Notizie Valute e materie prime Petrolio sui massimi da oltre due mesi con scorte Usa e uragano Beryl

Petrolio sui massimi da oltre due mesi con scorte Usa e uragano Beryl

4 Luglio 2024 16:15

Il petrolio viaggia in prossimità dei massimi da due mesi, dopo i dati in calo sulle scorte statunitensi di greggio, mentre gli operatori valutano l’impatto dell’uragano Beryl e la prosecuzione dei tagli all’offerta da parte dell’Opec+.

Petrolio sui massimi da fine aprile

Il Brent scambia a 87 dollari al barile, mentre il Wti è in area 83,5 dollari, entrambi sui massimi dalla seconda metà di aprile. Le quotazioni del greggio hanno accelerato ieri, registrando il maggior guadagno da circa una settimana (+1,3%), salendo rispettivamente a 87,3 e a 83,9 dollari.

Da inizio anno, i due benchmark evidenziano un rialzo del 13,1% (Brent) e del 16,6% (Wti). Oggi i volumi di scambio sono piuttosto ridotti, in concomitanza con la chiusura di Wall Street per il Giorno dell’Indipendenza degli Stati Uniti.

Scorte di petrolio Usa in forte diminuzione

A dare una spinta alle quotazioni nella seduta di ieri sono stati principalmente due fattori. Uno è legato al marcato calo delle scorte statunitensi di petrolio, emerso dai dati dell’Energy Information Administration.

Nell’ultima settimana, le riserve di greggio statunitensi sono diminuite di 12,2 milioni di barili, a fronte di una riduzione molto più contenuta prevista dal mercato e pari a soli 411.000 barili.

Come sottolineato dagli esperti di commodity di ING, si tratta del maggior calo settimanale da luglio 2023. Le scorte commerciali di petrolio greggio si attestano dunque a 448,5 milioni di barili, il livello più basso dal 22 marzo 2024.

Tra i prodotti raffinati, le scorte di benzina sono diminuite di 2,2 milioni di barili (consensus -636.000 barili), mentre le scorte di olio combustibile distillato sono diminuite di 1,5 milioni di barili (aspettative -395.000 barili).

L’impatto dell’uragano Beryl negli Usa

Il secondo fattore positivo per le quotazioni del petrolio nel breve termine è riconducibile all’uragano Beryl, che sta interrompendo parte della produzione petrolifera statunitense.

Aziende come Shell, BP ed Exxon Mobil stanno evacuando alcune delle loro piattaforme nel Golfo del Messico. I disagi creati dalla calamità naturale interessano all’incirca 73.000 barili al giorno di produzione petrolifera offshore federale.

Le variabili chiave che muovono il petrolio

In generale, il petrolio è salito di circa il 10% dall’inizio di giugno, grazie all’estensione dei vincoli all’offerta da parte dell’Opec+, alle aspettative di una maggiore domanda estiva, ai rischi geopolitici e al sentiment di propensione al rischio che ha spinto al rialzo anche i mercati azionari.

I guadagni avrebbero potuto anche essere più consistenti, ma sono stati parzialmente frenati dalle preoccupazioni per la domanda della Cina, il più grande importatore di greggio al mondo, che ha ridotto gli acquisti.

“Per ora, la geopolitica e le condizioni meteorologiche mantengono i prezzi del petrolio ben supportati intorno agli 80 dollari”, hanno affermato in una nota gli analisti di Citigroup. “Ci sono ragioni per credere che la forza attuale possa attenuarsi, sulla base del mercato fisico e dei segnali della domanda, anche se gli uragani devono essere monitorati attentamente”.

Da Opec+ preoccupazione per mancati tagli all’offerta

Nel tentativo di sostenere i mercati petroliferi globali, l’OPEC+ sta spingendo i propri membri che hanno violato gli accordi sulla produzione a fare ammenda.

Paesi come Iraq e Kazakistan, che fanno parte del cartello esteso agli alleati, hanno promesso ulteriori misure per compensare i mancati tagli iniziali, ma ad oggi non hanno fatto alcun passo in tale direzione.

Queste violazioni rischiano di rappresentare un ostacolo per i prezzi del greggio, compromettendo le entrate degli altri Paesi, come l’Arabia Saudita, che già nell’ultima riunione del 2 giugno ha chiesto ai Paesi ritardatari di adeguarsi.