Pmi eurozona: meno pressioni su prezzi, ma non basta per la Bce
Dagli indici Pmi di marzo dell’eurozona emergono segnali incoraggianti, anche se le prospettive per la regione rimangono caute. Nel mese in corso, l’economia della zona euro si è avvicinata alla stabilizzazione, anche se le contrazioni in Francia e Germania hanno controbilanciato la maggiore ripresa negli altri Paesi. In rallentamento le pressioni sui prezzi, un elemento positivo per la Bce nell’ottica degli sforzi per raffreddare l’inflazione, anche se la cautela rimane d’obbligo per quanto riguarda i tagli dei tassi. Nel frattempo, l’istituto di Francoforte ha pubblicato l’ultimo bollettino economico.
Pmi eurozona: rallenta il manifatturiero, espansione nei servizi
La lettura preliminare di marzo evidenzia un peggioramento inatteso del Pmi manifatturiero, da 46,5 a 45,7 punti. Gli analisti prevedevano un incremento a 47 punti.
L’indice che misura l’attività dei servizi sale invece da 50,2 a 51,1 punti, superando le stime degli economisti, che si attendevano mediamente un valore di 50,5 punti.
I dati mostrano dunque una contrazione più marcata, rispetto al mese precedente, nel comparto manifatturiero (sui minimi da 3 mesi), ma anche un’espansione più rapida del terziario (al top da 9 mesi).
L’indice composito, infine, si attesta a 49,9 punti (massimo da giugno 2023), ad un soffio della soglia di non cambiamento di 50 punti, rispetto ai 49,2 di febbraio e ai 49,7 del consensus.
Da sottolineare il calo più lento degli ordini e il miglioramento della fiducia nei prossimi 12 mesi, quest’ultima salita al valore più alto in 13 mesi.
Germania e Francia frenano la zona euro
Le condizioni economiche manifestano un andamento disomogeneo tra i vari Paesi dell’eurozona. In particolare, il dato complessivo maschera la persistente debolezza dei due Paesi più rilevanti: Germania e Francia.
In Germania il Pmi manifatturiero è sceso da 42,5 a 41,6 punti, segnalando una contrazione ancora più marcata rispetto a febbraio, mentre i servizi sono migliorati da 48,3 a 49,8, avvicinandosi alla soglia di non cambiamento dei 50 punti. L’indice composito è in aumento da 46,3 a 47,4 punti.
In Francia, il manifatturiero peggiora dai 47,1 a 45,8 punti (dato peggiore da 14 mesi), il Pmi servizi cala da 48,4 a 47,8 e il composito scende da 48,1 a 47,7 punti, accelerando il ritmo della contrazione rispetto al mese precedente.
Nel primo caso, dunque, è solo il settore industriale a frenare la crescita, con il terziario sostanzialmente stagnante, mentre il peggioramento della Francia è più generale.
Il resto dell’eurozona ha registrato il terzo mese consecutivo di crescita complessiva, segnando il più alto tasso di espansione in 11 mesi. Il secondo mese di marginale aumento della produzione manifatturiera è stato accompagnato da un terziario che ha indicato il ritmo più veloce di crescita da maggio dello scorso anno.
Diminuiscono le pressioni sui prezzi
Da rilevare le indicazioni parzialmente positive sul fronte dei prezzi. Dopo l’aumento di inizio anno, legato ai problemi nel Mar Rosso, i costi manifatturieri sono diminuiti in scia al continuo miglioramento dei tempi di consegna.
Nel terziario, gli aumenti dei prezzi hanno rallentato il passo, alleggerendo la pressione sull’inflazione dei prezzi di vendita, anche se i costi di acquisto e di vendita rimangono al di sopra della media storica a causa della crescita delle spese salariali.
Dai Pmi ottimismo per l’inflazione, ma Bce non può stare tranquilla
Commentando I dati PMI flash, il Dr. Cyrus de la Rubia, Chief Economist presso Hamburg Commercial Bank, ha dichiarato:
“Bisogna ricredersi sull’aspettativa di una ripresa del settore manifatturiero nel primo trimestre. Il Pmi di marzo ha confermato la chiara debolezza di questo settore, rallentato dalla Germania, la maggiore economia dell’Eurozona.”
Un “barlume di speranza” arriva dall’ottimismo delle aziende sulle loro aspettative future e dal fatto che presto la riduzione delle scorte cesserà di agire da freno alla produzione.
Per de la Rubia “la Bce può trarre sollievo dal fatto che la pressione sui prezzi nel terziario, settore solitamente esposto dal punto di vista salariale, non sia aumentata ulteriormente. L’espansione dei costi di acquisto e di vendita è invece in qualche modo calata.”
Tuttavia, “la pressione sui prezzi è rimasta elevata e quindi le notizie che arrivano dagli indicatori Pmi dei prezzi non sono sufficienti nel far cambiare il piano preciso della Bce di rimandare i tagli degli interessi a giugno piuttosto che ad aprile.”
ING: “Per tagli tassi Bce bisognerà attendere giugno”
Per ING, nonostante i segnali positivi per la fine dell’anno, al momento l’eurozona resta impostata per una stagnazione economica nel primo trimestre del 2024. Per quanto riguarda i prezzi, “l’indagine indica che l’inflazione dei servizi si è attenuata, rafforzando la previsione di un taglio dei tassi a giugno da parte della Bce”.
Le prospettive sui tassi “dipendono in gran parte da come si svilupperanno la crescita dei salari e l’inflazione dei servizi. I Pmi indicano che le pressioni sui costi dei servizi si sono attenuate a marzo e che i prezzi alla produzione nel terziario si sono moderati. Questo è un segnale incoraggiante del fatto che le pressioni sui prezzi non stiano accelerando ulteriormente in questo momento, il che avrebbe potuto costituire un ostacolo ad un taglio dei tassi a giugno.”
A livello di crescita del Pil, “prevediamo una cauta ripresa verso l’estate. Molto dipenderà dal consumatore, che sta gradualmente riconquistando il potere d’acquisto, poiché la crescita dei salari reali è ora positiva. Con i cauti tagli dei tassi attesi, anche il contesto degli investimenti dovrebbe lentamente tornare più attraente. Ma, come indicano i dati di oggi, per il momento l’economia rimane debole.”