L’arte della ritirata, Trump non licenzia Powell e Borse esultano. Scossoni su dollaro, oro e bitcoin

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Come non detto. Ad ascoltare le parole pronunciate da Donald Trump ieri sera sembra che tutto quello che è stato detto nell’ultima settimana nei confronti del capo della Fed Jerome Powell – senza far mancare velate minacce, soprannomi non certo lusinghieri e insulti abbastanza gratuiti – fosse frutto di un folle malinteso.
Trump: non intendo licenziare Powell
I nervi tesi sui mercati e i suggerimenti di alcuni esponenti più moderati dell’amministrazione hanno indotto Trump a gettare acqua sul fuoco sgombrando il campo da un’eventualità che era stata resa molto concreta dalle stesse parole del presidente. “Non ho alcuna intenzione di licenziarlo”, ha affermato candidamente Trump, precisando che ha solo cercato con cautela di ottenere un taglio dei tassi o due. Nella stessa conferenza stampa, Trump ha affermato che le esorbitanti imposte sui prodotti cinesi, così elevate che i numeri effettivi sono diventati irrilevanti, saranno presto “sostanzialmente” più basse.
Poco più di 24 ore prime Trump lunedì aveva attaccato frontalmente Powell invocando un taglio dei tassi immediato e definendolo “Mr. Too Late” e “un grande perdente”. Settimana scorsa aveva anche ventilato l’ipotesi di un licenziamento di Powell (“Se voglio che se ne vada, se ne andrà subito, credetemi”).
L’arte della ritirata e i rischi del ciclo ‘minaccia-ritiro’
“Con le crescenti preoccupazioni degli investitori, il presidente degli Stati Uniti Trump ha dimostrato l’arte della ritirata”, commenta Paul Donovan, capo economista di Ubs Global Wealth Management. “I mercati hanno reagito positivamente a questi arretramenti, il che indica che l’imminente rallentamento economico statunitense e i movimenti di mercato potrebbero limitare posizioni politiche estreme. Ciononostante, l’incostante ciclo di minaccia-ritiro-minaccia-ritiro ha conseguenze economiche. L’incertezza che ne deriva può influire sui processi decisionali di consumatori e imprese”.
Il dollaro tira un sospiro di sollievo
Una moderazione dei toni che è stata subito apprezzata dai mercati con gli investitori che sono tornati a investire sugli asset Usa, in particolare il dollaro ha ripreso vigore dopo giorni di forti vendite che avevano spinto la valuta ai minimi pluriennali rispetto a euro e franco svizzero. Un assist è arrivato anche dalle parole del Segretario al Tesoro Scott Bessent che ha affermato che la guerra commerciale con la Cina è “insostenibile” e prevede una de-escalation nel breve termine.
Il cross tra euro e dollaro è sceso sotto 1,14. “Riteniamo che il bilancio dei rischi rimanga sbilanciato al ribasso per il dollaro statunitense nel breve termine, ma non prevediamo una ripetizione delle vendite unidirezionali di dollari a cui abbiamo assistito di recente. Guardando alle prossime settimane, preferiamo una stabilizzazione del dollaro piuttosto che un ulteriore indebolimento strutturale”, afferma stamattina Francesco Pesole, fx strategist di Ing.
Torna il risk-on: volano azioni e bitcoin, al tappeto l’oro
Tra gli altri movimenti più marcati, oltre al rally di Wall Street (+2% il futures sull’S&P 500 dopo l’oltre +2,5% di ieri), si segnala la corsa al rialzo delle altre principali borse mondiali (+2,9% il Dax, +1,1% il Ftse Mib), mentre arranca l’oro (-2,7% a 3.328 dollari) che era stato l’asset maggiormente gettonato durante le ultime settimane di tensioni e avversione al rischio.
Spicca poi il nuovo rally del bitcoin che stamattina sfonda i 94mila dollari con un +6,5%. Per il più grande token digitale cresce l’ottimismo sul fatto che si stia liberando dalla tendenzadi lunga data a muoversi nella stessa direzione dei titoli tecnologici statunitensi. Dai minimi del 7 aprile ha segnato un balzo di quasi il 30%.
Il Bitcoin è ancora ben sotto del record di oltre $ 109.000 raggiunto il giorno in cui Trump è tornato alla Casa Bianca (20 gennaio).