Petrolio, Opec e AIE tagliano outlook domanda e BP sentenzia: ‘E’ morta’. Prezzi -40% da inizio anno
Verdetto uguale dall’Opec e dall’AIE: il cartello dei paesi esportatori di petrolio e l’Agenzia internazionale dell’energia sforbiciano entrambe, nell’arco di 24 ore, le stime sulla crescita della domanda globale di petrolio.
L’AIE parla di percorso “pericoloso”, caratterizzato dall’indebolimento del sentiment di mercato e dal balzo del numero di contagi da coronavirus nel mondo. Di conseguenza, dal suo report mensile, emerge un taglio dell’outlook della domanda del 2020 a 91,7 milioni di barili al giorno, in contrazione di 8,4 milioni di barili al giorno su base annua, più della contrazione attesa in precedenza, pari a -8,1 milioni, stimata nel rapporto di agosto.
“Prevediamo che la ripresa della domanda di petrolio decelererà in modo significativo nel secondo semestre del 2020 – si legge nel report – il rallentamento economico impiegherà mesi per ribaltarsi, mentre è improbabile che alcuni settori come l’aviazione tornino ad assistere ai livelli pre-pandemia dei consumi, perfino l’anno prossimo”.
Nel caso specifico menzionato, meno voli da parte delle compagnie aeree mondiali, meno carburante per gli aerei, meno richiesta dunque di petrolio per produrre il carburante.
Nella crisi della pandemia mondiale, la contrazione dei consumi risulta globale. Si produce di meno, e servono meno materie prime per produrre.
Vede nero anche l’Opec che, nel rapporto mensile diramato ieri, ha reso noto di aver tagliato le attese sulla domanda globale di petrolio a una media di 90,2 milioni di barili al giorno, per il 2020.
La crescita è stata rivista al ribasso di 400.000 barili al giorno, rispetto alla stima del mese scorso, a conferma di una contrazione di 9,5 milioni di barili al giorno su base annua.
Entrambi i rapporti – dell’Opec e dell’AIE – arrivano in un momento di grande scoramento per gli operatori del mercato emergetico, sempre più preoccupati per l’incertezza della ripresa economica e per il crollo della domanda. C’è da dire comunque che l’Opec ha rivisto al rialzo di circa 100.000 barili al giorno la domanda di petrolio dei paesi dell’Ocse, a causa delle flessioni della domanda inferiori alle attese in tutte le aree interessate, nel corso del secondo trimestre.
L’outlook è stato rivisto invece al ribasso di 500.000 barili al giorno per i paesi non appartenenti all’Opec, a causa della performance più debole della domanda in Asia, particolarmente in India.
L’Opec ha anche rivisto al rialzo le stime sull’offerta di petrolio da parte dei paesi non Opec, nel corso dei prossimi cinque trimestri, di una media di 394.000 barili al giorno, complice la produzione di gas di scisto in Usa.
Ma c’è anche un outlook ancora più monstre: è quello firmato dal colosso petrolifero BP: nel suo scenario più bullish il gigante britannico ha infatti detto di prevedere una domanda non superiore al trend piatto per i prossimi 20 anni, complice anche la transizione energetica, che sposterà l’attenzione dai combustibili fossili verso forme di energia pulita.
Praticamente, per BP, la crescita della domanda di petrolio è morta. Stando a diverse indiscrezioni stampa, dall’outlook del gigante energetico sarebbe emerso che, probabilmente, i consumi di petrolio non torneranno mai più ai livelli pre-COVID-19, non solo per effetto della pandemia, ma anche per la presenza di fattori che si stavano manifestando già prima dell’arrivo del coronavirus.
In realtà oggi i prezzi del petrolio WTI e Brent recuperano terreno, con il Brent che riagguanta anche la soglia dei $40 al barile, dopo le vendite di ieri. Ma il bilancio da inizio anno è pessimo: sia il Brent che il WTI hanno perso il 40%.
Così Chiyoki Chen, responsabile analista presso Sunward Trading, stando a quanto riporta il sito della Cnbc: “Nei mercati petroliferi, il sentiment rimane fosco, a causa dell’outlook cupo dei produttori di petrolio sulla domanda, e anche per i nuovi casi di Covid-19 in diversi paesi, che stanno alimentano timori sul rischio di una ripresa globale di petrolio più lenta delle attese”.
Chen prevede di conseguenza che “sia il contratto Brent che quello WTI continueranno a oscillare probabilmente nel range compreso tra $35 e $40 al barile, fino a quando la domanda Usa per il riscaldamento inizierà a salire, visto che per ora la stagione di chi si è messo in viaggio in macchina per andare in vacanza – e dunque ha avuto bisogno di benzina -si è conclusa”.
Allo stesso tempo, fa notare Hiroyuki Kikukawa, general manager della divisione di ricerca preso Nissan Securities, “alcuni investitori si sono mossi per trarre vantaggio con le posizioni short, in vista della riunione dell’Opec + (paesi Opec insieme a paesi non Opec come la Russia”, in calendario nella giornata di giovedì, 17 settembre.