Notizie Valute e materie prime Petrolio: tensioni in Medio Oriente e chiusura giacimenti Libia sostengono i prezzi

Petrolio: tensioni in Medio Oriente e chiusura giacimenti Libia sostengono i prezzi

4 Gennaio 2024 11:06

Nelle ultime due sedute il petrolio è tornato a salire, con il Brent tornato a ridosso dei 79 dollari al barile e il Wti in area 73,5 dollari. A spingere le quotazioni contribuiscono le crescenti tensioni geopolitiche in Medio Oriente e l’interruzione delle attività in due giacimenti della Libia. Intanto gli operatori cominciano a monitorare i tagli volontari dell’Opec+, per capire se ci sarà effettivamente un eccesso di offerta in questo primo trimestre, nonostante l’impegno del cartello a stabilizzare i prezzi.

Si intensificano le tensioni in Medio Oriente

L’attenzione resta prevalentemente rivolta all’evoluzione del quadro geopolitico in Medio Oriente. Da alcune settimane, decine di navi portacontainer sono state costrette a modificare le proprie rotte nel Mar Rosso, circumnavigando l’Africa per evitare i potenziali attacchi dei ribelli Houthi.

traffico navi medioriente

Ieri, inoltre, si è verificata una strage di civili a Kerman, in Iran. Almeno 103 persone sono morte e oltre 210 sono rimaste ferite a causa di due esplosioni nel corso di una commemorazione per la morte di Qassem Soleimani, comandante della Forza Qods dei Pasdaran ucciso quattro anni fa da un raid americano in Iraq. L’attacco non è stato rivendicato, ma non fa che inasprire le tensioni nella regione, sollevando preoccupazioni per le forniture di materie prime.

Nell’ultimo trimestre le quotazioni del greggio hanno perso circa un quinto del loro valore, principalmente perché l’aumento della produzione non Opec (compresi gli Usa) supera la domanda. Questo ha contribuito a determinare il primo calo annuale dei prezzi dal 2020.

La Libia chiude due giacimenti di petrolio che producono 365kb/d

Nel frattempo, da ieri, la Libia è stata costretta a chiudere il giacimento petrolifero di Sharara, il più grande del Paese con una produzione pari a circa 270 mila barili al giorno, su un output totale di circa 1,2 mbd a livello nazionale. Stop delle attività anche nel giacimento di El-Feel, che produce poco meno di 100 mila barili al giorno.

La chiusura è arrivata per via della mancata risposta del governo di Tripoli alle manifestazioni di alcuni dimostranti, che chiedono tra le altre cose una risoluzione della carenza di carburante nel Fezzan e il completamento della costruzione della Raffineria del sud.

L’Opec+ riafferma l’impegno a stabilizzare i prezzi

Nel frattempo, l’organizzazione dei paesi esportatori di petrolio e i suoi alleati (l’Opec+) hanno ribadito l’impegno a stabilizzare il mercato in una dichiarazione sul sito Web dell’OPEC. L’ultimo round di tagli della produzione su base volontaria, stabiliti nel corso dell’ultima riunione dello scorso 30 novembre, riguarda circa 900.000 barili al giorno e avrà effetto da questo mese fino alla fine del trimestre.

A dicembre, secondo le statistiche raccolte da Bloomberg ed esaminate da ING, l’output del gruppo è diminuito di soli 40 mila barili al giorno su base mensile, attestandosi a 28,05 milioni di barili al giorno. La Nigeria ha registrato il maggiore incremento, pari a 50 mila barili al giorno, mentre gli Emirati Arabi Uniti hanno riportato il maggior calo, circa 70 mila barili al giorno.

Gli Usa rimpolpano le riserve di petrolio, oggi dati Eia

Un altro driver fondamentale per l’offerta è legato all’output degli Stati Uniti, che nell’ultimo anno hanno consolidato il ruolo di principale produttore mondiale. Ieri il Dipartimento dell’Energia Usa ha annunciato che sta cercando di acquistare fino a 3 milioni di barili di petrolio greggio acido per ripristinare le riserve strategiche, dopo aver rilasciato 180 milioni di barili nel corso del 2022.

Oggi verranno diffusi i dati dell’Energy Information Administration sulle scorte americane, dopo i numeri API piuttosto contrastanti rilasciati stanotte che indicano un calo degli stock di greggio e un aumento dei prodotti raffinati nell’ultima settimana.

Le previsioni degli analisti sul mercato petrolifero

Nel 2024, la produzione rimarrà probabilmente il fattore chiave. Nelle ultime settimane si è andata sempre più configurando una struttura ribassista, con la consegna spot che sta diventando più economica dei contratti future (si va verso un mercato “contango”), a segnalare un eccesso di offerta nell’immediato.

mercato greggio contango backwardation

La riacutizzazione delle tensioni in Medio Oriente, fonte di circa un terzo del greggio del mondo, rischia però di reintrodurre un premio per il conflitto Israele-Hamas nelle quotazioni del petrolio.

Secondo Goldman, le questioni geopolitiche potrebbero determinare un temporaneo aumento dei prezzi spot del greggio rispetto ai prezzi a lungo termine di circa 3-4 dollari al barile. Le previsioni del broker per quest’anno vedono comunque il Brent in un range tra i 70 e i 90 dollari al barile. UBS Group invece ha tagliato le stime a 80-90 dollari al barile.