Mercati in tempi di guerra, alert Goldman Sachs: Azionario e petrolio troppo ottimisti su pace, rischio brusco risveglio
Con la guerra in Ucraina che continua e nessun risultato concreto dai negoziati tra Mosca e Kiev, la ripresa dell’azionario e il veloce ritracciamento dei prezzi del petrolio non sono stati forse eccessivi?
L’avvertimento arriva dagli strategist di Goldman Sachs, che avvertono che i prezzi attuali di diversi asset non stanno scontando più il rischio di scenari di guerra, e di conseguenza del trend dell’economia, più negativi.
Dominic Wilson e Vickie Chang, entrambi strategist di Goldman Sachs, hanno scritto in una nota che il recente balzo degli asset europeei – che hanno sovraperformato i mercati – e il dietrofront significativo dei contratti sul petrolio – il WTI e il Brent sono scesi anche fin sotto la soglia di $100 al barile, per poi riagguantarla, dopo che il Brent era balzato fino a un passo da $140 – “dimostrano come i mercati si siano rilassati in modo significativo nel valutare le implicazioni globali” dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.
Stoxx Europe 600 vicino ad azzerare perdite da sell di guerra
Il risultato è che ora gli asset sono diventati “più vulnerabili di fronte alla possibilità che i presunti progressi nelle trattative si siano smorzati o che le forniture energetiche si interrompano in modo più sostenuto”.
L’indice Stoxx Europe 600 è, di fatto, prossimo ad azzerare tutte le perdite sofferte da quando la Russia di Putin ha attaccato e invaso l’Ucraina il 24 febbraio scorso, mentre lo S&P 500 viaggia a livelli più elevati di quelli a cui aveva chiuso alla vigilia della guerra.
E non è che alla fine ci sia così tanto per cui brindare, tutt’altro.
Worst scenario di Goldman Sachs su Pil Usa ed Europa
Il worst scenario di Goldman Sachs prevede che una grave interruzione dei flussi di gas provenienti dalla Russia potrebbe tagliare il Pil europeo di 2,5 punti percentuali e ridurre il Pil Usa di 0,25 punti.
Un deterioramento del conflitto, sempre secondo gli strategist del colosso bancario Usa, farebbe scivolare inoltre l’indice S&P 500 di quasi l’8% rispetto alla chiusura della sessione di ieri, a 4.059 punti. Stime di certo non confortanti, che l’azionario non sta più mettendo in conto.
“Il nostro scenario al ribasso non è più prezzato in diversi mercati”, si legge nella nota, che ha messo in evidenza il contrasto tra l’atteggiamento sanguigno dei mercati e i rischi legati alla guerra tra la Russia e l’Ucraina: un contrasto che sembra fuori luogo se si considera che proprio nelle ultime ore gli Stati Uniti hanno avvertito che il presidente russo Vladimir Putin potrebbe arrivare a minacciare l’utilizzo delle armi nucleari nel caso in cui la resistenza ucraina si protraesse.
D’accordo con Goldman Sachs anche lo strategist di Barclays Emmanuel Cau:
“E’ probabile che siano necessari ulteriori progressi più significativi affinché la mossa a favore del risk-on venga giustificata. Anche nel caso in cui si presentasse nel breve periodo una tregua, rimarrebbe poco chiaro il momento in cui se le sanzioni contro la Russia verrebbero ritirate. Di conseguenza, l’impatto negativo sulla crescita e una inflazione più elevata si materializzerebbero ugualmente”.
Per avere un’idea del trend recente dell’azionario, basta guardare a Wall Street:
lo S&P 500 si appresta a concludere la settimana in rally del 4,2% su base settimanale, confermando la migliore settimana dal novembre del 2020; il Dow Jones è salito del 4,5%, anche in questo caso confermando la settimana migliore dal novembre del 2020, mentre il Nasdaq è balzato su base settimanale del 5,4%, e si appresta a concludere la settimana migliore dal febbraio del 2021.
In realtà i prezzi del petrolio sono tornati a infiammarsi nelle ultime ore, volando di quasi +9% nella sessione di ieri, con il Brent risalito fino aa $107 e il WTI oltre quota $104. Entrambi i contratti si apprestano tuttavia a terminare la settimana in calo di oltre il 5%.