coinvolgendo inutilmente la Corona in una disputa politica, e mettendo a rischio il ruolo del Parlamento in base a quanto stabilito dalle disposizioni costituzionali e democratiche del Regno Unito”.

Nel sito del Parlamento UK si legge tuttavia anche che, essendo la prorogation una prerogativa reale, non esiste un chiaro meccanismo legale che il Parlamento possa utilizzare per prevenire il suo esercizio se non attraverso una legge che tenda a frenarlo. Il Parlamento si è espresso in passato per bloccare o sostituire questa prerogativa“.

Parlamento sospeso, Bercowe: oltraggio a Costituzione

Boris Johnson ha negato che il suo intento sia quello di impedire che i parlamentari abbiano il tempo sufficiente per aprire un dibattito sulla Brexit, in vista del 31 ottobre, data scelta da Londra e Bruxelles per far slittare il giorno del divorzio effettivo del Regno Unito dal blocco europeo, inizialmente fissata allo scorso 29 marzo.

“Questo non è assolutamente vero. Se guardate a quello che stiamo facendo per proporre un nuovo programma legislativo contro i crimini, sugli ospedali, per accertarci di disporre dei finanziamenti necessari all’istruzione di cui abbiamo bisogno, capirete che ci sarà molto tempo per entrambe le parti,  in vista del summit cruciale del prossimo 17 ottobre (del Consiglio europeo sulla Brexit) e per i parlamentari, per discutere di Unione europea, Brexit e tante altre questioni”.

Ma le voci che hanno gridato allo scandalo sono state diverse. In particolare, lo Speaker della Camera dei Comuni John Bercowe ha parlato di “oltraggio alla Costituzione”

Di oltraggio ha parlato anche la premier scozzese Nicola Sturgeon, paragonando la mossa di Downing Street a quella di una dittatura, in un’intervista alla BBC:

E’ qualcosa di scandaloso. Chiudere il Parlamento per forzare una no-deal Brexit che provocherà danni duraturi e incalcolabili al paese contro i desideri dei parlamentari non è democrazia. E’ da dittatura, e se i parlamentari non si riuniranno la prossima settimana per fermare Boris Johnson allora credo che questo giorno verrà ricordato come quello in cui la democrazia del Regno Unito è morta”.