Notizie Notizie Mondo Pmi Ue, si ferma la crescita delle imprese nell’Eurozona

Pmi Ue, si ferma la crescita delle imprese nell’Eurozona

23 Aprile 2025 12:18

Si ferma la crescita dell’indice Pmi manifatturiero dell’Eurozona, come si evince dai dati previsionali dell’indagine Pmi di S&P Global e Hamburg Commercial Bank. Secondo le stime preliminari, a marzo l’indice è salito lievemente a 48,7 punti rispetto ai 48,6 del mese precedente, superando le attese degli analisti fissate a 47,4. Nonostante il miglioramento, però, il dato resta sotto la soglia dei 50 punti, indicando una contrazione dell’attività nel settore.

In calo, invece, l’indice Pmi dei servizi, che si attesta a 49,7 punti rispetto ai 51 del mese precedente, al di sotto anche delle previsioni di 50,4. Di riflesso, l’indice Pmi composito scende a 50,1 punti dai precedenti 50,9, risultando inferiore alle aspettative di 50,3.

Francia e Germania rallentano l’economia europea

Il peggioramento è imputabile in larga misura alla Germania, dove l’indice Pmi composito è sceso sotto la soglia dei 50 punti per la prima volta in quattro mesi. Anche la Francia ha deluso le aspettative degli analisti, restando anch’essa al di sotto di tale livello. In entrambe le principali economie dell’Eurozona si è registrata una debolezza inattesa soprattutto nel settore dei servizi, spingendo l’economia europea “in territorio di stagnazione“, afferma Cyrus de la Rubia, economista della Hamburg Commercial Bank, nella nota che accompagna l’indagine.

Questo calo così marcato nei paesi europei fa pensare che la fase di debolezza potrebbe protrarsi ancora per qualche tempo. Tuttavia, l’aumento della spesa pubblica per le infrastrutture in Germania e gli investimenti nel settore della difesa a livello europeo dovrebbero, seppur con ritardo, offrire un sostegno sia all’industria manifatturiera che a quella dei servizi. L’iniziale ottimismo legato a queste misure si è però rapidamente scontrato con le preoccupazioni per i dazi imposti dal presidente Donald Trump, che rischiano di compromettere la già fragile ripresa prevista per l’economia dell’Eurozona nel 2025.

Manifatturiero in ripresa, ma si prevede un calo

Se il settore terziario ha rovinato i piani dell’Europa, quello manifatturiero ha invece retto meglio del previsto. “Nonostante gli Stati Uniti abbiano introdotto ad inizio aprile le tariffe generali al 10% e quelle sulle auto al 25%, la maggior parte delle aziende manifatturiere dell’eurozona non sembrano molto turbate“, afferma de la Rubia. Invece di scivolare a picco, hanno invece aumentato la produzione per il secondo mese consecutivo, anche più massicciamente rispetto a marzo.

Nel complesso, i dati Pmi di aprile non hanno evidenziato il temuto impatto negativo, nonostante le tre settimane di tensioni commerciali e incertezza geopolitica. Il quadro che ne emerge appare frammentato: se da un lato il rallentamento in Francia e Germania era ampiamente previsto, dall’altro il lieve miglioramento del sentiment manifatturiero nell’intera area euro sorprende, considerato il contesto.

Ma secondo gli esperti, questa buona performance del manifatturiero non durerà e già il prossimo mese si prevede un calo. “Come spesso accade, i dati basati sui sondaggi sembrano rispondere con un certo ritardo ai grandi shock – spiega Carsten Brzeski, Global Head of Macro di Ing – Non è escluso, dunque, che nei prossimi mesi si possa assistere a un calo più marcato degli indici manifatturieri“. L’ottimismo che aveva accompagnato l’inizio dell’anno si sta rapidamente dissolvendo, mentre tornano a farsi sentire i timori legati a disinflazione e stagnazione.

Ma l’Europa continua a non crescere

I dati sui Pmi sono la conferma che l’economia dell’Eurozona non cresce. E sono addirittura più confortanti rispetto alle stime del Fondo Monetario Internazionale, che martedì ha pubblicato le sue nuove previsioni dipingendo un quadro più pessimista: il Pil dell’area euro è stato rivisto al ribasso dallo 0,9% allo 0,8%. Particolarmente severa la revisione per la Germania, per la quale il Fmi stima ora un terzo anno consecutivo senza crescita, una situazione senza precedenti.

Il deterioramento delle prospettive economiche è emerso con chiarezza anche nell’ultima riunione della Banca Centrale Europea, che ha deciso di tagliare i tassi d’interesse per la settima volta dal giugno 2024, accantonando temporaneamente l’ipotesi di una pausa valutata solo poche settimane prima. Secondo molti investitori, saranno necessarie ulteriori azioni da parte della Bce per sostenere la crescita e garantire che l’inflazione non scivoli sotto il target del 2%, il che potrebbe tradursi in altri due o tre interventi.

“L’unico elemento rassicurante è che le attuali difficoltà derivano per lo più da decisioni politiche e potrebbero quindi essere invertite – conclude Brzeski – Fino a quando ciò non accadrà, però, sarà ancora una volta la Banca Centrale Europea a dover farsi carico di sistemare l’economia europea”.