Petrolio, Arabia Saudita e Russia estendono i tagli
Due dei membri principali dell’Opec+, l’Arabia Saudita e la Russia hanno prolungato di altri tre mesi i tagli alla fornitura di petrolio per sostenere il mercato e mantenere i prezzi dei futures più elevati. Si tratta di una mossa più aggressiva rispetto alle aspettative degli investitori, che ha avuto un impatto immediato sull’andamento dei prezzi del petrolio. I futures wti segnano un rialzo dello 0,85% a 86 dollari per barile, mentre il Brent ha brevemente toccato i 90 dollari al barile per poi attestarsi a 89 dollari in rialzo dell’1%.
Petrolio, le mosse della Russia e l’Arabia Saudita
I sauditi, il de facto leader dell’Opec+ ha annunciato che continuerà a tagliare la produzione di 1 milione di barili al giorno fino a dicembre, secondo l’agenzia di stampa statale saudita. L’iniziativa manterrà la produzione a circa 9 milioni di barili al giorno, il livello più basso da diversi anni per un totale di sei mesi. Ricordiamo che il primo taglio alla produzione da parte del Regno è stato effettuato a luglio 2023.
Questo si aggiunge agli altri tagli volontari della produzione di greggio di 1,66 milioni di barili al giorno messi in atto da alcuni membri dell’Open fino alla fine del 2024.
Anche la Russia, parte del gruppo allargato dell’OPEC+ si è impegnata a ridurre volontariamente le esportazioni di petrolio di 500.000 barili al giorno ad agosto e di 300.000 barili al giorno a settembre. Il ministro dell’Energia russo, Alexander Novak ha dichiarato che la Russia estenderà la riduzione delle esportazioni di 300.000 barili al giorno fino alla fine di dicembre 2023 e in futuro rivedrà i tagli su base mensile.
I tagli volontari
I tagli sono descritti come volontari perché non fanno parte della politica ufficiale dell’Opec+, che esige da ogni membro non esentato, una quota determinata dal totale delle quote di produzione. Il segretario generale dell’OPEC Haitham al-Ghais ha precedentemente affermato che il ricorso alle riduzioni volontarie, al di fuori delle decisioni dell’OPEC+ non suggeriscono divisioni nelle opinioni politiche tra i membri dell’alleanza.
Il peso sulle finanze dei sauditi
L’Arabia Saudita sta affrontando un momento difficile. L’attuazione dei tagli alla produzione hanno un costo rilevante per l’economia del Regno, fortemente dipendente dal greggio. Le perdite subite dalla riduzione della produzione e dei volumi di commercializzazione potrebbero essere parzialmente compensate dagli aumenti dei prezzi di vendita di Riyadh e dei prezzi globali del petrolio che li sostengono.
Riyadh, inoltre necessità le entrate petrolifere per sostenere diversi progetti in atto, volti a diversificare la propria economia. I tagli alla produzione di greggio e il calo dei prezzi del petrolio all’inizio di quest’anno hanno portato a un rallentamento del PIL del Regno, cresciuto soltanto dell’1,1% su base annuale nel secondo trimestre del 2023, in calo rispetto al 3,8% del trimestre precedente e rispetto all’11,2% registrato nello stesso periodo dell’anno scorso.
Futures di petrolio in rialzo
Dopo essere rimasti al di sotto dei 75 dollari al barile per gran parte della prima metà dell’anno, i prezzi dei futures (Wti e Brent) sono aumentati di oltre 10 dollari al barile durante nel corso dell’estate. In seguito alla notizia i futures Wti segnano un rialzo dello 0,85% a 86 dollari per barile, mentre il Brent ha brevemente toccato i 90 dollari al barile per poi attestarsi a 89 dollari in rialzo dell’1%.
Mentre l’Agenzia internazionale per l’energia (AIE) prevede una crescente ristrettezza dell’offerta sul mercato nella seconda metà del 2023 con la ripresa della domanda in Cina, il più grande importatore di greggio al mondo.