Notizie Valute e materie prime Mar Rosso sotto attacco, commercio globale trema: si riaccendono i riflettori su gas e petrolio

Mar Rosso sotto attacco, commercio globale trema: si riaccendono i riflettori su gas e petrolio

19 Dicembre 2023 11:53

Non si placano le tensioni geopolitiche in Medio Oriente, e dopo gli ultimi attacchi nel Mar Rosso, molte compagnie navali stanno evitando il transito delle merci attraverso questo prezioso tratto marittimo, una situazione che getta preoccupazioni sulla tenuta delle catene di approvvigionamento.

In questo contesto, tornano ad essere speciali osservati i prezzi in particolare dei beni energetici, con il petrolio Brent che dopo il balzo di ieri (+1,8%), al momento si è stabilizzato a quota 77 dollari al barile, mentre il gas Ttf si trova a quota 33 euro al megawattora. Nonostante le interruzioni nel il Mar Rosso, il mercato petrolifero sta dimostrando resiliente, con sia il Brent che le compagnie petrolifere che stanno registrato movimenti minimi.

In ogni caso, queste rinnovate tensioni nel Mar Rosso non fanno altro che sollevare ulteriori preoccupazioni e interrogativi sul futuro dei prezzi del petrolio, oltre che sull’impatto a livello globale commercio marittimo.

Trasporti navali a rischio nel Mar Rosso

Negli ultimi giorni si sono sempre più intensificati gli attacchi contro diverse navi mercantili nel Mar Rosso da parte dei ribelli Houthi dello Yemen, che vogliono dimostrare il loro appoggio ad Hamas nel suo conflitto con Israele che va avanti ormai da 73 giorni.

Questi attacchi hanno alimentato le preoccupazioni delle compagnie navali che per evitare rischi per le loro navi hanno iniziato a cambiare le proprie rotte, tornando a circumnavigare l’Africa per evitare il transito nel Mar Rosso. In tal senso, le maggiori compagnie al mondo di trasporti marittimi tra cui Msc, Maersk, Cma Cgm, Evergreen e Britisch Petroleum, nelle ultime ore hanno tutte annunciato di aver sospeso il transito delle navi nel Mar Rosso, con i tempi di ritardo per le consegne delle merci che superano i 10 giorni.

L’impatto di queste tensioni nel Mar Rosso si è visto anche sui prezzi delle assicurazioni che a causa dei rischi di guerra richiedono delle coperture extra, facendo così salire i prezzi delle polizze delle navi che transitano per le zone a rischio.

La reazione degli Usa

Quest’ultimi attacchi hanno scatenato anche la reazione degli Stati Uniti, con il Pentagono che ha annunciato una nuova missione internazionale per cercare di contrastare gli attacchi alle navi commerciali nel Mar Rosso. L’obiettivo è quindi quello di proteggere le navi che transitano nel Mar Rosso dopo che nei giorni scorsi sono state più volte attaccate da droni e missili balistici lanciati dalle aree dello Yemen.

Gli attacchi da parte dei ribelli yemeniti che sostengono Hamas hanno infatti arrecato diversi e importati danni alle navi e così le diverse compagnie hanno ordinato alle loro navi di rimanere sul posto e non entrare nello stretto di Bab el-Mandeb fino a quando la situazione della sicurezza non sarà risolta. Nelle ultime quattro settimane, infatti, i militanti Houthi hanno attaccato per ben 12 volte le navi commerciali nel Mar Rosso e tengono ancora in ostaggio 25 membri della MV Galaxy Leader Yemen.

Questa è una sfida internazionale che richiede un’azione collettiva”, ha commentato il segretario della difesa Lloyd Austin annunciando “l’istituzione dell’Operazione Prosperity Guardian, una nuova importante iniziativa multinazionale sulla sicurezza”. Con questa nuova missione internazionale viene così incrementato il numero di navi militari che avranno l’ardua compito di fornire protezione a quante più navi possibili nello stesso momento.

Intanto, secondo quanto comunicato a Bloomberg da un’ufficiale americano, al momento “ci sono oltre 400 navi commerciali nel Mar Rosso meridionale, un’area più o meno le dimensioni di Washington D.C”. Per capire meglio la situazione possiamo vedere la mappa qui sotto fornita da Marine Traffic che mostra il transito delle navi mercantili e non attraverso il Mar Rosso e il Canale di Suez.

