Notizie Notizie Mondo Petrolio si infiamma con paura embargo oil Russia anche da Ue e dopo AIE. Si teme deficit strutturale

Petrolio si infiamma con paura embargo oil Russia anche da Ue e dopo AIE. Si teme deficit strutturale

21 Marzo 2022 09:54

La sfiammata dei prezzi del petrolio WTI e Brent è durata poco. In un mercato in cui la costante, in tempi di guerra è la volatilità, le quotazioni dell’oil scambiate a New York e a Londra tornano a segnare importanti rally, prezzando di nuovo la paura di uno shock petrolifero, alimentato dal fattore Russia. Per la precisione, i prezzi scontano le indiscrezioni secondo cui i governi dell’Unione europea starebbero valutando l’opzione di allinearsi alla recente decisione dell’amministrazione di Joe Biden, lanciando anche essi un embargo contro il petrolio e il gas russi.

Oggi, stando a quanto ha reso noto la Casa Bianca, è atteso un colloquio telefonico tra il presidente americano Joe Biden, il presidente francese Emmanuel Macron, il cancelliere tedesco Olaf Scholz, il presidente del Consiglio italiano Mario Draghi e il premier britannico Boris Johnson per discutere “di una risposta coordinata all’attacco immotivato e ingiustificato della Russia all’Ucraina”. Il colloquio è atteso alle 16 ora italiana.

I prezzi scontano anche l’avvertimento lanciato lo scorso venerdì dall’AIE (IEA in inglese), Agenzia internazionale dell’Energia, che ha invocato un cambio di rotta per la domanda di petrolio.

Pesa la notizia degli attacchi sferrati dai ribelli Houthi contro l’Arabia Saudita, che hanno colpito un impianto di gas naturale liquefatto, un impianto di desalinizzazione dell’acqua, un impianto di petrolio e di elettricità.

L’impianto di LNG della città portuale Yanbu è gestito da Saudi Arabian Oil Co, meglio conosciuta con il nome di Saudi Aramco.

Non ci sono ancora dettagli sui danni reali che gli attacchi, avvenuti con missili e droni, hanno provocato alle aree interessate, ma le tensioni geopolitiche tendono di norma a fare da assist alle quotazioni del greggio.

Petrolio in rally con ultimi sviluppi guerra Russia-Ucraina

Sull sfondo, non sono sicuramente di aiuto i pochi progressi che si intravedono nelle trattative tra Mosca e Kiev per il cessate il fuoco in Ucraina.

Tutt’altro: Kiev ha risposto che Mariupol non si arrenderà al nemico, dopo la richiesta russa di deporre le armi. “Deponete le vostre armi”, ha chiesto il colonnello Mikhail Mizintsev, direttore del centro di gestione di Difesa azionale della Russia – Stiamo assistendo a una catastrofe umanitaria terribile. A tutti coloro che consegneranno le loro armi garantiamo un’uscita sicura da Mariupol”.

Kiev ha risposto tuttavia con un no, con la vice premier ucraina Iryna Vereshchuk che, stando a quanto riportato dall’Ukrainska Pravda, ha ribattuto che “non ci sarà alcuna resa” e “che abbiamo già informato la controparte russa sulla questione. Invece di perdere tempo con una missiva di 8 pagine, che aprano i corridoi umanitari”.

Intanto Kiev rimane sotto assedio, con le forze russe che hanno bombardato nella notte un centro commerciale stiato nel distretto Podilskyi della capitale dell’Ucraina. Il bilancio dei bombardamenti è salito a sei morti.

Nelle ultime ore il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha avvertito che un eventuale fallimento dei negoziati per il cessate il fuoco con il presidente russo Vladimir Putin, sarebbe l’inizio della terza guerra mondiale.

Petrolio: Ue seguono Usa con embargo oil Russia?

In questo contesto Jeffrey Halley, analista senior di OANDA, spiega il trend dei prezzi con il  rischio che non si riescano a trovare altre fonti che possano compensare l’offerta russa di barili colpita dalle sanzioni.
“L’attacco degli Houthi contro il terminal energetico saudita, l’avvertimento di un deficit strutturale della produzione da parte dell’Opec, il rischio di un embargo sul petrolio russo da parte dell’Unione europea hanno scatenato il balzo dei prezzi in Asia”, ha detto Halley, avvertendo: “E se anche la guerra in Ucraina dovesse finire domani, il mondo farebbe fronte a un deficit strutturale di energia, grazie alle sanzioni contro la Russia”.

AIE: contro shock petrolifero si inizi a tagliare domanda petrolio

Lo scorso venerdì l’Agenzia internazionale dell’Energia ha diramato un piano in 10 punti per evitare il disastro di uno shock petrolifero mondiale.

“A causa dell’orribile aggressione della Russia contro l’Ucraina, il mondo potrebbe star vivendo il più grande shock dell’offerta di petrolio degli ultimi decenni, con conseguenze enormi per le nostre economie e società – ha detto il direttore esecutivo dell’agenzia Fatih Birol, nel lanciare il EIA-10 Point Plan, piano in 10 punti che si concentra su come limitare il consumo di petrolio, di benzina e carburanti vari. Si inizia a parlare seriamente della necessità che i consumatori vengano educati ad adottare un atteggiamento contro lo spreco di materie prime.

