Notizie Notizie Mondo Perché la deflazione fa paura? La view di Cathie Wood che “striglia” la Fed

Perché la deflazione fa paura? La view di Cathie Wood che “striglia” la Fed

28 Marzo 2024 09:00

Uno dei più grandi errori nella storia della politica monetaria è il rapidissimo rialzo dei tassi conclusosi l’anno scorso, le cui conseguenze si sono già manifestate nel calo dei ricavi di molte aziende. Così uno dei guro di Wall Street Cathie Wood, CEO di Ark Invest, secondo cui la Fed dovrebbe al più presto tornare sui suoi passi sui rialzi dei tassi, e cominciare a preoccuparsi della deflazione indotta dalla disruption tecnologica.

Wood ricorda “come in poco più di un anno, fino a luglio 2023, la Federal Reserve  ha sconvolto il sistema finanziario con un’impennata senza precedenti del tasso sui Fed funds: un aumento di 24 volte dallo 0,25% al 5,5%, mosse che hanno arrestato lo shock dei prezzi causato dalle interruzioni delle catene di fornitura e hanno spinto i prezzi delle materie prime  a rientrare nella tendenza deflazionistica in atto dalla Grande Crisi Finanziaria del 2008 a oggi”.

Perché la deflazione fa paura: la view di Cathie Wood

“A nostro avviso, scrive Wood, la preoccupazione dovrebbe essere la deflazione”. Perché? “La deflazione metterebbe in difficoltà le società con leva finanziaria e premierebbe quelle con liquidità” continua.

“A nostro avviso, le ramificazioni deflazionistiche dell’attuale politica della Fed stanno già emergendo attraverso i fallimenti nel settore immobiliare commerciale, sia uffici che multi-family, e potrebbero culminare in un’altra serie di fallimenti di banche regionali. Se la Fed dovesse abbassare i tassi d’interesse in risposta, le società che sacrificano la redditività a breve termine per investire e potenzialmente capitalizzare le opportunità di crescita portate dalla tecnologia dovrebbero essere le prime beneficiarie”.

 Ora il vero rischio è la deflazione, anche a causa dell’incremento di produttività ed efficienza che tecnologie come l’IA dovrebbero portare.

Le aziende sembrano perdere pricing power, a scapito dei margini di profitto, dice Wood che snocciola qualche numero. “Secondo i dati di Bloomberg, il margine di profitto lordo dello S&P 500 è sceso dal 34,8% in media negli ultimi cinque anni e dal 34,6% nel Q4 2022 al 33,5% nel Q4 2023”.

I ricavi di molte aziende leader a livello mondiale sono calati su base annua nel quarto trimestre. Qualche esempio?  3M (-1,8%), UPS (-7,8%), Kraft-Heinz (-7,1%), Exxon Mobil (-12,3%), Thermo Fisher (-4,9%), Home Depot (-2,9%), Cisco (-5,9%), Texas Instruments (-12,7%). In altre parole, Europa, Regno Unito, Giappone e Cina sono già in recessione o al limite della recessione, sostiene Wood.  A ciò si aggiunge il fatto che la debolezza globale del settore immobiliare commerciale colpirà probabilmente in modo sproporzionato alcuni gruppi: private equity, credito privato e altri grandi investitori che hanno fatto leva sulla ricerca di rendimento prima e durante la Covid.

Per limitare i danni ai margini, nel frattempo, dopo aver accumulato forza lavoro in seguito alla grave carenza di manodopera causata dal COVID, le aziende probabilmente cominceranno a licenziare e ridurranno il tasso di aumento dei salari, attenuando ulteriormente le preoccupazioni della Fed sull’inflazione sottostante. Di conseguenza, i consumi nominali potrebbero indebolirsi anche oltre quanto già avvenuto per abitazioni, automobili e altri acquisti di grande valore, costringendo a ulteriori tagli dei prezzi e alla compressione dei margini.

Poiché evidentemente si aspettavano di poter continuare a determinare i prezzi, le aziende non hanno mai smaltito le scorte accumulate in risposta alla carenza nel 2021-22. Di conseguenza, negli ultimi due anni e mezzo l’accumulo totale di scorte ha raggiunto il 4% del Prodotto Interno Lordo (PIL) reale, un tasso che in genere non diminuisce fino all’arrivo di una recessione.

La ricetta di Wood: taglio tassi o Intelligenza artificiale nel futuro delle aziende

“A nostro avviso – continua – questa battuta d’arresto si intensificherà fino a quando la Fed non taglierà in modo significativo i tassi di interesse e a meno che le aziende non sfruttino in modo aggressivo innovazioni come l’intelligenza artificiale, non solo per stimolare la crescita della produttività ma anche per creare nuovi prodotti e servizi”.

Sul medio-lungo termine, la fondatrice di Ark prevede così un nuovo boom economico trainato da IA, robotica e le altre piattaforme di innovazione individuate da Ark, con una crescita del 6-8% all’anno del Pil globale.