Transito delle navi per il Mar Rosso. Fonte Marine Traffic

La portata della nuova missione lanciata dagli Usa si prospetta di ampia portata con l’adesione di Regno Unito, Bahrein, Canada, Francia, Italia, Paesi Bassi, Norvegia, Le Seychelles e la Spagna, con gli Stati Uniti che stanno ancora cercando attivamente l’adesione di altri paesi membri per aumentare il numero delle marine presenti

L’importanza del Mar Rosso

Gli attacchi alle navi mercantili sono stati appunto effettuati nel Mar Rosso, una delle rotte marittime più importanti per il commercio globale. Teniamo infatti presente che ad oggi circa il 15% del traffico di merci mondiali passa per il Canale di Suez, la scorciatoia fondamentale che viene utilizzata dalle navi per approdare nel Mediterraneo dall’sia meridionale e orientale senza dover viaggiare intorno all’Africa, una rotta estremamente più lunga e quindi costosa.

Il Mar Rosso, lo Stretto di Suez e il Canale di Hormuz sono proprio i nodi vitali nelle rotte di transito marittime globali, in quanto facilitano il commercio internazionale collegando diversi mari e oceani.

In particolare, il Mar Rosso funge da collegamento vitale tra il Mediterraneo e l’Oceano Indiano e quindi la sua importanza è nella sua posizione strategica in quanto offre come dicevamo una via più breve per le navi che viaggiano tra l’Europa e le regioni dell’Asia orientale e dell’Africa. Allo stesso modo, il Canale di Suez si estende dal Mar Rosso al Mar Mediterraneo, ed è una delle vie navigabili più trafficate al mondo. Il Canale di Hormuz, è invece situato tra il Golfo Persico e il Golfo di Oman, ed è un’altra rotta chiave dato che da li passa circa il 20% del petrolio mondiale.

Ma non solo, queste rotte sono tutte interconnesse, in quanto le navi che attraversano il Mar Rosso possono continuare verso il Mediterraneo attraverso lo Stretto di Suez e, successivamente, raggiungere il Canale di Hormuz per accedere alle risorse energetiche del Golfo Persico. Ecco spiegato il motivo per il quale qualsiasi instabilità nella regione può avere conseguenze significative sull’approvvigionamento energetico globale (ricordiamo in tal senso il celebre e recente caso della nave di Evergreen bloccata nel Canale di Suez).

Analisi tecnica sul Brent

Dopo gli ultimi attacchi nel Mar Rosso, occhi puntati sui beni energetici a partire proprio dal petrolio Brent. Dal punto di vista grafico, il prezzo del Brent, dopo aver raggiunto il minimo di periodo a quota 73 dollari al barile (minimo da giungo di quest’anno), ha invertito la direzione rimbalzando da li il 6% circa (dalla seduta del 13 dicembre). Ora il Brent si trova a quota 77,7 euro in leggero calo (-0,2%) rispetto la chiusura di ieri (+1,8%).

Con il rimbalzo avviato dalla settimana scorsa, il Brent si è riavvicinato al livello di resistenza dinamica offerto dalla trendline ribassista (linea rossa tratteggiata) costruita dai massimi di periodo di settembre di quest’anno. Ecco che in caso di superamento al rialzo di questa trendline verrebbe messo a segno anche il breakout della resistenza statica più importante a quota 80 dollari al barile, un livello chiave per il Brent e che in passato ha funzionato efficacemente come supporto o resistenza.

Al rialzo, l’altro importante livello di resistenza è dato dalla media mobile a 200 giorni (linea blu) che transita a quota 81,7 dollari. Al ribasso, il supporto statico di breve periodo più importante si trova a  75 dollari al barile e poi sarà da monitorare la tenuta dell’area supportiva a quota 72 dollari al barile, i minimi di metà dicembre. In ogni caso da inizio anno il petrolio mostra un calo di poco più del 9%, con i prezzi che si mantengono da ottobre al di sotto della media mobile a 200 giorni (linea gialla).

Gli sviluppi geopolitici continuano quindi ad influenzare il mercato petrolifero e dopo il recente annuncio inaspettato di ulteriori tagli delle esportazioni di petrolio da parte della Russia, un ulteriore elemento di complessità per l’offerta di greggio è rappresentata dalla produzione di shale statunitense che è vista in calo. Tuttavia, nonostante queste preoccupazioni le forniture di petrolio rimangono abbondanti e questo è evidenziato anche dai prezzi dell’oro nero.

Intanto, Goldman Sachs ha tagliato di 10 dollari le previsioni per il 2024 sul prezzo del Brent ora visto a 81 dollari al barile, con massimo di $ 85 a giugno.