“I paesi membri dell’AIE si sono fatti già avanti per sostenere l’economia globale con un rilascio iniziale di milioni di barili di scorte di petrolio di emergenza, ma possiamo anche agire sulla domanda, per evitare il rischio di un crunch paralizzante del petrolio – ha continuato Birol, nel comunicato stampa con cui ha annunciato i provvedimenti a suo avviso necessari – Il nostro piano in 10 punti dimostra che ciò può essere possibile attraverso misure  già testate e collaudate in diversi paesi”.

La nota ha rimarcato che interventi pratici da parte dei governi e dei cittadini delle economie avanzate potrebbero garantire riduzioni significative dei consumi di petrolio nell’arco di mesi, abbassando il rischio di un importante crunch dell’offerta.

“Questi sforzi ridurrebbero la sofferenza dei rincari che i consumatori di tutto il mondo stanno patendo, limiterebbero i danni all’economia, taglierebbero le entrate che la Russia riceve con gli idrocarburi, portando la domanda di oil in un percorso più sostenibile”.

Viene ricordato che la “riduzione della domanda di petrolio non dipende solo dai governi nazionali”, visto che “diverse misure possono essere adottate direttamente da altri strati del governo – a livello statale, regionale o locale – o anche solo su base volontaria da parte di cittadini e aziende, che così possono risparmiare soldi e al contempo mostrare solidarietà al popolo dell’Ucraina”.

I benefici sarebbero innegabili:

“Se adottate in pieno dalle economie avanzate, le misure raccomandate dal nuovo piano in 10 punti dell’AIE volte a tagliare l’utilizzo del petrolio potrebbero abbassare la domanda di oil di 2,7 milioni di barili al giorno entro l’arco di quattro mesi – quantità equivalente alla domanda di oil per tutte le auto in Cina. Ciò ridurrebbe in modo significativo i potenziali sforzi, in un momento in cui una grande quantità di forniture russe potrebbero non essere più disponibili sul mercato, e mentre la stagione del picco della domanda dei mesi di luglio e agosto si sta avvicinando. Le misure – recita ancora il comunicato – avrebbero un impatto ancora maggiore se venissero adottate in parte o a pieno anche nelle economie emergenti”.

Dall’AIE ricetta taglio consumi in 10 punti

Di seguito i 10 punti della ricetta AIE:

  • Ridurre i limiti di velocità sulle autostrade di almeno 10 km all’ora. L’impatto sarebbe di un risparmio di 290.000 barili al giorno di petrolio nel caso delle macchine, e di altri 140.000 barili al giorno di petrolio necessario ai camion.
  • Lavorare da casa fino a tre giorni la settimana ove possibile. Impatto: un giorno di smart working a settimana garantirebbe un rispamio di 170.000 barili al giorno, mentre tre giorni di lavoro a casa garantirebbero un risparmio di 500.000 barili al giorno.
  • Istituire nelle città le domeniche ecologiche. Impatto: se la misura venisse varata tutte le domeniche del mese, il risparmio sarebbe di 380.000 barili al giorno; nel caso di una sola domenica ecologica al mese, sarebbe di 95.000 barili al giorno.
  • Rendere l’utilizzo dei trasporti più conveniente e incentivare la micro-mobilità, le passeggiate a piedi e in bicicletta: così il risparmio sarebbe di 330.000 barili al giorno.
  • Alternare l’accesso di macchine private alle strade nelle grandi città. Risparmio: 210.000 barili al giorno.
  • Aumentare il car sharing e adottare misure per ridurre l’utilizzo dei carburanti. Riparmio: 470.000 barili al giorno.
  • Promuovere la guida efficiente per i camion che trasportano merci e per la consegna di beni. Risparmio: 320.000 barili al giorno.
  • Utilizzare treni ad alta velocità e notturni invece degli aerei ove possibile. Risparmio: 40.000 barili al giorno.
  • Evitare i viaggi di affari in aereo laddove esistano opzioni alternative. Risparmio: 260.000 barili al giorno.
  • Rafforzare il ricorso ad auto elettriche e a veicoli più efficienti. Risparmio: 100.000 barili al giorno.

L’EIA ha specificato che gli impatti previsti sono di breve termine e presuppongono il rispetto delle disposizioni da parte delle economie avanzate, laddove fattibile e culturalmente accettabile.

“La Francia e tutti i paesi europei devono porre fine alla loro dipendenza dai conbustibili fossili, in particolare da quelli russi, il prima possibile – ha detto Barbara Pompili, ministra per la Transizione ecologica della Francia, che ha parlato nel giorno della presentazione del piano – E’ una necessità assoluta, per il clima ma anche per la nostra sovranità energetica. Il piano proposto dall’EIA offre idee interessanti, alcune delle quali sono in linea con le nostre, tese a ridurre la nostra dipendenza dal petrolio”.

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I prezzi del petrolio sono tornati a salire, con quelli del Brent e del WTI che riportano un rally superiore a +4%, avanzando rispettivamente a $112 e $109 al barile.

Dall’inizio della guerra, scattata con l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia il 24 febbraio scorso, l’elevata volatilità presente sui mercati ha portato i prezzi a volare prima fino a nuovi valori record: il Brent è balzato fino a un passo da quota $140, sulla scia della paura della possibile decisione di Putin di chiudere i rubinetti di petrolio e gas da cui è dipendente soprattutto l’Europa, e del timore, anche, degli effetti dell’embargo lanciato dagli Stati Uniti.

Le quotazioni sono poi precipitate di oltre il 20% la scorsa settimana, fino a bucare la soglia di $100. Soglia che è stata poi prontamente riagguantata già verso la fine dell’ultima settimana.